Circa novecento chilometri da Roma a Brindisi, attraversando quattro regioni italiane, la via Appia [Antica] era considerata la Regina Viarum, la regina delle strade. Definizione che è un’eloquente sintesi semantica del suo valore per il paesaggio italiano e, più in generale, per la storia del mondo antico. La prima strada a collegare il Tirreno all’Adriatico, crocevia culturale e commerciale dell’antica Roma. Facilitò i rapporti con la cultura greco-bizantino-anatolica.
Proprio per la sua importanza, negli scorsi giorni è stato firmato, a Roma, il Protocollo di intesa per la candidatura del sito via Appia nella lista mondiale Unesco.
L’antica strada consolare rappresenta non solo il prototipo del sistema viario romano, ma è anche un simbolo millenario delle relazioni tra le civiltà del Mediterraneo e quelle dell’Oriente e dell’Africa. La via realizzata tra la fine del IV secolo a.C. e il III secolo a.C. su input dell’influente censore Appio Claudio Cieco, aveva inizio a Porta Capena, nei pressi del Circo Massimo, per proseguire verso sud con un tracciato lineare fino a raggiungere Capua e successivamente Brindisi. L’immenso valore dell’Appia è anche dovuto agli antichi insediamenti abitativi, sepolcri, infrastrutture, luoghi di culto e scambio ad essa collegati.

La richiesta di candidatura della via Appia sarà sottoposta a una valutazione da parte del Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, sulla base di un dossier scientifico del Piano di gestione della strada, e il tutto sarà inviato a Parigi. Per favorire l’esito positivo della candidatura, il Ministero della Cultura ha già stanziato fondi per effettuare interventi di restauro e valorizzazione degli elementi architettonici e archeologici che si trovano lungo tutto il tracciato. Se la candidatura andrà in porto, la Via Appia sarà il 59esimo sito italiano della lista Unesco.
Una via che è lungo racconto che si snoda attraverso i secoli: con i suoi 2300 anni di storia mostra i segni di un passato illustre e affascinante. Dai tempi dell’antica Roma al Medioevo, passando per il Rinascimento, fino alla realizzazione del museo all’aria aperta voluto da Papa Pio IX alla metà dell’Ottocento. Lungo l’intero tracciato della Via Appia Antica si trovano molteplici testimonianze infrastrutturali, archeologiche, architettoniche, funerarie e civili che rappresentano un patrimonio culturale di eccezionale importanza al quale il Ministero della Cultura sta dedicando importanti investimenti per interventi di restauro e valorizzazione.

L’Appia esprime tutto il meglio dell’ingegneria romana. È recente notizia, grazie a una ricerca del Massachusetts Institute of Technology, che il cemento romano è capace di durare per millenni, grazie a una composizione fatta di varie forme di carbonato di calcio miscelate a caldo, in piccola parte capaci di autoripararsi nel tempo.
Per i primi quattro chilometri, la carreggiata antica non è più visibile e i monumenti principali sono raggiungibili percorrendo le moderne Viale delle Terme di Caracalla e Via di Porta San Sebastiano. Dall’incrocio con Via Ardeatina, però, all’altezza della chiesa del “Domine, quo vadis?” comincia un lungo rettilineo della strada romana eccezionalmente ben conservato e costellato di centinaia di monumenti antichi che sfilano ai bordi della carreggiata. Il fondo stradale di via Appia, nei tratti antichi meglio conservati, è caratterizzato dal basolato, ovvero dalle antiche lastre pavimentali costituite da enormi blocchi di basalto vulcanico.
È un itinerario da valorizzare, e il riconoscimento Unesco favorirebbe questo processo, e da porre anche al centro del turismo lento per rafforzare l’offerta di nuovi attrattori come i cammini e i percorsi sostenibili, fondamentali per lo sviluppo in chiave culturale delle aree interne, ma anche per la tutela del nostro patrimonio. La Regina Viarum unisce territori ricchi di uno straordinario patrimonio culturale, archeologico e paesaggistico e ha le caratteristiche per divenire uno dei più grandi cammini europei.


Immagine di copertina: Giovanni Battista Piranesi, Parte dell’antica via Appia fuori San Sebastiano, incisione acquaforte, Palazzo del Quirinale

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