Bre-VE ma quante imprecisioni…

Non c’è giorno che la neonata associazione che unisce proprietari di affitti brevi e property manager faccia mancare il suo comunicato stampa sui giornali locali: un martellamento ininterrotto, fatto di affermazioni discutibili, denigrazione della controparte, dati in quantità, seppur con scarsa qualità e profondità di analisi.
ALTA TENSIONE ABITATIVA
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Cari Veneziani, non sappiamo se ve ne siete accorti, ma l’anno scorso è nata una simpatica associazione di nome Bre-VE. La finalità dell’associazione, che unisce proprietari di affitti brevi e property manager, è quella di “tutelare gli interessi dei privati e delle imprese che in questi anni hanno generato un imprescindibile indotto economico…”.
Finalità perfettamente legittima.
Senonché, da qualche mese a questa parte, non c’è giorno che Bre-VE faccia mancare il suo
comunicato stampa sui giornali locali: un martellamento ininterrotto, fatto di affermazioni
discutibili, denigrazione della controparte, dati in quantità, seppur con scarsa qualità e profondità di analisi.


Nell’ennesimo comunicato (Gazzettino del 3-01-2023) sostengono che “l’equazione“ locazioni brevi=affitti residenziali alle stelle “non ha alcuna base scientifica (…) e trae linfa da obsoleta e inutile ideologia che non porta nessuna vera soluzione pratica e utile a Venezia”.
A questo punto, ci teniamo a fare qualche precisazione, perché il dibattito pubblico è serio solo se non ci si prende per il naso:

  1.  L’unica affermazione priva di base scientifica è quella di Bre-VE, per cui la trasformazione di abitazioni in affitti brevi non avrebbe alcuna ricaduta sul mercato immobiliare degli affitti brevi, ma anzi tratterrebbe residenti in città (loro, naturalmente).
    Oltre a essere del tutto controintuitiva (col ridursi del numero delle case, i prezzi non aumentano forse?) e smentita dall’esperienza quotidiana di tanti veneziani, tale affermazione è sconfessata proprio dalla ricerca scientifica (quella che Bre-VE evita con cura). Studi internazionali hanno evidenziato la correlazione tra aumento dei fitti e diffusione delle locazioni brevi in tutte le maggiori città interessate dal fenomeno (richiami in Salerno, Russo 2020); ma pure con specifico riferimento alla città di Venezia uno studio recente ha evidenziato una forte e significativa correlazione tra spopolamento e diffusione degli affitti brevi (Celata, Romano 2020). D’altra parte, il reddito assicurato dalla locazione breve a Venezia è incomparabile rispetto a quello di un affitto residenziale e, laddove tale attività è esercitata in modo professionale, come fanno gli amici di Bre-VE, assicura un guadagno netto assai superiore (De Marchi et al. 2019) e spinge i proprietari a preferire i turisti ai residenti. Si aggiungano gli ulteriori vantaggi dati dalla locazione breve (flessibilità, minor vincolo sull’immobile, riduzione dei rischi di morosità o danni, ecc.) e ben si comprende come, in assenza di vincoli, la strada per una progressiva riduzione delle locazioni residenziali sia segnata.
  2. Dire, come fa spesso Bre-VE, che lo spopolamento di Venezia inizia prima dell’avvento di Airbnb e degli affitti brevi, sventolando il solito grafico della decrescita degli abitanti, significa – nell’ipotesi migliore – non aver capito le dinamiche che hanno interessato la casa a Venezia negli ultimi Settanta anni. Certo, a nessuno piace rivestire il ruolo poco simpatico che in passato hanno avuto quei proprietari che, anche approfittando dei tanti soldi destinati al risanamento edilizio, hanno progressivamente espulso la popolazione meno abbiente (veneziani come loro), priva dei denari per far fronte all’aumento dei fitti. Ma è un fatto: i grossi proprietari che ieri cacciavano gli inquilini più poveri per sostituirli con gli impiegati, gli uffici o l’alta borghesia (anche internazionale), oggi fanno affittanza turistica su larga scala: sempre di rendita immobiliare si tratta, solo sotto una nuova forma, più moderna e accattivante, se si vuole.
  3. Una cosa giusta la dicono quelli di Bre-VE: certo non basta regolare gli affitti brevi per risolvere il problema dello spopolamento di Venezia, ma serve un set più ampio e completo di interventi e politiche pubbliche. Simpaticamente, nel comunicato stampa, riprendono alcune proposte fatte da OCIO qualche settimana fa (solo quelle che piacciono di più). Tuttavia, come non si può pretendere che le colpe siano sempre degli altri, così non si può pretendere che tutti i settori siano in qualche misura interessati o che i soldi li metta solo il pubblico (che poi siamo noi), ma invece gli affitti brevi rimangano lì a prosperare intangibili. Anche i proprietari facciano la loro parte, senza proporre pannicelli caldi (tipo regolamenti per il bon ton), ma accettando qualche forma di limitazione.

Ah, un’ultima chicca: giusto l’altro ieri è uscita l’analisi di Idealista sul mercato immobiliare.
Venezia è seconda in Italia per i prezzi dell’affitto (17,6 euro/mq), seconda solo a Milano, e registra un aumento negli ultimi dodici mesi del 17,4 per cento. Manco a dirlo, i rialzi maggiori a livello nazionale si riscontrano “nei territori a forte propensione all’affitto breve per turismo o per lavoro”.

C’è qualcos’altro da aggiungere?

Bre-VE ma quante imprecisioni… ultima modifica: 2023-01-06T17:21:00+01:00 da ALTA TENSIONE ABITATIVA
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