La poesia sa più cose di noi. E le sa meglio. Le incontra e le sommuove in profondità. Ce le restituisce, a esser disponibili, nella sintassi del ricordo. Nelle declinazioni di sconcerto e tenerezza, di presenza e distanza, di attenzione e pudore. Sono questi alcuni degli elementi certi della voce poetica di Ezio Settembri, critico (importante il suo saggio sulla poesia di Umberto Piersanti, Il mito ritrovato) oltre che poeta e insegnante maceratese, da anni di stanza a Mantova, che al suo debutto in versi sta già raccogliendo ampi e diffusi consensi da parte di lettori attenti e qualificati, sul web e non solo.
È la sua una scrittura in versi colta e umile al tempo stesso – così è del resto l’autore – attentissima alle possibilità del dialogo intertestuale con scrittori e poeti importanti della tradizione italiana e marchigiana – dall’amato e compianto Francesco Scarabicchi a Ferruccio Benzoni, da Vasco Pratolini a Guido Garufi a Sandro Penna e altri – poeti tutti letti e studiati par coeur con lucida passione e la cui comune lezione di limpida esposizione del dato umano sia storico che autobiografico sa qui concertarsi in una compiuta rapsodia di ritratti, istanti, miraggi.
Il tutto a delineare con accorta e precisa competenza tecnica e formale – ne testimoniano la sobria e funzionale misura del verso e la costruzione severa di ogni testo – le accensioni di un teatro d’anima che si organizzano, lungo le sei sezioni del libro, come luminosa possibilità di romanzo in versi, di carattere anche famigliare oltre che antropologico e a tratti visionario.
V’è infatti nella scrittura in versi di Ezio Settembri spazio per la dimensione plurale degli accenti che il porsi di fronte alla propria storia per un uomo di quarant’anni comporta, nei termini anche di un primo e fecondo bilancio esistenziale.


Se l’opera intera è dedicata al padre e alla madre, cui si rivolgono in modo esplicito la prima e seconda sezione e le cui voci sono accolte come parte integrante del proprio dire – così come la terza ai «Fratelli» e la quarta addirittura al cognome di famiglia, nome collettivo per eccellenza, «Settembri» – nel suo finale si apre tuttavia (a inaugurare forse un nuovo ma non irrelato percorso di autoriflessione etica, oltre che poetica) l’ipotesi precisa di una indagine e di una scommessa professionali d’impegno civile e educativo. Mi riferisco alla quinta e sesta sezione, intitolate rispettivamente «Il mestiere del professore» (che accoglie anche la magnifica sequenza «La zattera», simbolo tanto di salvezza dal naufragio collettivo e intragenerazionale che si svolge attualmente sotto gli occhi di tutti, quanto di avventurosa salvifica dinamicità, un po’ alla Tom Sawyer, se ci si pensa bene, o alla Huckleberry Finn) e, appunto, «D’altra luce», dove l’attenzione torna a rivolgersi a un io che tale somma di attraversamenti esistenziali non lascia indenne certo ma semmai più consapevole e determinato, più certo dei propri mezzi anche espressivi, giocati però sempre in una luce di chiaro sapore mitico e quasi archetipico:
Sulla spiaggia di fine estate
è rimasto solo un bimbo
davanti alle onde.
Si ostina a comporre
segni sulla sabbia
prima che i ragazzi
coi bicchieri di plastica
scendano a sospendere il rito.
Sono gli esili graffi
di una lingua sconosciuta,
destinata a scomparire,
un colloquio che il mare
cancellerà con la prima burrasca.
A questa minaccia rispondono, e corrispondono, come accennato all’inizio, la poesia, questo fragile uso conoscitivo della lingua, i gesti antichi e presenti della parola, ma soprattutto la bellezza e il coraggio necessari ad accudire il colloquio con le personae della propria storia, con le atmosfere di un tempo appena trascorso e sempre presente. Questo il compito filiale e antropologico che Ezio Settembri fa suo e con sapienza ci offre in D’altra luce, fatica e amore compresi:
È scritto nel nome
il mio destino,
restituire la pace
ai poveri morti.
Se tu sapessi
il peso del foglio
prima di voltare pagina…

D’altra luce
di Ezio Settembri
Pequod edizioni, 2023
Prezzo: Euro 15,00
(Il testo qui pubblicato è la prefazione di Giancarlo Sissa a D’altra luce)




PER LEGGERE TUTTI GLI ARTICOLI
DELLA SERIE
PERCHÉ POESIA CLICCA QUI

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!