Frutti rEsistenti

Nella sede di Emergency alla Giudecca le opere di 19 artiste e artisti. Per parlare di pace
FRANCESCA BRANDES
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Grazie. È la prima parola che viene alle labbra, dopo l’inaugurazione il 6 luglio scorso della mostra rEsistenti in Emergency, alla Giudecca. Grazie alla disponibilità affettuosa di Mara Rumiz e del suo fantastico staff, al sostegno ineludibile dell’Anpi Sette Martiri (senza il cui apporto, ideale e materiale, questo progetto non avrebbe mai potuto prendere forma), all’entusiasmo fattivo, capace di superare ogni ostacolo dell’associazione rEsistenze. Tuttavia, una mostra-manifesto, una mostra che si arma con gli strumenti della cura, della condivisione di bellezza, è un’autentica scommessa, in questo caso una scommessa vinta. Vinta da tutte e tutti noi, in questa occasione benedetta di comunità. 

Opere di pace di Maria Teresa Sega

Inevitabile riflettere sulla funzione dell’espressione artistica nel periodo buio e storto che stiamo attraversando. Altrettanto inevitabile decidere che la parola, il gesto, il canto devono emergere, e per ragioni che nulla hanno a che fare con il mercato, con la propaganda, o con l’indifferenza che si cela in troppe operazioni paludate. C’entrano invece, e molto, con il desiderio di bene, il proponimento etico. rEsistenti, nelle nostre intenzioni, è stata da subito funzione del futuro. Un futuro possibile, non mera utopia, dove le opinioni potessero circolare e diventare progetti. Un giardino fiorito in un villaggio devastato, recita un bellissimo landay delle donne afghane.

Da brave giardiniere, supportate dalla rete positiva che ci ha sostenute nell’impresa, abbiamo piantato semi di affetto e bellezza, coniugando la visione che di quello spazio di libertà avevano diciannove artisti (diciotto donne e un uomo) con il desiderio di armonia, il coraggio della denuncia, la forza della riflessione.

Per questo rEsistenti è un albero che ha dato frutti prima ancora che fiori: opere realizzate site specific, o pezzi iconici ancora importanti (più che mai importanti, perché profetici); pitture, sculture, installazioni, videoarte. Se non ci fosse stata un’adesione così generosa, e numerosa, all’idea di partenza, la mostra non sarebbe stata tanto efficace. Nessuna falsa modestia, è una constatazione. Dovrebbero dirlo gli altri (pubblico e critica ci stanno confermando che il messaggio arriva), per una volta lo scriviamo noi. Perché siamo orgogliose di quanti si sono messi in gioco su questa scena, perché vogliamo ringraziare tutte e tutti, e farlo per bene.

Teodolinda Caorlin ci ha regalato il logo di rEsistenti, da una sua opera tessile di qualche anno fa: Occhi che bucano le coscienze, coinvolgono, rasserenano. La grande fiber artist Wanda Casaril ha concesso di esporre due lavori significativi per il percorso dell’intero progetto: una Mappa rossa ad indicarci la via della consapevolezza e il Giardino della pace, in cui artisti di diversa provenienza hanno contribuito ad un’opera collettiva. La fotografa Annalisa Ceolin, con le sue foto retroilluminate, dal ciclo Il paradiso brucia, ha posto il focus sull’atto che, ormai, a molte donne – dall’Iran all’Afghanistan – viene orribilmente negato, quello di leggere, di studiare. Graziella Da Gioz, con i pastelli Dopo la tempesta, ci ricorda che la violenza ha anche i connotati dell’offesa alla Natura, mentre la videoartista Elisabetta Di Sopra, nel suo Pietas, mostratutta la disperazione delle madri che attendono, sulla riva del mare,un ritorno senza speranza. Il pittore Nicola Golea, con La guerriera, offre un’immagine-simbolo, una giovane donna velata con un libro in mano; ancora due fotografe, Marina Luzzoli Maria Letizia Gabriele, raccontano in un’opera a quattro mani, Sulla strada della sposa, storie di destini e di riscatto per l’identità femminile. Katia Margolis, artista e poeta russa da molti anni in laguna, compie una sottile operazione concettuale sul concetto di peso, e di sofferenza con La moglie di Lot. Un’altra videoartista, Marica Moro, con la sua installazione Sweet Dreams, immagina una concreta vittoria delle donne, finalmente liberate dalla piaga del femminicidio.

C’è Arsine Nazarian, ceramista di origine armena, che lavora sulla persistenza della memoria e sulle diaspore della nostra vita in I semi della Terra; la pittrice e regista Serena Nono, dal canto suo, offre un ritratto esemplare di madre resistente nell’olio su tela Donna e figliGiulia Pitacco preferisce vergare una lunga striscia cangiante, trascrivendo pazientemente la tragedia di Sofocle, e la intitola Manifesto per AntigoneAnnamaria Redolfi de Zan intreccia sisal con pece e costella il suo Burka di frammenti di specchi. Luana Segato porta in mostra un libro d’artista insanguinato e pulsante, Tutte le guerre e una delle sue stoffe cucite ed assemblate, Acque, per ricordare il sopruso subito da chi l’acqua – bene comune – non l’ha a disposizione. Sarah Seidmann, fiber artist, pittrice, scultrice, mette il suo mondo in Fardelli, piccole patrie trasportabili, a parete o sviluppati in senso tridimensionale e Paola Signorelli racconta l’esodo, dal punto di vista delle donne, in oli su tela di drammatica evidenza, Quelle che vannoAntonia Trevisan realizza Vita, un olio e catrame su tela che si può definire anch’esso una mappa, un sismografo dello stato esistenziale. Ultima opera, ma solo perché in ordine alfabetico, l’Attesa di Paola Volpato, acrilico, olio e pastello su tela: lo iato tra un mondo privato della sua bellezza e l’emergere formidabile di una reminiscenza felice.

Pur nell’estrema differenziazione dei lavori – peraltro un interessante quadro dello stato dell’arte nel nostro presente – ciò che unifica il percorso della mostra è la volontà di un dialogo proficuo, la consapevolezza di un iter comune, la necessità di recare attenzione, di resistere esistendo.

rEsistenti – pensieri e opere di pace
a cura di Francesca Brandes e Maria Teresa Sega
aperta fino al 26 luglio nella sede di Emergency-Giudecca 212
tutti i giorni dalle 11 alle 18
Catalogo disponibile in mostra con offerta a Emergency

Frutti rEsistenti ultima modifica: 2022-07-15T13:13:18+02:00 da FRANCESCA BRANDES
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