Questa XIX legislatura. Opposizioni e “gioco dell’“opa”. Il Terzo polo

ROBERTO DI GIOVAN PAOLO
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Questa XIX legislatura. Opposizioni e “gioco dell’“opa”. I 5 stelle

Il secondo partito dell’opposizione impegnato nel “gioco dell’OPA” è Azione /Italia Viva, che comunemente chiameremo Terzo Polo.  Una unione per ora di due partiti del tutto “personali”, ovvero il mini partito fondato da Carlo Calenda successivamente a quello di Matteo Renzi ma che ha indubbiamente avuto il merito (per alcuni il demerito) di “salvare” dalla tagliola dello “sbarramento” elettorale Matteo Renzi e i suoi “scissionisti” dal Pd. Nessuno ha regalato niente a nessun altro sia chiaro: Calenda aveva la necessità di dimostrare che non era solo un fenomeno locale, nel Lazio e a Roma, dove ha sfiorato il colpo grosso del ballottaggio e comunque ha superato la percentuale del Pd , partito del sindaco Gualtieri. Renzi era in fervente e attiva attesa se non di un “autobus politico” (un trend diffuso di questi tempi….) almeno di un pulmino – purché non fosse quello elettrico di Enrico Letta – per portarsi dal due-tre per cento, alla soglia per garantire non solo alla sua persona ma al suo piccolo partito personale di mostrarsi coriaceo e duro a morire, come gli avevano pronosticato (e anche augurato…) un po’ tutti: chi era stato abbandonato nel Pd, chi l’aveva sempre sopportato male nel Pd; chi l’aveva ingiuriato dal Movimento 5 Stelle con Conte, e chi invece gli imputava la caduta del governo gialloverde o il tentativo di “mangiarsi” gli ultimi centristi di Forza Italia.

Fatto sta che Matteo Renzi si è preso uno spazio; ha lasciato inaspettatamente il ruolo di front runner a Calenda sapendo anche che l’ ex ministro fa spesso “gaffe di entusiasmo” e lui s’è ritagliato la figura del “regista”  nell’ombra. Un ruolo che non gli dispiace, soprattutto se poi assume i connotati del vero protagonista, come è accaduto nel dibattito sulla fiducia a Meloni in senato, dove ha distribuito carezze e battute, colpi di fioretto e di pugnale in puro stile fiorentino da Congiura de’ Pazzi e Medici.

Ora i due, di comune accordo, hanno anche annunciato che entro l’estate 2023 nascerà il partito unico – unificazione di Azione e Italia Viva – e son già d’accordo che Calenda continuerà a fare il front runner da segretario  e presumibilmente Renzi farà il Presidente, ma potrebbe anche decidere di lasciare il passo ad una donna. E forse-nel caso- non ad una qualunque, immaginiamo.

Tutto bene dunque?  Tra loro per ora sì: passare la soglia, entrare in parlamento, avere spazio politico a cavallo tra schieramenti non è un’agibilità politica e parlamentare da poco, e nasconde bene il dispiacere di non avere raggiunto il dieci per cento agognato. La linea è presto detta: rispondere al fuoco del Pd alzando il tiro fino a far scrivere che anche il Terzo Polo avanza un’OPA sul Pd; dire qualche “sì, vediamo le carte” per essere mediaticamente e politicamente ricercati (vedi la questione giustizia-intercettazioni a fronte di Nordio) in parlamento e nei talk-show televisivi; proporre accordi alle opposizioni laddove siano in divergenza netta col Movimento 5 Stelle, indicato sia da Calenda sia da Renzi come la sentina di ogni male (soprattutto del Pd). La vicenda degli accordi per la Regione Lombardia e Regione Lazio ne sono un esempio eclatante: nel Lazio il Terzo Polo s’accorda sul candidato D’Amato che al Pd ci arrivò da ancor più a sinistra, perché così M5S sceglie un suo candidato e si mostra “inaffidabile” e capace di far perdere i progressisti nel “dopo-Zingaretti”; alla Regione Lombardia si cerca prima  invano di convincere sulla Moratti dissidente da Fontana  e scontando così il sì del movimento 5 Stelle su Maiorino. In tutti e due i casi, considerando le difficoltà post pandemia di Fontana e quelle di trovare un candidato del centrodestra nel Lazio che non si fosse già infilato in parlamento con la destra vincente, il centrosinistra nel complesso replica la scelta divisiva e-sembrerebbe ancora perdente – delle elezioni legislative del 25 settembre 2022. Dati i numeri attuali, considerato che non c’è un doppio turno ma si vince con la maggioranza relativa, il 12 febbraio sia in Lombardia sia nel Lazio, il Terzo Polo CalendianRenziano avrà buon gioco a dire che il Movimento 5 Stelle condiziona il Pd e lo costringe – salvo miracoli – a stare su un cavallo perdente in partenza come in Lombardia, oppure addirittura lo danneggia con una candidatura a parte (quella della conduttrice televisiva Rai Donatella Bianchi che significativamente manco si autosospende dal lavoro visto che si tratta della corsa di poco più di un mese senza alcuna prospettiva di vittoria) uscendo, di fatto, da una alleanza M5S che era nata con Zingaretti nella diffidenza e poi si era consolidata ai tempi del governo giallorosso guidato da Conte “riferimento progressista”.

