L‘opposizione di Mélenchon? Più impopolare di quella di Le Pen

Secondo alcuni sondaggi, gli elettori francesi guardano con sospetto all’opposizione radicale. In particolare gli elettori socialisti e verdi. Nel frattempo la marcia della destra lepenista verso la “normalizzazione” continua. E la possibilità di una sua elezione all’Eliseo nel 2027 appare sempre meno improbabile.
MARCO MICHIELI
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La France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon sarebbe il partito di opposizione più impopolare, secondo il sondaggio annuale realizzato da Ipsos e Sopra Steria per Le Monde, la Fondation Jean Jaurès e il CEVIPOF de Science Po. L’inchiesta cerca di comprendere quale sia lo stato della società francese e del panorama politico dopo un anno segnato da elezioni legislative che hanno redistribuito le carte del potere. Nonostante infatti la rielezione alla presidenza, Emmanuel Macron può contare solo sulla maggioranza relativa all’Assemblée Nationale.

Il giudizio sulle opposizioni è però particolarmente interessante. Solo il 24 per cento degli intervistati approva l’azione di opposizione di LFI. Al contrario, il Rassemblement Nationale (RN) di Marine Le Pen e il centrodestra de Les Républicains (LR) sono i due partiti più popolari con il 35 per cento di approvazione. Socialisti (PS), comunisti (PCF) e verdi (EELV) hanno tra il 27 e il 29 per cento dei consensi.

Per il 53 per cento dei francesi intervistati l’opposizione de LFI è infatti troppo radicale. Una distanza molto ampia rispetto al 34 per cento che ritiene RN troppo radicale. Non solo. Il 57 per cento ritiene che LFI sia pericolosa per la democrazia: era il 51 per cento nel 2020. Al contrario, RN era considerato una minaccia dal 61 per cento dei francesi nel 2020, e oggi è sceso al 54 per cento. Allo stesso modo, il 59 per cento vede LFI come un partito che fomenta la violenza, rispetto al 57 per cento di RN. Come sottolineano gli autori del rapporto, mentre RN sta gradualmente riuscendo a de-demonizzarsi, LFI sta diventando la forza più temuta dai francesi.

La ragione dipende, sempre secondo il rapporto, dalle strategie diverse che i due partiti politici hanno fatto rispetto all’opposizione al governo guidato da Elisabeth Borne, sostenuto dalla coalizione presidenziale. LFI, infatti, prediligerebbe un’opposizione “rumorosa e particolarmente radicale […] nella speranza in particolare di riconquistare le classi lavoratrici”. Per il RN, si tratta invece di “sostenere alcune proposte di legge del governo per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica e una maggiore credibilità”.

Questi percorsi divergenti si riflettono anche negli obiettivi perseguiti. A sinistra, l’obiettivo è infatti bloccare le riforme ritenute dannose per il Paese. All’estrema destra, l’idea è di approvare le misure il prima possibile. Questa divergenza è apparsa chiaramente nel rifiuto dei deputati di RN di votare la mozione di censura presentata dalla sinistra l’11 luglio scorso. Il governo di Elisabeth Borne può contare infatti solo una maggioranza di 250 deputati, sui 289 che sarebbero necessari. In Francia tuttavia non esiste un obbligo immediato per un governo per richiedere un voto di fiducia per l’insediamento. Ma il governo può correre il rischio di dover affrontare lo scoglio della mozione di censura che le opposizioni potrebbero presentare. La mozione presentata dalla coalizione Nupes – LFI, PS, EELV e PCF – è però stata approvata da soli 146 deputati, molto lontana dai 289 voti necessari per far cadere il governo. Sei deputati socialisti – quasi un quinto dell’intero gruppo – non hanno inoltre partecipato al voto.

È nei lavori parlamentari quotidiani tuttavia che le modalità di opposizione si differenziano. RN infatti non sembra essere specificamente vicino a nessun gruppo, ma nemmeno troppo lontano come LFI. Secondo Datan, il RN ha votato per il 50 per cento dei casi con il centrodestra de LR, per il 36 per cento con la Nupes e per il 31 per cento con la maggioranza presidenziale. RN può quindi essere una forza di sostegno per la sinistra quando si tratta di opporsi alle misure dell’esecutivo (come ad esempio durante i dibattiti sul decreto sulla sanità). Ma anche un alleato del governo su questioni di potere d’acquisto (il gruppo ha votato a favore del testo e si è opposto alle proposte della Nupes, come l’aumento dello SMIC, il salario minimo). 

Al contrario solo nel 16 per cento dei casi, LFI ha votato come la maggioranza presidenziale. Dati simili per il PCF, mentre i socialisti e gli ecologisti sono quelli che hanno votato più in linea con la maggioranza (nel 23 e nel 21 per cento dei casi). I socialisti inoltre a volte si sono astenuti sulle misure di bilancio.

Una differenza di opposizione che va oltre i singoli voti. Mentre l’opposizione de LFI è netta, ferma e sempre alla ricerca dell’effetto mediatico “spettacolare”, RN ha definito una strategia più moderata, anche negli atteggiamenti e nel dress code all’Assemblea Nazionale, dove la cerimonia per i cinquant’anni del Front National/Rassemblement National è stata caratterizzata da uno “spirito” di prossima futura classe dirigente e marcata dall’assenza di Jean-Marie Le Pen.

