Le divisioni repubblicane sull’Ucraina mettono in difficoltà… Biden

Aumentano le tensioni nel Grand Old Party tra chi chiede aiuti più consistenti a Kiev e gli scettici, l’ex presidente Trump in testa. Differenze che potrebbero creare non pochi problemi al presidente dem per futuri piani di assistenza, qualora i democratici dovessero perdere il controllo di una delle due camere del Congresso. E agli alleati europei, dai quali i repubblicani si attendono una maggiore partecipazione militare e finanziaria alla guerra.
MARCO MICHIELI
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Qualche giorno fa il leader della minoranza repubblicana della Camera, Kevin McCarthy, ha dichiarato che l’approvazione di ulteriori aiuti per l’Ucraina sarà difficile in futuro, nel caso in cui il suo partito dovesse vincere le elezioni di metà mandato  – un risultato previsto dagli attuali sondaggi – che si terranno martedì 8 novembre
McCarthy, deputato californiano e in predicato di diventare il nuovo Speaker della Camera al posto della democratica Nancy Pelosi – forse quest’ultima in direzione dell’ambasciata americana a Roma -, ha infatti dichiarato a Punchbowl News:

Penso che la gente si troverà in una situazione di recessione e non scriverà un assegno in bianco sull’Ucraina. […] Semplicemente non lo faranno. Non è un assegno in bianco gratuito.

Anche se “l’Ucraina è importante”, ha aggiunto McCarthy, le preoccupazioni del Partito Repubblicano sul confine e su altre politiche interne hanno il loro peso.

Nonostante lo “sconcerto” dei funzionari ucraini, espresso da David Arakhamia, capo del partito del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy in parlamento – “siamo rimasti scioccati nel sentire questi commenti da McCarthy, onestamente” -, queste dichiarazioni mettono a nudo le divisioni dei repubblicani tra coloro che chiedono aiuti più consistenti all’Ucraina e una parte scettica nel continuare a sborsare miliardi di dollari per Kiev.

Queste divisioni potrebbero creare non pochi problemi al presidente democratico Joe Biden per continuare in futuro a finanziare l’afflusso di attrezzature militari statunitensi in Ucraina, qualora i democratici dovessero perdere il controllo di una delle due camere del Congresso. Già a maggio il pacchetto di quaranta miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina aveva diviso i repubblicani. Alla Camera, 57 repubblicani avevano votato no, mentre 149 avevano votato con la maggioranza democratica; al Senato, unidici repubblicani avevano votato no, mentre 39 avevano votato con i democratici. 

A novembre le cose potrebbero complicarsi. Non è chiaro infatti dove i nuovi deputati eletti potrebbero collocarsi sulla questione. Ma la dichiarazione di McCarthy, che è considerato un mediatore tra l’ala trumpiana e quella istituzionale, indica che queste posizioni stanno prendendo piede dentro il partito. E che da un punto di vista elettorale funzionano, complici anche l’inflazione che cresce, il rallentamento dell’economia e i sondaggi che indicano che sempre meno repubblicani credono che gli Stati Uniti abbiano la responsabilità di proteggere l’Ucraina.

Uno scontro interno ai repubblicani anche in vista delle presidenziali del 2024. Non è un caso che l’ex vicepresidente Mike Pence, che aspira a raccogliere la candidatura repubblicana al posto del favorito Trump, abbia risposto a McCarthy in un discorso alla Heritage Foundation che gli Stati Uniti devono invece “continuare a fornire all’Ucraina le risorse per difendersi”:

Dobbiamo continuare a esercitare la pressione economica della più potente economia del mondo sulla Russia e dobbiamo continuare a fornire la generosità, la compassione e le preghiere del popolo americano fino a quando la Russia non cederà e fino a quando la pace non sarà ristabilita.

Posizione non dissimile quella di altri esponenti dell’establishment repubblicano, favorevoli all’assistenza all’Ucraina, pur richiedendo una maggiore supervisione. Come il leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell che ha dichiarato che gli Stati Uniti devono inviare a Kiev armi migliori (e con una gittata in grado di colpire all’interno della Russia).

Alla Camera però anche i numeri due e tre dei repubblicani – il capogruppo di minoranza Steve Scalise e la presidente della conferenza Elise Stefanik – non si sono impegnati a mantenere gli aiuti se i repubblicani dovessero prendere il controllo della Camera, anche se entrambi hanno votato a favore degli aiuti in passato. Secondo i leader repubblicani alla Camera infatti meriterebbe più attenzione il ruolo della Cina nell’Indo-Pacifico:

La Cina si sta muovendo in modo molto aggressivo per costruire una flotta navale, e in questo momento la nostra flotta navale è in declino.

