È proprio vero che gli eroi non dovrebbero invecchiare! Lo pensiamo, ad esempio, guardando al caso di Zinedine Zidane, che il prossimo 23 giugno compirà cinquant’anni. Mezzo secolo per un’icona del calcio e della Francia, la cui straordinaria carriera è stata in parte macchiata dall’espulsione nella finale dei Mondiali del 2006, in seguito alla testata con cui abbatté Materazzi, reo di avergli insultato gli affetti più cari. Quel momento di follia lasciò i Bleus in dieci, costringendolo a concludere in maniera mesta un’avventura che avrebbe meritato ben altro finale.
L’epopea di Le Roi Zizou, infatti, si esaurì dopo il torneo iridato, e vederlo uscire di scena a testa bassa, con la Coppa del mondo alle spalle e il neo incancellabile di un gesto inconsulto, ci ha profondamente rattristato. Certo, siamo stati contenti, come italiani, di vincere quei Mondiali, e di sicuro la sua assenza nella fase decisiva dei calci di rigore costituì una bella iniezione di fiducia per i nostri ragazzi. Fatto sta che avremmo preferito batterlo sul campo, confrontandoci con lui fino alla fine, come era accaduto sei anni prima in quel di Rotterdam (finale di Euro 2000), quando il magistero di Zizou aveva avuto la meglio sulla grinta e la furia agonistica degli Azzurri di Zoff, culminando nella beffa del golden gol di Trezeguet ai supplementari dopo che l’Italia era passata in vantaggio grazie a Delvecchio e aveva dominato buona parte della gara.
Tornando agli aspetti tecnici, “Le Roi” Zidane è stato il degno erede di Platini, con la sua tecnica infinita, il suo fisico possente e il suo danzare come una ballerina nonostante un’altezza notevole, cosa che lasciava senza parole Jorge Valdano e induceva molte e molti di noi a gridare al miracolo. Era, difatti, incredibile che un campione longilineo e così poco brasiliano nelle caratteristiche possedesse quell’abilità da giocoliere. Era una meraviglia per gli occhi osservarlo durante la partita, quando si esibiva in una delle sue proverbiali veroniche o illuminava la scena con una giocata che cambiava l’inerzia dell’incontro: un passaggio decisivo, un capolavoro come la semi-rovesciata di Glasgow che valse al Real Madrid la conquista della sua nona Coppa dei Campioni, le magie con cui ipnotizzò il Brasile nei quarti di finale dei Mondiali del 2006 e altre mille invenzioni che per oltre un decennio hanno attirato l’attenzione degli appassionati, dei tifosi e, spesso, anche degli avversari, increduli e felici nonostante quel funambolo costituisse per la propria squadra un autentico incubo.

Figlio di un immigrato della Piccola Kabilia, Yazid crebbe a Marsiglia, in un contesto in cui l’alternativa era fa il pallone e la delinquenza. Per fortuna, la sorte ha scelto per lui i più importanti palcoscenici globali, fornendo l’immagine di una Francia coraggiosa e multiculturale, unita nelle sue diversità, forte in campo e bellissima a vedersi, al punto che dalle tribune di Saint-Denis, sulle note ritmate del consueto incitamento “Bleu-blanc-rouge!”, pioveva un coro assai significativo: “Blac-blanc-boeur!”, sottolineando la composizione multietnica di una compagine di notevole qualità che aveva proprio nella coesione fra i suoi fuoriclasse l’arma in più con cui riuscì a issarsi sul tetto del mondo.
Zizou era poesia e intensità, temperamento e classe, ed è un peccato che in maglia bianconera non sia mai riuscito a dare il meglio durante le finali eueopee, cosa che invece gli è riuscita alla perfezione con le merengues, dove fu protagonista di un quinquennio eccezionale, corredato da numerose vittorie, anche se il ciclo “galactico” si rivelò meno esaltante di quanto sperasse il presidente Pérez.
Mezzo secolo, caro Zidane, e tanta nostalgia per quando il campionato italiano era davvero il più bello del mondo. Diciamo che in quell’estate del 2001, in cui avvenne di tutto, e purtroppo anche episodi assai più tragici e significativi del calciomercato, con l’addio di un simile portento è cominciato il nostro declino. D’accordo, con la sua cessione la Juve cambiò pelle, si rinforzò in tutti i settori e tornò a vincere, almeno in Italia, ma la fantasia, l’eleganza e l’unicità del fenomeno francese non le abbiamo più viste alle nostre latitudini. E oggi sappiamo che uno così, da noi, ci verrebbe al massimo a fine carriera. Buon compleanno, Zizou, simbolo dei nostri rimpianti!

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