Incontro con Nico Holonics, star del Berliner Ensemble

L‘ambasciatore di Germania a Roma, Viktor Elbling, ha “intervistato” online uno dei massimi interpreti di Brecht. ytali. pubblica la trascrizione della bella conversazione.
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Nico Holonics è stato l’ultimo ospite, prima dell’estate, de L’Ambasciatore incontra..., una bella iniziativa condotta in prima persona da Viktor Elbling, Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia. Sono stati incontri “a distanza” con personalità di spicco, iniziati nel 2020 in occasione della Presidenza tedesca del Consiglio UE. Nico Holonics, star del famoso Berliner Ensemble, sarà a Roma nelle vesti di Mac the Knife ne L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, nell’ambito del Romaeuropa Festival, nonché della seconda edizione della “Settimana tedesca in Italia”, dall’11 al 15 ottobre.

Abbiamo seguito con grande interesse l’incontro, trasmesso online il 28 giugno scorso, e abbiamo deciso di proporne la trascrizione, leggermente editata, ai nostri lettori, con il consenso di Holonics e dell’Ambasciata di Germania, che ringraziamo.

Va detto che il capo della sede diplomatica tedesca a Roma è un ottimo conoscitore del nostro paese, della nostra cultura, è attivo fautore del rafforzamento delle relazioni italo-tedesche, parla un perfetto italiano. Così come parla benissimo la nostra lingua anche il suo interlocutore, Nico Holonics. La conversazione si è dunque svolta in italiano e si è basata anche sulle domande degli ascoltatori, che l’Ambasciatore ha poi girato all’ospite. 

Viktor Elbling: Abbiamo qui con noi un famoso attore di teatro, Nico Holonics, star del Berliner Ensemble, conosciuto come teatro di Brecht. Brecht ha molto influenzato il teatro moderno, anche in Italia – pensiamo al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler a Milano …
Da bambino Nico Holonics canta nel coro del Gewandhaus di Lipsia con direttori famosi come Giuseppe Sinopoli e Kurt Masur, frequenta l’Accademia di Arti drammatiche Ernst Busch a Berlino, interpreta moltissime parti, dal 2017 lavora con il Berliner Ensemble.
Attualmente sta interpretando il famoso ruolo di Mackie Messer, Mac the Knife, protagonista de L’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht, che sarà messa in scena a Roma a ottobre.
Lei è originario di Lipsia. Non ha mai vissuto per lunghi periodi in Italia. Dove ha imparato così bene l’italiano?
Holonics: Non ho mai vissuto in Italia, ma ho frequentato un liceo linguistico a Lipsia, ho studiato inglese, francese e italiano a partire dalla quinta elementare. Ho avuto un bravissimo insegnante d’italiano, il professor Lenz. Parlava molto bene, faceva il suo lavoro con passione, amava l’Italia. Be’, poi le ragazze italiane hanno fatto il resto. E sì, ho avuto fidanzate italiane. Una storia molto divertente. In Italia ho fatto lunghi viaggi in Vespa, ricordo Pescara in particolare. Sulle strade dissestate bisogna sempre tenersi bene stretti alle ragazze. È stata una fase della mia vita molto simpatica e allo stesso tempo la situazione, in un certo senso, mi era molto favorevole.

Viktor Elbling: Che cosa significa essere Mackie Messer, come ci si prepara, come si è avvicinato a questo ruolo?
Holonics: È stupendo interpretare la parte di Mack the Knife. Non lo dico come attore, tutti gli attori dicono sempre che la propria parte è la più importante. Ma nel mio caso è incredibile avere la possibilità di cantare le canzoni di Kurt Weill e lavorare alla produzione del regista Barrie Kosky.

Ma la benedizione è allo stesso tempo una maledizione, perché la musica, le meravigliose canzoni di Weill sono molto difficili da cantare, richiedono un livello molto alto.

