Molti anni fa lavoravo in un settimanale che era finanziato dalla sinistra socialista e che si chiamava Dialogo Nord/Sud.
La redazione era piccola ed eravamo sempre alla ricerca di collaboratori che ci aiutassero a capire qualcosa della politica internazionale, quindi fui felice quando si presentò uno strano tipo di nome Pio d’Emilia (con la “d” minuscola, si raccomando’) che viveva nientedimeno che a Tokyo e che si offriva di scrivere sul Giappone e Sudest asiatico.
Scriveva bene, Pio. Mi ricordo di una tarda serata nella quale ero rimasto solo in redazione e mi arrivo la sua prima – o una delle prime – corrispondenze. Non ricordo di cosa parlasse ma ricordo il piacere che provai nel leggerla, tanto da strapparmi una risata.

C’era una volta il Giappone di Pio d’Emilia

Lui faceva avanti e indietro dal Giappone e per un periodo ci frequentammo a Roma – due giovani giornalisti in cerca di fortuna, entrambi curiosi e appassionati dell’Asia. Poi, come succede nella vita, ci perdemmo di vista. Io diventai corrispondente dell’Ansa da New Delhi e poi da Pechino, lui continuò con le sue collaborazioni con manifesto, Repubblica, Espresso, Messaggero dal Giappone e dal Sudest asiatico. Ci ritrovammo molti anni dopo, nel 2004 a Taiwan, dove entrambi eravamo per coprire le elezioni nelle quali fu rieletto per un secondo mandato alla presidenza Chen Shui-bian, primo leader del partito indipendentista Democratic Progressive Party (DPP).
Non ci vedevamo da anni ma ci ritrovammo subito, condividendo lavoro, scherzi e cene. Negli anni successivi lui si era innamorato della Cina, e ha soggiornato spesso nel mio appartamento di Pechino. Io ero sempre più affascinato dal Giappone, e più volte fui ospitato nella sua casa nel centro di Tokyo. Ero nella capitale giapponese per dare una mano al locale corrispondente dell’Ansa durante la crisi di Fukushima, quando Pio realizzò una copertura straordinaria dell’avvenimento, con corrispondenze brillanti e drammatiche dai luoghi del disastro, dove nessun altro aveva il coraggio di andare per timore delle radiazioni emesse dalla centrale colpita dal terremoto e dallo tsunami. In quell’eccezionale lavoro, che aprì la strada alla brillante carriera che ha poi fatto a SkyTV, Pio mise in mostra tutte le sue doti: la curiosità, la profondità, il coraggio, l’ironia e la sua profonda conoscenza del paese e della sua popolazione.
È stato un grande giornalista e, per me, un ottimo amico.
Lo ritroverò con piacere, dall’altra parte.

Immagine di copertina: Pio d’Emilia ritratto da Marco Cinque

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