Il cellulare e il telefono fisso di Emine Sevgi Özdamar, in Turchia, non smettono di squillare, oggi. Tra le chiamate anche la nostra. Per fare le nostre più calorose congratulazioni alla grande scrittrice turco-tedesca, a poche ore dal conferimento dell’ambitissimo premio letterario tedesco Georg Büchner, assegnatole dalla Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung, l’Accademia Tedesca per la Lingua e la Letteratura.
Con Emine scherziamo: “Hai brindato col raki?” “Ho bevuto birra. Volevo essere un po’ brilla per poter fare tutte le interviste di oggi. Ci sono però tanti negozi qui intorno, Karl prenderà il raki e io berrò alla tua salute, Sandra!”
Come tutte le estati, Özdamar trascorre anche questa sull’Egeo e ha appreso con stupita emozione l’attribuzione del premio:
Non si sa mai con certezza se si vince un premio o no. Lo si sente solamente dire. Nonostante gli elogi, prima che sia dichiarato, non si può mai essere sicuri. Ma questa volta … il telefono squilla, parla un uomo: ‘Ho una buona notizia per lei: ha vinto il Premio Büchner’, ecc. In questi casi rimani di stucco. È stato eccitante …
Emine ha ottenuto questo prestigioso riconoscimento grazie a chi l’apprezza da anni:
Siete i primi, devo ricordarlo. Sai, ci sono persone che mi amano da tempo. È come un cielo personale. E ora il cielo intero si sta aprendo, ma solo grazie al lavoro di questi cieli personali. Capisci? Tu fai qualcosa qui, lui fa qualcosa lì, lei fa qualcosa là … Tutto questo alla fine provoca delle fiamme. È così che va. Si comincia in piccolo. Grazie per questo!
Anche noi di ytali.com condividiamo la gioia dell’autrice. L’apprezziamo molto. Da tempo. Per questo abbiamo deciso di proporre ai nostri lettori la sua visione della città di Berlino traducendo il racconto Mein Berlin, La mia Berlino, che abbiamo pubblicato nel volume Caleidoscopio tedesco.

Non ancora tradotto in italiano il suo ultimo romanzo Ein von Schatten begrenzter Raum (Suhrkamp 2021), l’opera più matura e complessa della scrittrice, ricca di quei tratti che contraddistinguono tutto il suo lavoro. È grazie a questi elementi che le è stato conferito il premio, come è dichiarato nel sito buechnerpreis.de:
Con Emine Sevgi Özdamar, l’Accademia tedesca di lingua e letteratura rende omaggio a un’autrice eccezionale alla quale la lingua e la letteratura tedesca devono nuovi orizzonti, temi e un suono altamente poetico. Arrivata dalla Turchia nella Berlino divisa, Özdamar ha arricchito la scena letteraria in lingua tedesca per più di tre decenni con i suoi romanzi, racconti e opere teatrali, per ultimo con l’opus magnum Ein von Schatten begrenzter Raum. Mezzi stilistici letterari sconosciuti ed espressioni d’ispirazione turca caratterizzano i suoi testi multiprospettici, che, oltre a intime esperienze personali, dispiegano un ampio panorama della storia turco-tedesca – dalla Prima Guerra Mondiale all’atmosfera di rinnovamento degli anni Sessanta e Settanta fino ai giorni nostri. Il lavoro di Emine Sevgi Özdamar apre un dialogo tra lingue, culture e visioni del mondo differenti che è insieme intellettuale e poetico, a cui possiamo prendere parte con la lettura.
La ricchezza di Ein von Schatten begrenzter Raum è frutto di un lavoro particolarmente profondo di osservazione dei mondi vicini e lontani, di ascolto, di interiorizzazione e di una continua elaborazione a partire dalle esperienze dell’autrice stessa.

Attrice di teatro e di cinema, assistente e regista teatrale e scrittrice, Özdamar nasce nel 1946 a Malatya, grosso centro agricolo dell’Anatolia sudorientale. Da bambina, per motivi legati al lavoro del padre, si trasferisce con la famiglia in diverse città della Turchia, per giungere, infine, a Istanbul. Lascia il suo paese di origine nel 1965 per trovare lavoro in Germania, in fabbrica a Berlino Ovest, prima come operaia e poi come interprete. Passa un paio d’anni e rientra nella metropoli turca, frequenta l’Accademia di Arte Drammatica e partecipa attivamente al movimento di protesta degli anni Sessanta e Settanta. In seguito al colpo di stato militare del 1971 torna in Germania. Quello che può essere definito il suo “esilio intellettuale” si svolge tra la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca. La giovane lavora a Berlino Est alla Volksbühne, collabora con l’allievo di Brecht Benno Besson. Dopo la scadenza del visto, lo stesso Besson l’invita a Parigi. Successivamente, lavora in teatro in altre città francesi e tedesche, come Avignone, Bochum, Francoforte. Nomade senza una definita carta d’identità culturale, e peraltro appartenente alla “minoranza della minoranza”, quella femminile all’interno di quella turca.
Attualmente vive a Berlino, ma ogni estate la trascorre nella natia Turchia, dove si trova anche in questo momento e dove festeggerà il suo settantaseiesimo compleanno domani, il 10 agosto.
Ricambiando qui i saluti che ha mandato a tutti i colleghi, famigliari e amici e le facciamo i nostri migliori auguri!

Immagine di copertina: Emine Sevgi Özdamar tra Sandra Paoli, a sinistra nella foto, e Stefania Sbarra in occasione di un incontro a Venezia, nella cornice di Incroci di Civiltà, 6 aprile 2018. QUI per vedere il video dell’incontro.

Sono state tradotte in italiano le seguenti opere:
Al cinema con Jean Gabin, traduzione di Bice Rinaldi, La Repubblica, (consultato il 9 agosto 2022).
La lingua di mia madre, a cura di Lucia Perrone Capano, traduzione di Silvia Palermo, Palomar, Bari 2007.
Il ponte del Corno d’oro, traduzione di Umberto Gandini, Ponte alle Grazie, Milano 2010.
Il cortile nello specchio. Bicicletta sul ghiaccio, traduzione a cura di Stefania Sbarra, Cafoscarina, Venezia 2018.
Perikızı. Ein Traumspiel / Perikızı. Un sogno, traduzione di Silvia Palermo, Liguori, Napoli 2017.
La mia Berlino, traduzione di Sandra Paoli, in Caleidoscopio tedesco, a cura di Sandra Paoli, ytali, Venezia 2022, pp. 201-209.

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