Come m’avvicino a questo ruolo? Prima abbiamo fatto solamente prove musicali, per imparare le canzoni. Abbiamo lavorato per quasi un anno solamente al pianoforte. Solo dopo siamo saliti sul palco, abbiamo lavorato molto con Barrie e a poco a poco “Das Stück ist entstanden”, è nato il pezzo.

Di grande ispirazione è stato l’atteggiamento che hanno certi personaggi famosi – penso ai Queen, a Freddie Mercury, o a Mick Jagger, seduttori che sanno lavorare la platea. Con loro mi sono avvicinato a Macheath. Il processo è durato un anno – un anno e mezzo.

Viktor Elbling e Nico Holonics

Viktor Elbling: Bisogna essere sia attori sia cantanti, e cantare è impegnativo.
Holonics: Assolutamente sì. Di solito sul palco parlo, non canto. Se si deve cantare, la recitazione è completamente diversa. È necessario “stare con l’aria”. È diverso fare il cantante e fare l’attore. Io non faccio il cantante d’opera, non sono stato formato per questo.

Viktor Elbling: Questa è un’opera ormai storica, di un passato che ha molto a che fare col ventesimo secolo, sicuramente con i grandi sentori del ventesimo secolo. Fu messa in scena per la prima volta nel 1928. Che cosa significa quest’opera per noi oggi? Perché è importante nel nostro tempo, quando a prima vista si direbbe che molte cose forse sono cambiate?
Holonics: Non sono sicuro che tante cose siano cambiate, perché quando sono sul palco ho sempre l’impressione che Brecht sia molto attuale.

Penso che la rappresentazione della Dreigroschenoper in Germania arrivi sempre con “il dito indice alzato” (Mit dem erhobenen Finger). È come se si dicesse “Guardate qui, gente, questo è bene e questo è male. Pensateci …” Per questo le scene nei paesi di lingua tedesca di solito sono troppo lunghe e morali, le canzoni sono cantate male, perché la morale, il messaggio è ritenuto più importante della bellezza di una canzone. Penso che Barrie Kosky volesse principalmente realizzare una serata selvaggia e varia a un livello musicale estremamente alto. Volevamo inventare un Mackie che ci prendesse per mano e ci accompagnasse nel suo mondo, diciamo, criminale, senza che ci si accorga. Alla fine è lui che ti ti fa piangere, per lui stesso, sulla forca, anche se in realtà il condannato merita una giusta punizione.

Penso che possiamo farlo anche perché Barrie Kosky è anche un po’ Mackie, un po’ un seduttore.

Viktor Elbling: Sarà una rappresentazione diversa da quelle già conosciute de L’Opera da tre soldi?
Holonics: Speriamo di sì. Naturalmente ci saranno anche le musiche di Weill, che sono meravigliose.

Viktor Elbling e Nico Holonics

Domanda da Luisa Marino: È stato spettatore anche di opere teatrali in Italia? Ci sono differenze tra il teatro tedesco e quello italiano?
Holonics: Questa sarà la prima volta che salirò sul palco in Italia, ma ho fatto un’esperienza analoga ad Amsterdam. Secondo me il pubblico segue, più o meno, col cuore. Questo vale sempre e il testo che mettiamo in scena è ancora attuale. Spero che il pubblico romano lo possa capire col cuore, ma non sono in grado di parlare di una differenza tra il pubblico italiano e quello tedesco. Forse ne può parlare lei, signor Ambasciatore …

Viktor Elbling: Quando mi sono preparato per venire da ambasciatore in Italia, ormai tre anni fa, ho letto molti libri. Uno riguardava, tra l’altro, la ricezione dell’arte in Italia e in Germania. Un capitolo era dedicato al tema del teatro e di Giorgio Strehler con il Piccolo Teatro di Milano, molto importante nella storia del teatro europeo. Giorgio Strehler si è orientato tantissimo avendo come riferimento il Berliner Ensemble. Quando Bertolt Brecht vide la messa in scena della Dreigroschenoper, L’Opera da tre soldi, di Giorgio Strehler a Milano nel 1947 si commosse molto. Affermò che Giorgio Strehler aveva praticamente inventato l’opera una seconda volta, fu molto felice. Come sappiamo, Bertolt Brecht era molto esigente, ma in questo caso fu molto soddisfatto. Inoltre, direi che questo episodio ha segnato un po’ anche l’inizio del teatro moderno nell’Italia del dopoguerra, che successivamente è proseguito con Dario Fo, Franca Rame, etc. Per questo c’è una connessione interessante tra le due storie del teatro, quella italiana e quella tedesca.