Sul posizionamento strategico il Terzo Polo si è impadronito del “Centro” con una particolarità, almeno dall’ avvento del maggioritario nel 1994 dopo il cataclisma politico e giudiziario 1992-1994: i cattolici politicamente intesi sono quasi inesistenti e comunque poco incidenti. Sì, certo, Matteo Renzi ha cominciato la sua attività politica come giovane Dc ma lui non ha mai troppo insistito su queste possibili radici, anzi. E peraltro pochi ex Dc  riconoscono davvero radici comuni, perché non amano il suo “mix” personale di novanta per cento di tatticismo e dieci per cento di ideologia. Chi viene dalla Prima Repubblica usava altri mix, anche se la spregiudicatezza non gli mancava. Ma tutta spregiudicatezza e pochi valori di base proprio non ce la fanno nemmeno loro… E quindi per ora pare d’essere di fronte a una sorta di “Pri-Pli” unito nella lotta, dello scorso Novecento.  Con posizioni governiste o intellettualmente economiciste; con inviti al buon senso e alla deideologizzazione delle scelte e qualche ricaduta e spruzzata di … Psdi d’antan (da Saragat a Nicolazzi c’era già una certa distanza esperienziale…) quando si tratta di porre questioni di presenza o di numeri, insomma di potere reale. Ogni tanto qualche cattolico prova a proporsi per coprire un’area politica… in specie sembra stia accadendo in questo periodo di congresso Pd da cui alcuni ex Dc già in sofferenza per l’assenza di “amalgama” che sembrano in uscita … ma il piede sulla staffa del Terzo Polo sia Calenda (che viene da altre storie elitarie a sinistra ed è intellettualmente anti-dc), sia Renzi (che così facendo rimane quasi l’unico ex dc sopportato, solo in quanto capo), fanno apposta a non farlo mettere, per paura di “impiombarsi le ali” con alchimie  interne che al momento non gli servono minimamente visto che a comandare sono solo loro due.

Il Terzo Polo in questo momento è in una posizione interessante… per numeri non può certo puntare a sussumere Pd o peggio ancora Pd e Cinque stelle. Però immagina di essere una autonoma “mosca cocchiera”, autoinviatasi a tutto il centrosinistra.  Ed anche una ineludibile opposizione “intelligente”, con qualche numero che – soprattutto nelle commissioni parlamentari – potrà tornare utile o decisivo quando qualche polemica nascerà nel centrodestra ( o nel caso delle frizioni con Forza Italia, più di qualche polemichetta) e Meloni e soci  comincerà ogni tanto a confrontarsi con maggioranze che, seppure stabili, debbono fare i conti con le missioni o le malattie o le assenze (che a volte mascherano altro). E questo in commissioni dove si fanno maggioranze per due o tre voti, ha certamente il suo peso.

Tanto che in teoria al “Terzo Polo” si ascriverebbe anche una seconda OPA possibile, ovvero quella nei confronti di Forza Italia (qui può essere ostile o perfino concordata?). Il partito di Berlusconi soffre con il suo leader: invecchiamento, appannamento, sottovalutazione altrui. E se la destra non avesse vinto, avremmo notato anche qualche numero di più nel dimagrimento feroce che segna il passare del tempo dal 1994. Ma al momento, senza prospettive di una vittoria del centrosinistra e del ruolo del “centro” del centrosinistra in questa eventuale inversione di tendenza, difficile che si manifesti una tendenza “politica” ad avvicinarsi. Diverso il discorso che farebbe comodo a entrambi, ovvero a Terzo Polo e Forza Italia, di essere accomunati da battaglie politiche “deideologizzate” e di “coscienza”  ( e temporanee)  che permettano all’uno e l’altro di essere determinanti per i voti sicuri del centrodestra e per rendite di posizione nel centrosinistra.

