Un busto al Gianicolo per ricordare Andrés Aguiar

Ex schiavo urguaiano, seguì Garibaldi in Italia e combatté al suo fianco. Fu ferito a morte il 30 giugno del 1849, mentre difendeva la Repubblica Romana. Ma una statua in suo onore non compare tra i busti che celebrano i patrioti italiani e stranieri del Risorgimento. L’attuale giunta ha la sensibilità per rimediare. Ci contiamo.
MARCO CINQUE
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Il 30 giugno 1849 il luogotenente garibaldino Andrés Aguiar fu ferito mortalmente dalle schegge di una granata francese, esplosa vicino alla basilica di Santa Maria in Trastevere e morì nell’ospedale di Santa Maria della Scala, accanto a Luciano Manara e Goffredo Mameli. Nonostante i suoi meriti e la sua storia davvero singolare, il busto di Aguiar non è però presente fra le statue e i monumenti del Gianicolo, dove sono celebrati uomini e donne di ogni età che hanno dato vita al breve capitolo della Repubblica Romana, un capitolo che produsse anche una delle Costituzioni più belle mai scritte nel corso della storia italiana e forse anche mondiale. Tra le altre cose, la Repubblica Romana ispirò anche il movimento politico fondato da Sandro Medici, in occasione delle elezioni amministrative del 2013.

Non sappiamo con certezza se il vicolo del Moro, a Trastevere, sia davvero riferito ad “Andrea il Moro”, come fu soprannominato Aguiar durante il fascismo, forse per camuffarne ambiguamente la biografia e nasconderne la vera immagine, che per i fasti del razzistissimo ventennio sarebbe stata a dir poco imbarazzante. Quindi proprio con questo nome Aguiar venne ricordato ufficialmente nel 1935, quando gli si dedicò una scalinata nel quartiere romano di Monteverde, tra via Saffi e via Poerio, la “Scalea Andrea il Moro”. Recentemente la targa è stata aggiornata ed oltre alla scritta Scalea Andrea il Moro viene riportata anche la dicitura “Andrés Aguiar, luogotenente afro-uruguaiano della Repubblica Romana (1810 – 1849)”.

La storia di Andrés Aguiar è davvero interessante, eppure ancora troppo poco nota nel panorama del Risorgimento italiano. Aguiar nacque in Uruguay sotto il marchio infamante della schiavitù, ma una volta liberato partecipò alla rivolta di Montevideo, assieme ad altri 5000 ex schiavi, contro il regime reazionario argentino che era sostenuto da una coalizione ispano-portoghese. Aguiar aderì agli ideali repubblicani, diventando poi l’inseparabile luogotenente di Giuseppe Garibaldi, accorso per sostenere gli insorti. Quando Garibaldi tornò in Italia, l’ufficiale afro-uruguaiano decise di seguirlo, diventando così una delle figure di spicco, ma anche delle più dimenticate, del Risorgimento italiano. La figura di Andrés Aguiar fece una breve apparizione nel 2012, nella miniserie televisiva Anita Garibaldi di Claudio Bonivento, quando l’ex schiavo di Montevideo venne interpretato dall’attore Thamisanqa Molepo.

Aguiar però non è stato l’unico ex schiavo africano ad avere una storia singolare ed emblematica, ci fu anche un altro personaggio, Joseph Cinque, che impersonò il protagonista di Amistad, film del 1997 diretto da Steven Spielberg. È buffo pensare che un tale emblema della resistenza antischiavista portasse lo stesso cognome di chi ora sta scrivendo questo articolo, cioè quel Sengbe Pieh, poi ribattezzato Joseph Cinque, che capeggiò la rivolta degli schiavi a bordo della nave spagnola Amistad. In memoria di Joseph Cinque è stato eretto un monumento in bronzo a New Haven, nel Connecticut. Così forse non sarebbe una cattiva idea se anche Andrés Aguiar fosse considerato degno di far parte dei combattenti che hanno dato la loro vita per liberare Roma dalla schiavitù papalina, meritando almeno un busto al Gianicolo, magari assieme a qualche riga che lo ricordi nei libri di storia nelle nostre scuole.