Domanda da Luigi Gigione: Come si diventa attori in Germania?
Holonics: Per dire la verità, da giovane non pensavo di diventare attore, ho sempre desiderato fare il pilota, ma alla visita medica della Lufthansa emerse che ero daltonico. Per questo non potei diventare pilota. A scuola avevo fatto parte di un gruppo di teatro. Mi era sempre piaciuto molto, pensai di provare a prendere la strada della recitazione. A Berlino, a Lipsia e a Rostock mi presero subito. Così decisi di diventare attore.

In Germania ci sono accademie di arti drammatiche statali, come la Ernst Busch, dove ho studiato e dove ora insegno.

Domanda da Paolo Rossi: Lei ha recitato anche davanti a una telecamera o al cinema? Qual è la differenza? È più divertente fare l’attore di teatro, per la televisione o per il cinema?
Holonics: C’è una grandissima differenza. Sul palcoscenico, in teatro, si deve parlare a voce molto, molto alta, l’espressione deve essere più visibile perché la sala è grande. La telecamera invece mostra anche i particolari, si deve recitare senza enfatizzare nulla, altrimenti tutto risulterebbe artificiale. Inoltre, il lavoro nei film dura meno. Si va sul set, si gira una scena due o tre volte e dopo si va a casa. A volte non si vedono più i colleghi che si sono incontrati sul set. A teatro, si fa un lavoro di sviluppo, anche di otto mesi o un anno. Dopo la prima si continua a lavorare al pezzo, e lo sviluppo di un pezzo è centrale. Non lo si conclude una volta per tutte, come di fronte a una telecamera.

Viktor Elbling: Lei parla di un lavoro di otto mesi, necessari per sviluppare un pezzo insieme alla compagnia. Con il covid abbiamo vissuto un periodo molto particolare, sicuramente con meno possibilità di stare insieme, di vedersi. Cosa ha significato questo per il vostro lavoro? Come si fa a preparare un pezzo così complesso in questa situazione?
Holonics: È stato un periodo molto difficile, come per tutti. Bisogna immaginare di essere l’attore protagonista di questa meravigliosa commedia, diretta da un regista fantastico. Ovviamente si fa di tutto per farne un successo. Poi, con il covid, è come sbattere contro un muro: non è possibile sapere quando ci sarà la prima, non si sa se la settimana successiva sarà concesso fare le prove … Non si possono fare previsioni, non ci si può organizzare. Si può dire che il tempo si è fermato. Fuori dal teatro noi abbiamo creato una sorta di piccolo “mondo da tre soldi”. È stato un momento molto speciale, come un sogno con cui si è in fuga dalla realtà. Certo, all’inizio ovviamente ero deluso, perché non potevo recitare alla prima a fine gennaio, come previsto. Era stata posticipata, ma poi mi sono reso conto di quanto sia stato proficuo il secondo blocco di prove, due-tre mesi dopo. Ci ha dato il tempo di cambiare la messa in scena ancora di più. Ora penso che sia stata una fortuna che i lavori siano stati prolungati di altre tre settimane, ma è stato assolutamente strano non sapere per molto tempo quando sarebbe stata la prima.

Domanda da Marco Marchetti: Come la pandemia ha influenzato la vita del teatro in Germania in generale? In Italia si è sofferto molto, anche nel mondo dell’arte e degli artisti. Gli aiuti statali sono stati piuttosto limitati in alcuni casi...
Holonics: In Germania non abbiamo potuto lavorare per quasi un anno. Era tutto chiuso, ma siamo stati fortunatissimi, perché lo Stato ci ha pagato lo stipendio.

