Se si dovesse definire l’amministrazione comunale di Venezia in una parola, questa sarebbe sine dubbio, grandeur, forse più come pretesa in seno ai suoi animatori che come condizione e, quale occasione migliore, della festa del Redentore per sfoderare cotante ambizioni?
Lo scorso anno la festa del Redentore era “tamponata”, forse per oscurare l’esperimento scientifico del prof. Crisanti a Vo’, quest’anno l’espressione della magnificenza del sindaco più amato d’Italia si lega alla sua tensione coercitiva ed è così che nasce il Redentore “sotto controllo” che consentirà di trasformare le 17 porzioni di fondamenta delle zone centrali (Giudecca e Riva Di San Marco per capirci) in una sorta di cella di sicurezza. Insomma, tutti in gattabuia, il progetto oculus declinato ai cittadini.
Ma, in che cosa consiste il progetto?
Per poter assistere allo spettacolo pirotecnico occorrerà – infatti – registrarsi presso una pagina del sito ufficiale del Comune di Venezia, fornendo i propri riferimenti spid, il proprio codice fiscale dal quale l’anagrafe comunale evincerà se l’utente sia residente o meno nel Comune di Venezia e, ricevuto il biglietto a mezzo email, si potrà accedere nella microzona scelta a partire dalle ore 20.00. Naturalmente, esonerati da tale processo di accreditamento risultano i cosiddetti frontisti, (residenti che abitano nelle arre individuate) e chi abbia una prenotazione in un albergo che ricada all’interno della microzona numerata selezionata.

La motivazione ufficiale per siffatta scelta è legata al bisogno di derivante dall’emergenza pandemica che – oramai – appare la pezza giustificativa per qualsivoglia intervento autoritativo, dai vertici dello Stato, abbiamo un presidente del Consiglio in regime di autocrazia e una coalizione di governo che non abbiamo votato, fino al più modesto, ma votato, The Gigio.
E, siccome le questioni pubbliche assumono da sempre in città risvolti melodrammatici ecco che al fastidioso atto autoritario della registrazione, fa riscontro la mole di personale da utilizzare (e pagare) per l’evento, magari appaltando all’esterno il servizio, nonostante i numerosi concorsi per differenti profili banditi e conclusi dall’ente.
E, quanto al tratto farsesco di questo melodramma emerge la domanda ineludibile: ma, sarà necessario registrarsi con il codice fiscale anche per andare in Galleggiante? Qui si fa fronte ai comprensibili restringimenti posti da Coraggio Italia che ha visto depauperare il proprio parterre di sottoscrittori. Non vedremo più Romani, Quagliarello e parlamentari migranti ballare compiaciuti alle battute del dj dei fucsia come nei numerosi video amatoriali che hanno spopolato lo scorso anno, ma che cosa ci sarà lecito udire? L’intramontabile inno popolare “meno male che Silvio c’è”? E, senza essere gli agiografi di Brugnaro, anche l’imminente party-messa cantata nelle sue tenute toscane con tutto il Gotha amministrativo del Comune di Venezia e relativi funzionari solerti, avrà bisogno di registrazione per l’accesso alla collina?

Tornando alle logiche lagunari, rimangono quali certezze il fatto che questo tracciamento delle persone sarà il primo passo verso il pagamento di un biglietto per assistere alla festa per eccellenza dei veneziani che sarebbe anche una festa religiosa (lo ricordo al patriarca Moraglia) e, di conseguenza, non dovrebbe essere soggetta a tali meccanismi di controllo sociale e di utile economico. Circa un ventennio fa creò scompiglio e disdoro un noto sindacato di inquilini di Campo Santa Margherita che tentò di mettere a pagamento alcuni posti a sedere in Erbaria (le veneziane careghe) per la Regata Storica, una machina popolare, senza invito: nessuno, però, chiese mai dati anagrafici e non si trattava di una festa religiosa. Forse, nella casa del nostro primo cittadino sono risuonate le eco di tale passato.

Immagine di copertina: Spazio sulla riva della Giudecca riservato ai residenti.

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