Secondo l’inchiesta di Elabe per Les Echos, questo posizionamento de La France Insoumise come opposizione troppo frontale influenza anche la popolarità del leader de LFI e della Nupes, Jean-Luc Mélenchon, che continua a perdere popolarità, con un’immagine positiva solo per il 22 per cento dei francesi. Una caduta di tre punti in un mese e di tredici punti rispetto alle elezioni presidenziali.

Una deputata LFI protesta contro il regolamento dell’Aula

Se il dato di fondo delle inchieste è che le varie stigmatizzazioni associate al RN sono diminuite notevolmente, i giudizi positivi sono aumentati in modo significativo e il partito di Le Pen è giudicato più capace di governare la Francia di molti suoi concorrenti – un quadro che pone RN in una posizione di assoluto vantaggio in vista delle elezioni presidenziali del 2027 – il dibattito sulla responsabilità di questo nuovo ruolo divide la maggioranza presidenziale e la coalizione di sinistra. 

Secondo Sandrine Rousseau, ecologista e una delle personalità più in vista della Nupes, la crescita in autorevolezza e credibilità di RN è allo stesso tempo il risultato della sua banalizzazione da parte dello schieramento di Emmanuel Macron e della demonizzazione che la sinistra e LFI hanno subito durante la campagna elettorale. La maggioranza presidenziale infatti all’indomani delle elezioni legislative non ha scartato la possibilità di dialogo parlamentare con il RN – dichiarazioni di deputati poi corrette – nonostante Macron stesso avesse impostato il secondo turno delle presidenziali come una lotta decisiva contro l’estrema destra.

Durante le elezioni legislative, una certa equivalenza tra LFI e RN sembrava essersi fatta strada nella maggioranza presidenziale. Lo slogan “né con l’estrema sinistra né con l’estrema destra” che parte dello schieramento presidenziale ha utilizzato e le molte dichiarazioni che suggerivano che la coalizione di partiti di sinistra fosse inaccettabile quanto l’estrema destra sono state giudicate erronee e improvvide non solo a sinistra.

La necessità di cercare maggioranze variabili per l’approvazione delle leggi – per quanto la coalizione di Macron possa contare sul supporto del centrodestra LR – ha infatti dei limiti, secondo Olivier Veran, il ministro per i rapporto col Parlamento. Secondo il ministro infatti il movimento di Jean-Luc Mélenchon è un partito che non appartiene all'”arco repubblicano”, proprio come il partito di Marine Le Pen. Pertanto accordi non sono possibili ma LFI come RN possono votare provvedimenti del governo, senza impegnare però il governo a trattare con le due formazioni “estreme”.

L’obiettivo politico della maggioranza presidenziale è ovviamente quello di rompere la coalizione di sinistra, visto che PS, PCF e EELV sono invece considerati dalla coalizione presidenziale come partiti che fanno parte dell’arco repubblicano e quindi formazioni con cui poter discutere in sede parlamentare.

Un obiettivo politico che ha un prezzo discutibile sotto molti punti di vista. In particolare si tratta dell’ennesimo colpo al front républicain anti-lepenista sempre più indebolito dall’appello al voto utile. Un indebolimento al quale oggi contribuisce in maniera determinante la coalizione presidenziale ma che ha ricevuto più di qualche apporto anche da LFI. Mélenchon nel 2017 non diede alcuna consegna di voto rispetto al ballottaggio tra Macron e Le Pen; e nel ballottaggio di quest’anno, per quanto abbia dichiarato la non equivalenza tra Macron e Le Pen, il suo appello al voto – “nessuno voto deve andare a Le Pen” – ha voluto essere ambiguo, come poi confermato dalla decisione del partito a favore della scheda bianca, nulla o l’astensione in occasione del secondo turno.

Le modalità di opposizione hanno però suscitato dibattito soprattuto a sinistra. Jonathan Bouchet-Petersen su Libération ha sottolineato che la Nupes e LFI non possono essere in “una campagna elettorale permanente” poiché se vogliono apparire come alternative credibili, devono trovare “il tono giusto per far sentire le loro proposte tanto quanto le loro forti proteste”. 

Quel radicalismo politico infatti che ha consentito a LFI di diventare il principale partito della sinistra, le pone anche dei limiti. Può generare “rumore mediatico”, dice Bouchet-Petersen, ma trova molti limiti nell’opinione pubblica. E può generare un problema per la coalizione stessa.

Sempre secondo i dati dell’inchiesta di Le Monde, la Fondation Jean Jaurès e il CEVIPOF de Science Po, il 51 per cento degli elettori ecologisti e il 54 per cento di quelli socialisti considerano LFI una forza politica che incita alla violenza. Per il 51 per cento degli elettori socialisti e il 43 per cento degli elettori ecologisti, il partito di Mélenchon è addirittura un pericolo per la democrazia francese. Chi è vicino al Partito Socialista e agli ecologisti favorirebbe inoltre un atteggiamento negoziale con il governo molto più di chi è vicino a LFI.

Non è una buona notizia per la coalizione guidata da Mélenchon. Anche se ad oggi il partito di governo per eccellenza della sinistra, il PS, fatica a trovare una via di mezzo elettoralmente attrattiva tra Mélenchon e Macron, che gode ancora del sostegno di una parte dell’elettorato socialista.

Il falso matrimonio tra Macron e Le Pen organizzato da LFI, fuori dall’Assemblée Nationale
L‘opposizione di Mélenchon? Più impopolare di quella di Le Pen ultima modifica: 2022-10-09T19:14:51+02:00 da MARCO MICHIELI
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