Una posizione che al Senato ha espresso Josh Hawley, senatore del Missouri e uno dei senatori che si oppose alla certificazione della vittoria di Joe Biden, guidando gli sforzi del Senato per rovesciare il conteggio dei voti del Collegio elettorale, e che sostiene che le elezioni presidenziali del 2020 siano state rubate. Anche Hawley, che ha votato contro gli aiuti all’Ucraina, ritiene che gli Stati Uniti dovrebbero aumentare la loro presenza militare nel Pacifico e che l’attuale flusso di aiuti fa parte del “progetto di nation-building” dell’Ucraina dell’amministrazione Biden.

Altri repubblicani che si sono opposti e che si oppongono agli aiuti all’Ucraina sostengono invece che il denaro sarebbe meglio se fosse speso in patria. Per esempio il deputato Roger Williams del Texas ha votato contro l’ultimo pacchetto di aiuti perché ritiene che così facendo si stia impoverendo le forze armate statunitensi e che quei fondi sarebbero più utili al confine meridionale, per difendere la sovranità dell’America. Anche il senatore Rand Paul del Kentucky ha sottolineato la sua opposizione a precedenti e ulteriori round di aiuti all’Ucraina, citando le inondazioni e i tornado che il suo stato ha dovuto affrontare quest’anno. Posizioni sui soldi che sarebbe meglio spendere negli Stati Uniti che sono state riprese da McCarthy.

Da ultimo il deputato Scott Perry della Pennsylvania, presidente del gruppo di destra Freedom Caucus, che riunisce politici che erano vicino al Tea Party, ha ventilato ai colleghi l’idea di gettare le basi per un’indagine sull’approccio dell’amministrazione Biden rispetto ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Secondo Axios, i commenti di Perry rispecchiano le preoccupazioni degli isolazionisti che sostengono che il desiderio occidentale di una vittoria totale dell’Ucraina potrebbe provocare il presidente russo Vladimir Putin, messo alle strette, a intraprendere azioni drastiche, compreso un attacco nucleare.

L’ex vicepresidente Mike Pence

Lo scetticismo nei confronti della guerra era già apparso in febbraio nel Partito repubblicano, in alcune componenti più estreme e in particolare nel mondo trumpiano. A marzo, Madison Cawthorn, un repubblicano della Camera che ha votato contro gli aiuti a Kiev, ha definito il leader ucraino Volodymyr Zelensky come “un delinquente” e il governo ucraino come “incredibilmente malvagio”, meno di un mese dopo l’inizio dell’invasione russa.

Le critiche però si sono intensificate con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato. A giugno, la deputata Marjorie Taylor Greene ha twittato che l’amministrazione Biden aveva dato “54 miliardi di dollari all’Ucraina in una guerra per procura con la Russia contro la volontà del popolo americano”. E aveva aggiunto che “dare all’Ucraina la possibilità di combattere contro la Russia è disgustoso, poiché la Russia avrebbe potuto essere un alleato”.

Un altro deputato molto noto nel mondo di Trump, Matt Gaetz, che come Greene aveva votato contro il pacchetto di aiuti all’Ucraina a maggio, ha ritwittato l’avvertimento di Elon Musk sulla probabilità di una guerra nucleare che, dice Musk, “sta aumentando rapidamente”. Gaetz ha aggiunto che “mantenere l’Ucraina come una mecca internazionale del riciclaggio di denaro non vale la pena”.

Anche alcuni noti esponenti dei media che hanno tenuto posizioni fortemente pro-russe durante questi mesi. È il caso della star di Fox News Tucker Carlson. Il conduttore del programma seguito da milioni di americani ha ripetutamente messo in discussione il motivo per cui la difesa dell’Ucraina è importante e ha persino chiesto perché gli Stati Uniti dovrebbero schierarsi con loro e non con Putin.

Un’altra personalità del mondo di Fox News, Laura Ingraham, ha deriso all’inizio della guerra il presidente ucraino Zelenskyy per aver cercato di mediare la pace con il presidente russo:

Abbiamo assistito a un’esibizione davvero patetica da parte del presidente ucraino Zelenskyy, oggi… in cui in russo – non gli piace parlare in russo – ma in russo, implorava essenzialmente Vladimir Putin di non invadere il suo Paese.

Una dichiarazione rilasciata durante una telefonata in diretta con l’ex presidente Donald Trump.

Candace Owens, un’altra importante commentatrice conservatrice, ha invece twittato:

Suggerisco a tutti gli americani che vogliono sapere cosa sta realmente succedendo in Russia e Ucraina, di leggere questa trascrizione del discorso di Putin. Come ho detto per mesi – la NATO (sotto la direzione degli Stati Uniti) sta violando gli accordi precedenti e si sta espandendo verso est. La colpa è nostra.