Quando abbiamo ricominciato a lavorare, a teatro non c’era tanta gente, in sala era occupato il dieci per cento dei posti. Era triste vedere cento persone, tutte con la mascherina. Non si vedevano le loro facce, non si capiva se ridevano o se si annoiavano. Non si può dire che sia stato efficace fare arte in questo modo. Adesso che le mascherine non sono obbligatorie, speriamo di riuscire a vendere tutti i biglietti. Le cose stanno migliorando.

Viktor Elbling: Quello che sta dicendo mi ricorda che abbiamo appena inaugurato un Festival del cinema interculturale a Palermo e un Festival del cinema tedesco qui a Roma, l’anno scorso. Sentendola parlare mi è venuto in mente che sarebbe bellissimo avere anche un Festival del teatro tedesco in Italia. È uno spunto, questo, che mi porto a casa per i prossimi mesi.

Domanda da Marco Marchetti: Lei ha recitato anche in altre lingue, o un attore di teatro è necessariamente legato solo alla propria lingua? Se ha recitato in lingua straniera, com’è stata questa esperienza?
Holonics: Da cinque anni recito un monologo di Günter Grass, Die Blechtrommel, Il Tamburo di latta. L’ho imparato anche in inglese, per poterlo proporre anche in questa lingua, se andiamo a Cuba, a Londra (siamo stati a Londra). Ora sono in grado di recitarlo in inglese, ma non lo sento davvero, la recitazione per me è completamente diversa.

Recitare implica sempre un connessione tra bocca e cuore, e tra corpo e cuore. Ma non c’è la connessione tra la mia bocca e il mio cuore, se recito in inglese. In italiano potrebbe essere diverso, ma non l’abbiamo mai fatto.

Anticipo una cosa, anche se dovrebbe essere una piccola sorpresa. Quando verrò a Roma ci dovrebbe essere qualche parte anche in italiano nella Dreigroschenoper, che sto imparando. È difficile, mi sto preparando, vediamo se la sento …

Domanda da Roberto Pavesi: Ha un pezzo teatrale, un autore, un ruolo preferito?
Holonics: Direi che è una sensazione pazzesca interpretare proprio il ruolo di Mackie Messer, Mac the Knife, sullo stesso palco su cui Brecht ha messo in scena la prima mondiale. È sempre stato il mio sogno, che sono riuscito a realizzare.

Viktor Elbling: Abbiamo dichiarato il 2022 “anno della lingua tedesca in Italia” perché vogliamo promuovere il multilinguismo in Europa. Non solo il tedesco, ma anche il tedesco in Italia. Per lei, come attore di lingua tedesca, naturalmente, la lingua è molto importante. Penso sempre all’opera Mephisto di Klaus Mann. Quando chiedono al protagonista perché è rimasto in Germania durante il Terzo Reich, la dittatura, risponde, come dichiaravano tanti altri, che per lui la lingua tedesca era la base del suo lavoro, della sua vita.

Domanda da Raul Berti: Qual è il suo luogo preferito in Italia? Perché?
Holonics: È molto facile rispondere, vi faccio vedere il mio anello: il Colosseo. Il mio posto preferito è il Gianicolo, a Roma, alle 8 di mattina con un cappuccino.

Viktor Elbling: Questa mi pare un’altra dimostrazione della vicinanza dell’arte tedesca, della cultura tedesca all’Italia. Siamo davvero molto felici di questo incontro, di averla qui insieme all’Ensemble di Berlino per L’Opera da tre soldi in ottobre. Credo che sarà un grande evento.
Holonics: Mille grazie e tanti saluti a Roma!

clicca QUI per vedere il video dell’incontro

A cura di Sandra Paoli

Incontro con Nico Holonics, star del Berliner Ensemble ultima modifica: 2022-08-09T17:16:42+02:00 da YTALI
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