Però questo non basterà a fare del Terzo Polo una certezza di governo dal centro del centrosinistra in vista delle prossime scadenze politiche. È vero che dappertutto la partita politica si gioca negli “swing States”, che nel maggioritario sono le contee che spostano il voto determinante degli Stati nelle presidenziali (cito non a caso un argomento di cui si discuterà molto a breve… ne riparleremo) in particolare gli USA, ma è anche vero che per far vincere una coalizione non basta proclamarsene al Centro, ma devi avere per davvero il riconoscimento da tutta la coalizione e dai suoi estremi dall’una e dall’altra parte. E se c’è una cosa su cui tutto il centrosinistra attuale concorda è che Azione e Italia Viva con Calenda e Renzi, non sono al centro della coalizione, ma sono quelli che si sono staccati da essa. Non sono per intenderci i “federatori”,  alla Romano Prodi, ma i disgregatori della coalizione, almeno alla pari di altri.

Certo, quando si è nella coalizione perdente, e  perdente male, lo spirito non è alto e gli animi non tendono all’armonia. Ma questo è anche il limite per ora insuperabile da Calenda e Renzi e che forse per ora nemmeno li interessa più di tanto. Ma la partita futura in realtà verterà su questo, a meno di non concedere cinque anni facili alla Meloni, che nel frattempo come vedremo si sposta convinta (non senza pause e gaffe dei “suoi”) verso lidi “conservatori”. Non a caso togliendo spazio direttamente a  Forza Italia (e consensi degli ultimi anni, alla Lega).

Va detto che in campo internazionale, in Europa, dove si voterà tra meno di  due anni il nostro Terzo Polo, sembra aver colto prima di altri il dinamismo e  l’aria di scontro che ha motivato anche Macron: a livello europeo non si vedrà più solo i Socialisti (per il Pd socialisti e democratici) e i Popolari, scontrarsi e accordarsi come è avvenuto in tutte le legislature del parlamento europeo dal 1979 a oggi, ma giocheranno un ruolo, se capaci di riformarsi e costringere alla disciplina i più grandi partiti sovranisti, anche i Conservatori; per l’ appunto presieduti da Giorgia Meloni. Di questo si discute poco e male in Italia, come al solito ripiegati su vicende nostrane, ma la guerra in Ucraina, l’economia che ne sortirà e gli effetti da elezione di “midterm” che le elezioni legislative europee ultimamente  hanno ed hanno avuto (si pensi al 41 per cento di Renzi, sua croce e delizia visti i fatti successivi) non dovrebbero fare sottovalutare questo aspetto. Per ora questo, Calenda e Renzi lo vedono bene.

Ma proprio per questo dovrebbero rendersi conto che sperare che la ripetizione del collasso francese del Partito socialista a favore di Macron si ripeta in Italia per il Pd (peraltro in presenza di una vena massimalista “antica” o meglio di un populismo ideologico “nuovo/vecchio” nel M5S Contiano) è davvero difficile (non impossibile però) visto che il Pd potrebbe decidere (soprattutto se vince Bonaccini rispetto a Schlein) di voler ribadire la linea di continuità della nascita, al Lingotto, fino a oggi e quindi riducendo lo spazio di manovra del Terzo Polo. Per di più in Francia avviene su uno schieramento maggioritario e un “semi presidenzialismo o presidenzialismo maggioritario alla francese, che dir si voglia. Qui siamo già, o ancora, (dipende dai punti di vista) nel proporzionale, seppure pessimamente corretto nel “Rosatellum” e con il combinato disposto della diminuzione dei parlamentari. 

In breve, la stagione rilassata per Azione e Italia Viva non durerà, io credo, molto a lungo: il congresso Pd è alle porte e la Meloni stringerà sui suoi alleati di “confine”. Quanto spazio rimarrà al Terzo Polo? Calenda essendo front runner per ora celia e non se lo domanda; Renzi si tiene in disparte e scommetto che si sta già preparando al nuovo….

Questa XIX legislatura. Opposizioni e “gioco dell’“opa”. Il Terzo polo ultima modifica: 2023-01-31T17:12:57+01:00 da ROBERTO DI GIOVAN PAOLO
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