Grandi progressi dell’umanità

STEFANO RIZZO
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In questi giorni tutti i giornali – non solo quelli italiani – sono pieni della straordinaria, importantissima, nuovissima scoperta fatta in un laboratorio della California che per la prima volta ha prodotto “energia pulita” dalla fusione dell’atomo di idrogeno (la storia è molto più complicata, ma noi non siamo in grado di spiegarla).
Ma, attenzione, ci sembrava di avere già letto qualcosa  del genere qualche anno fa. Eh sì, in effetti nel gennaio del 2019 in Francia era stata annunciata più o meno la stessa scoperta con la previsione di raggiungere un risultato pratico entro circa quindici anni. Stesso ottimistico annuncio nel dicembre 1993 da parte del Fusion Test Reactor di Princeton, che però parlava di un periodo di trenta-quarant’anni per realizzare la promessa di “infinita energia pulita”.

Andiamo indietro nel tempo: nel 1957 ad Amburgo un gruppo di scienziati guidati dal Nobel Werner Heisenberg annunciava una analoga “clamorosa scoperta” che sicuramente avrà risultati straordinari nei “prossimi decenni”. Stesso annuncio un ventennio dopo da parte del Lawrence Livermore Laboratory californiano, lo stesso che ha comunicato nei giorni scorsi la nuova clamorosa scoperta. Allora, si era nel 1980, si prevedevano venti-trenta anni per vederne i frutti pratici. Oggi, quarant’anni dopo, si parla di più di dieci e di meno di cinquant’anni.

Non ci permettiamo di dubitare di queste previsioni, nonostante da settant’anni a questa parte vengano spostate in avanti, un decennio dopo l’altro. Prendiamo per buona la media di trenta anni e siamo molto felici che intorno al 2050 (forse) avremo tanta energia pulita che risolverà tutti i problemi dell’umanità.

Ma intanto, di qui ad allora? Mentre gli scienziati lavorano alacremente con le loro meravigliose e costosissime macchine e ci promettono un mondo migliore tra qualche decennio, verso la metà degli anni Trenta, tra soli dieci anni, ci aspetta un altro appuntamento: la temperatura del pianeta aumenterà di uno-due gradi centigradi. È ormai sicuro dal momento che le emissioni di CO2 non diminuiranno e nonostante le annuali Conferenze sul clima con grandi assemblee di nazioni in posti esotici e promesse, raramente e solo in piccola parte mantenute, la temperatura è destinata ad aumentare con tutte le conseguenze catastrofiche che gli scienziati anche in questo caso hanno previsto da decenni: innalzamento dei livelli degli oceani, scomparsa di intere città (da Venezia a Singapore a New York), di milioni di chilometri quadrati di coste, di interi stati del Pacifico. Ulteriori conseguenze facilmente prevedibili e già parzialmente in atto: fenomeni climatici estremi, uragani devastanti, alluvioni in alcuni luoghi e siccità in altri, carestie, migrazioni epocali, e guerre per le poche risorse a disposizione e per arginare le masse di popolazioni in fuga per la sopravvivenza.

Intanto che aspettiamo con ansia e speranza che tra trenta, o forse settanta, anni siano risolti i nostri problemi energetici, dovremo quindi affrontare quelli che già ci sono e che noi stessi abbiamo creato. Ma questa non sembra la principale preoccupazione del momento. Per adesso le nazioni della terra sembrano impegnate più che altro nel “gioco” che più le appassiona da millenni: la competizione tra grandi (e piccole) potenze, le prove di forza in nome dell’identità nazionale, della propria civiltà, cultura, religione, o più semplicemente per puro gusto di sopraffazione. 

Conseguentemente, esaurito il “dividendo della pace” della fine della guerra fredda, che aveva portato a una riduzione generalizzata delle spese militari (oggi raddoppiate rispetto al 2000), è ripresa robusta la corsa agli armamenti, sempre più sofisticati, costosi e letali.

Il nuovo bombardiere Stealth B-21

Gli Stati Uniti hanno avviato la costruzione di un nuovo bombardiere stealth da duecento miliardi di dollari; la Cina ha annunciato un programma di sviluppo di armi atomiche che porterà alla parità del terrore con Russia e Stati Uniti entro il decennio; la Russia è un po’ con il fiato corto a causa della sua guerra “convenzionale” in Ucraina, ma sicuramente imparerà la lezione che ha bisogno di più armamenti e più sofisticati per contrastare la (presunta) aggressività dell’Occidente che con i suoi valori decadenti minaccia l’integrità morale del paese. I tedeschi e un po’ tutti gli europei, su pressante invito degli Stati Uniti e della Nato, hanno deciso di aumentare le proprie spese militari, nel caso della Germania massicciamente. Da anni sono ferme tutte le trattative per il disarmo o anche solo per la riduzione delle armi nucleari e convenzionali, nel mentre che si spinge per l’ulteriore militarizzazione dell’artico, dell’antartico e dello spazio intorno al pianeta. Intanto in giro per il mondo si trascinano e riesplodono i conflitti endemici di sempre: in Medio Oriente, nel subcontinente indiano, nel Caucaso, nell’Africa settentrionale e sub-sahariana, nell’estremo oriente  cinese, senza che nessuno apparentemente abbia la capacità o la volontà di fermarli.

Più armi, sempre più armi saranno necessarie nei prossimi decenni per raggiungere i nuovi scopi belligeranti delle nazioni della terra, nel mentre che le organizzazioni internazionali — l’Onu, il Wto, i vari forum, le Ong — che dovevano garantire un più pacifico ordine mondiale stanno a guardare impotenti o, come nel caso dell’Unione Europea — ed è notizia di questi giorni — si fanno comprare dai signori mediorientali del petrolio.

Insieme alla notizia della straordinaria scoperta sulla fusione nucleare il New York Times riportava in un’altra pagina il fatto che nell’anno trascorso circa trecetomila americani sono morti a causa di abuso di oppiacei, di alcol e suicidi (noi aggiungiamo altri cinquntamula per gli omicidi e le stragi), che dall’anno prossimo il governo non pagherà più i vaccini e le cure anti-Covid e che l’aspettativa di vita di un neonato nello stato del Mississippi è inferiore a quella di un neonato del Bangladesh. Gli Stati Uniti sono in genere all’avanguardia di molte cose e hanno anticipato spesso molti processi sociali. Adesso sembra che lì le cose vadano piuttosto male dal punto di vista della democrazia e della coesione sociale. In Europa le cose vanno un po’ meglio, in molte altre parti del mondo molto peggio. Ma il pianeta è uno solo e alla lunga saremo tutti nelle stesse condizioni al ribasso.

La scoperta della fusione dell’idrogeno è sicuramente molto importante, ma forse ci sarebbero altre priorità con cui riempire le pagine dei giornali.

Grandi progressi dell’umanità ultima modifica: 2022-12-14T17:22:35+01:00 da STEFANO RIZZO
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