Idee simili sono state ripetute all’inizio di ottobre da Alex Jones, il teorico della cospirazione di destra e fondatore di Infowars, che ha twittato che i democratici “odiani i russi e Putin perché sono diventati più cristiani”:

La sinistra odia la Russia perché sta diventando più simile al Midwest americano. Ecco perché Hollywood e Rob Reiner hanno letteralmente un feticismo per la distruzione della Russia.

Michael Flynn – l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump che ha diffuso cospirazioni sulle elezioni del 2020 – qualche settimana fa ha invece dichiarato in un programma web di destra che Putin e il suo principale vice sono “leader coraggiosi” che cercano di fare tutto il possibile per “la protezione del loro Paese”. Anche l’ex consigliere della campagna elettorale di Trump, Steve Cortes, ha dichiarato che “non c’è alcun interesse nazionale degli Stati Uniti” nella battaglia tra Ucraina e Russia mentre il figlio di Trump, Don Jr, a ottobre, dopo l’uragano Ian, ha twittato che gli Stati Uniti dovrebbero “riportare ogni singolo floridiano nelle proprie case e tornare alla normalità prima di inviare un altro centesimo all’Ucraina”.

Tucker Carlson di Fox News

Ma è stato soprattutto l’ex presidente Donald Trump a criticare ampiamente la gestione della guerra da parte dell’amministrazione Biden. Se già a febbraio, pochi giorni prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’ex presidente aveva elogiato Putin per la mossa “molto intelligente” e “geniale” di dichiarare indipendenti le due regioni dell’Ucraina orientale, aveva successivamente condannato l’invasione russa come “una cosa orribile”, affermando che il mondo stava “assistendo a un olocausto”.

Poi l’ex presidente ha cambiato ancora posizione con l’approcciarsi delle elezioni di metà mandato. E oggi è uno dei principali sostenitori del negoziato con la Russia che, dice, gli Stati Uniti hanno “quasi costretto” a invadere l’Ucraina, commenti che sono stati ritrasmessi dalla TV di stato russa. A seguito dei danni ai gasdotti Nord Stream, ha poi dichiarato che i leader mondiali non dovevano aggravare la situazione:

Siate strategici, intelligenti (brillanti!), fate un accordo negoziato ORA. Entrambe le parti ne hanno bisogno e lo vogliono. È in gioco il mondo intero.

Poi in un discorso a Miami, Trump ha dichiarato che la sua relazione con Putin avrebbe impedito l’invasione russa dell’Ucraina a febbraio:

Non lo avrebbero mai fatto in un milione di anni – non sarebbero lì. È così triste. Quando vedo tutte queste persone uccise, deve finire. Devono negoziare un accordo. Deve finire.

Infine in uno comizio in Arizona, ha poi dichiarato che:

Con la potenziale morte di centinaia di migliaia di persone, dobbiamo chiedere l’immediata negoziazione della fine pacifica della guerra in Ucraina, o finiremo nella Terza Guerra Mondiale e non rimarrà nulla del nostro pianeta solo perché degli stupidi non ne hanno idea. […] Non capiscono davvero… con cosa hanno a che fare. Il potere del nucleare. Non hanno idea di quello che stanno facendo.

Quel che è certo è che se i repubblicani dovessero vincere le elezioni di metà mandato e ottenere la maggioranza in almeno una delle due camere del Congresso, qualche conseguenze per l’Ucraina e l’Europa vi sarebbero. Molti si attendono infatti che la nuova Camera guida repubblicana adotti comunque un approccio più equilibrato tra le varie anime del Partito repubblicano, approccio che potrebbe assumere la forma di un’approvazione dei fondi per l’Ucraina, ma con una maggiore supervisione e con dei paletti. Oppure con una spesa condizionata a un maggiore sostegno da parte di altre nazioni. E qui è la cattiva notizia per gli europei.

Come ha dichiarato a Politico infatti il deputato repubblicano del Tennessee Tim Burchett, che fa parte della Commissione Affari Esteri della Camera, “gli europei devono iniziare ad affrontare il problema nel loro cortile prima di chiederci un ulteriore coinvolgimento”. Un impegno che l’Europa alle prese con problemi economici, energetici e di stock di armi non sembra al momento in grado di poter rispettare.

L’ex presidente Donald Trump

Immagine di copertina: Kevin McCarthy

Le divisioni repubblicane sull’Ucraina mettono in difficoltà… Biden ultima modifica: 2022-10-21T18:27:49+02:00 da MARCO MICHIELI
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