Monumento a Joseph Cinque, New Haven, Connecticut.

Tuttavia bisogna dire che nella memoria prevalgono per lo più le figure maschili come simbolo delle grandi rivoluzioni per i diritti civili o come personaggi famosi che hanno cambiato gli odiosi stereotipi del suprematismo bianco. Si va infatti da Nelson Mandela a Desmond Tutu, da Mohamed Ali a Jesse Owens, da Martin Luther King Jr a Malcom X, eppure ci sono anche tantissime donne che hanno lasciato impronte profonde nella storia, dovendo però combattere su due fronti: per il fatto di essere donne e per il fatto di essere nere.

Come non pensare alla mitica Nefertiti e alle tante altre regine africane: dalla regina Amanirenas che guidò le truppe kushite contro i Romani nel 27 a.C., poi la regina Amanishakheto che sconfisse l’esercito dell’imperatore Augusto, quindi Nzinga Mbande (Angola), Yaa Asantewaa (Ghana), Amina (Nigeria) e Taytu Betul (Etiopia), solo per citarne alcune tra quelle importanti ma invisibili, assenti o cancellate dalla nostra memoria. C’era persino un esercito formato esclusivamente da sole donne, le Mino (letteralmente “le nostre madri”), a cui si ispirava anche il film del 2018 Black Panther, che combatterono per difendere l’attuale Repubblica del Benin dal cancro della colonizzazione francese.

Oltre queste donne sopra citate non si tiene il conto delle altre donne importanti che si sono battute e affermate in ogni ambito, sia sociale che umano, scientifico, culturale e politico. Si va dall’attivista Sojourner Truth ad Harriet Tubman, Ida Bell Wells-Barnett, Rosa Parks, Angela Davis. Dall’astronauta  Mae Carol Jemison all’aviatrice Bessie Coleman. Dalle cantanti  Billie Holiday,  Bessie Smith, Nina Simone, Aretha Franklin alla chimica Alice Ball, alla matematica Gladys West, alla biologa Wangari Maathai, all’inventrice Patricia Bath, fino a Jane Bolin, Annie Lee Cooper, Gwendolyn Brooks, Toni Morrison, Shirley Chisholm, Marsha P. Johnson, Ngozi Adichie e tante, tantissime altre.

Per scardinare la tendenza a privilegiare in ogni campo della storia umana le figure maschili,  ci vorrà qualcosa di più di una statua o qualche riga sui testi scolastici, però nel frattempo sarebbe comunque cosa buona e giusta iniziare a non occultare la memoria di Andrés Aguiar, concedendogli quella visibilità che da sempre gli spetta, come già dallo scorso anno si sono impegnati a fare alcuni comitati e associazioni, promuovendo una raccolta fondi per finanziare il progetto “Rimettere la storia al suo posto”, progetto già inoltrato alla Sovrintendenza Capitolina e gemellato con un’altra iniziativa analoga, che si sta realizzando a Parigi, con l’idea di erigere una statua dedicata al Generale mulatto Thomas Dumas (padre del grande scrittore Alexandre) che durante la seconda mondiale venne abbattuta dall’ottusità razzista del nazismo.

Alla nuova giunta capitolina quindi l’onere e l’onore di dar seguito alla realizzazione di questo progetto, che speriamo si possa realizzare al più presto.

Immagine di copertina: Giuseppe Garibaldi a Roma, 1849. Alle sue spalle, a cavallo, Andrés Aguiar (Stampa, incisione su legno, di William Luson, 1854, British Museum)

Un busto al Gianicolo per ricordare Andrés Aguiar ultima modifica: 2022-06-21T17:29:29+02:00 da MARCO CINQUE
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