Meloni, Calenda e la melina sui diritti Lgbt

Azione tergiversa sui temi Lgbt, inserendo nel programma solo la promessa di una legge contro l’omotransfobia. Troppo poco per un partito che in Europa fa parte del gruppo Renew Europe, una delle formazioni più attive in materia di diritti.
YTALI
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Nozze tra persone dello stesso sesso? “La mia personale opinione è sì, ma la posizione di Azione non c’è, perché noi abbiamo dentro mondi diversi, ci sono persone che vengono da una tradizione cattolica molto radicata. Sulle questioni etiche posso dire come voterei io, ma ci sarà libertà di coscienza per le persone che sono dentro al partito”, così il 3 settembre Carlo Calenda – segretario di Azione – ha risposto durante un’intervista con il vicedirettore de La Stampa, Federico Monga.

Ecco spiegato perché nel programma di Azione non è presente alcuna menzione al matrimonio tra persone dello stesso sesso, anche detto matrimonio egualitario o “matrimonio per tutti”, espressione quest’ultima forse più calzante, usata per esempio in Francia, Germania e Svizzera. Con questo termine si indica infatti la volontà del legislatore di estendere l’istituto del matrimonio alle coppie dello stesso sesso. Si tratta di una cosa ben diversa dal creare una variante ad hoc, di serie B, come in Italia sono le unioni civili. Queste garantiscono a chi le contrae buona parte dei diritti e doveri delle coppie sposate. Ma – questa è la differenza principale – negando il matrimonio si nega l’adozione alle coppie dello stesso sesso, perché in Italia essa è concessa solo a chi è sposato. Ciò tra l’altro impedisce pure di adottare il figlio del partner. L’unione civile quindi, nonostante sia un passo avanti, perpetra una forma di discriminazione formale e sostanziale. 

Da un lato ci sono allora le “questioni etiche”, come le chiama Calenda, o “il diritto di pensarla in maniera diversa”, per usare il gergo di Giorgia Meloni, la quale crede “che un bambino abbia diritto a crescere con un padre e una madre”, una convinzione che è paraocchi e la porta a rigettare non solo l’omogenitorialità, ma anche le adozioni da parte delle persone single. Dall’altro c’è la realtà concreta delle coppie omosessuali e delle famiglie che esse costituiscono, i cui membri si vedono negare legittimità e diritti. Facendo melina su questi temi, Calenda fa dunque il gioco di Meloni.

Intanto l’Italia è l’unico paese nell’Europa occidentale a non aver esteso l’istituto del matrimonio alle coppie gay. Tale ritardo diventa ancora più pesante se lo si somma agli altri appuntamenti in materia di diritti Lgbt finora mancati dalla politica italiana.

A partire dalla legge contro l’omotransfobia. Questa è il minimo sindacale, che per fortuna anche il terzo polo guidato da Calenda ha inserito nel proprio programma, come hanno fatto pure Pd, Movimento Cinque Stelle, +Europa, Verdi e Sinistra Italiana, e Unione popolare. Le promesse della coalizione costituita da Azione e Italia Viva però si fermano qui. E pensare che in Parlamento europeo Azione fa parte del gruppo Renew Europe, una delle formazioni più attive in materia di diritti Lgbt. Il Partito democratico ha almeno avuto il coraggio di fare un miglio in più, con la proposta del matrimonio egualitario, condivisa da +Europa, Verdi e Sinistra Italiana, Movimento cinque stelle e Unione popolare. 

L’infografica realizzata da Gay.it sulle posizione dei vari partiti in materia di diritti Lgbt

A puntare in alto l’asticella sono stati però la compagine Verdi/Sinistra italiana (uniti a Possibile di Pippo Civati) e +Europa. I primi includono nel loro programma “una legge che preveda l’estensione dei diritti e doveri delle coppie eterosessuali anche a quelle dello stesso sesso”, il che vuol dire, sempre riprendendo la loro formulazione, matrimonio egualitario, ma anche accesso alle adozioni per le persone single e per le coppie dello stesso sesso, accesso ai percorsi di procreazione medicalmente assistita per donne e coppie di donne, riconoscimento di pari diritti per i figli e le figlie con genitori dello stesso sesso. Inoltre Verdi e Sinistra Italiana invocano una legge contro “i trattamenti di conversione” e un’altra che vieti gli interventi chirurgici e le procedure non necessarie dal punto di vista medico sui bambini e le bambine intersex. E la revisione della legge 164/82, che di fatto obbliga una persona transgender a sottoporsi al trattamento chirurgico di modifica dei caratteri sessuali per poter rettificare il sesso sui propri dati anagrafici. Infine, gli ecologisti e Sinistra italiana propongono l’introduzione di una norma “che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto di tutte e tutti”. 

In maniera simile, +Europa propone, oltre all’introduzione del matrimonio egualitario, l’estensione dell’adozione alle coppie sposaste o meno, anche dello stesso sesso, e alle persone single. A ciò si aggiunge: la volontà di riconoscere i figli dei partner per le coppie dello stesso sesso, l’introduzione nelle scuole di momenti d’informazione in materia di salute sessuale e relazioni affettive, lo stop alle terapie riparative, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le donne single e le coppie di donne, e il divieto di trattamenti e interventi chirurgici di normalizzazione sessuale sui bambini intersex, se non salvavita. Infine, +Europa propone anche una legge per regolare le carriere alias – la procedura che permette agli studenti transgender di cambiare nome a scuola e all’università – e una riforma della legge 164 del 1982, per consentire un procedimento più rapido per la rettificazione dei documenti delle persone transgender. Sono promesse sparate da chi sa già di perdere? Forse, ma sta di fatto che su questi temi la differenza con l’ex alleato Calenda è abissale. 

Ma è anche la dimostrazione che in Italia resta ancora molto, troppo da fare per ottenere quell’uguaglianza davanti alla legge scalfita nella costituzione. Pure una norma contro l’omotransfobia o il matrimonio egualitario – che dovrebbero essere considerati come “obiettivi minimi”, visto il ritardo che abbiamo accumulato rispetto ai nostri vicini – sembrano fuori portata. Perché le destre hanno scelto scientemente di giocare la carta del “le persone Lgbt in Italia hanno già abbastanza”, come se i diritti fossero capricci da accontentare o meno. Ma anche perché altre forze, come quella di Calenda, hanno deciso di non prendere sul serio questi temi, derubricandoli a questioni etiche, da lasciare al margine del dibattito politico, per scollarsi di dosso una scomoda zavorra. L’amara impressione è che questa volta, dopo il 25 settembre, alla comunità Lgbt italiana e i suoi alleati toccherà semplicemente saltare un giro. 

Meloni, Calenda e la melina sui diritti Lgbt ultima modifica: 2022-09-07T10:27:32+02:00 da YTALI
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