Barcellona rompe con Israele

La capitale catalana rompe le relazioni con lo stato ebraico e sospende il gemellaggio con Tel Aviv. La decisione della sindaca Colau scatena polemiche internazionali in piena campagna elettorale per le municipali.
ETTORE SINISCALCHI
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[BARCELLONA]

La sindaca di Barcellona Ada Colau ha annunciato “la temporanea sospensione delle relazioni tra Barcellona e Israele”.

Ho deciso di rompere le relazioni con lo Stato di Israele e le sue istituzioni ufficiali, incluso il gemellaggio col municipio di Tel Aviv, sino a che le autorità israeliane non cessino la violenza sistematica e la violazione dei diritti umani del popolo palestinese

Mercoledì scorso, accompagnata dalla Delegata per la Giustizia globale Laura Pérez e alla presenza di rappresentanti di associazioni pro Palestina, Colau ha comunicato alla stampa di aver inviato una lettera inviata al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il cui testo si può leggere integralmente qui. Nel testo si specifica che il gesto non è rivolto contro “un popolo o una comunità né contro una religione. Continueremo a collaborare con entità palestinesi e israeliane che lavorano per la pace”. Ma “su richiesta di oltre cento associazioni e migliaia di cittadine e cittadini di Barcellona — spiega la lettera — sospendiamo temporaneamente le relazioni istituzionali con lo stato d’Israele per le reiterate lesioni dei diritti umani della popolazione palestinese e per il mancato rispetto delle risoluzioni delle Nazioni unite”.

Effettivamente, una richiesta di sospensione del gemellaggio conseguente alla campagna della piattaforma Prou Complicitat amb Israel sarebbe dovuta essere sottoposta al consiglio comunale — per un meccanismo per cui proposte di iniziativa popolare con un determinato numero di firme della cittadinanza debbono essere discusse dall’Aula comunale — ma la sindaca ha deciso di bruciare le tappe con una decisione autonoma. Che ha scatenato naturalmente immediate reazioni, scavalcando rapidamente i confini locali e nazionali.

Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Haiat, ha risposto su Twitter il giorno dopo, con un testo scritto in catalano.

La dichiarazione della sindaca di Barcellona sulla sospensione dei rapporti con lo stato di Israele e con la città di Tel Aviv è una decisione deplorevole che va totalmente contro il parere della maggioranza dei cittadini di Barcellona e dei loro rappresentanti nel Consiglio comunale. La decisione rafforza estremisti, gruppi terroristici e antisemiti, ed è contro gli interessi dei cittadini di Barcellona. Per molti anni, l’amicizia tra Israele e Barcellona si è basata su una cultura e valori condivisi. Questa dolorosa decisione non riuscirà a intaccare questa amicizia.

Sul piano interno, prima e dopo della secca risposta israeliana, le reazioni sono state anche peggiori e al plauso del settore delle associazioni pro Palestina ha fatto da contraltare un’alluvione di critiche.

La Comunità ebraica di Barcellona ha condannato l’iniziativa con un comunicato firmato dalla presidente del Consiglio, Dalia Levinshon, e dal presidente  della Comunità, Raymond Forado.

È evidente che il comune di Barcellona non ha considerato che si tratta di una città che è un esempio di convivenza, dove si difendono le libertà, si proteggono le minoranze e la cittadinanza vive in pace qualsiasi sia la sua razza, origine o religione. Vediamo con grande preoccupazione che solo di una città, di un paese, si mette in dubbio la legittimità, e si da il caso che sia Israele, l’unico paese ebraico del mondo. A nostro modo di vedere questa decisione non riguarda la politica, i diritti umani né la pace. Questo atto è definibile come un “sofisticato antisemitismo.

Il comunicato della Comunità ebraica di Barcellona

Il presidente dell’Associazione catalana Amici di Israele, Toni Florido, ha definito “xenofoba” la scelta. “È un controsenso ritenere di criticare il governo israeliano danneggiando Tel Aviv, la città più liberale è significativamente in prima fila nell’opposizione all’attuale governo”, ha aggiunto

La politica non è stata da meno, anche perché a maggio si voterà per proprio per il Comune e il clima è già da campagna elettorale, anche fra alleati. Xavier Trias, ex sindaco della città e nuovamente candidato per Junts pel Cat, la formazione di Carles Puigdemont, ha parlato di “grave errore”, mentre il candidato del Partido popular, Daniel Sirera, accusa di “seminare odio verso Israele”. Anche Esquerra republicana de Catalunya ha chiesto di “rivedere” la decisione, ricordando come il gemellaggio comprenda anche Gaza, la più popolosa città dello Stato di Palestina, e chiedendo la convocazione delle “tre parti del gemellaggio per fissare i termini di una dichiarazione comune”.

Non meglio è andata coi soci di governo. Laia Bonet, presidente del gruppo socialista e Delegata della Sindaca per le Relazioni internazionali, ha definito la decisione “un gravissimo errore”, perché Barcellona “non rompe ma unisce”. E ha attaccato la sindaca, perché “Davanti alla certezza che l’Assemblea avrebbe respinto a larga maggioranza la proposta ha deciso chiudergli la bocca e procedere a colpi di decreto dal suo ufficio”, annunciando la presentazione in Consiglio comunale di un’iniziativa per “ristabilire le relazioni con Tel Aviv e Gaza e rafforzare il ruolo di Barcellona nel Mondo”.

Anche Jaume Collboni, Primo delegato del Sindaco (corrispondente del nostro vicesindaco) e candidato socialista, ha rigettato la decisione con una lettera pubblicata sulle pagine catalane del El País, significativamente intitolata “Shalom”, señora Colau. Collboni ha definito il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, “un difensore della pace, critico della deriva dell’attuale governo” e ne ha citato una dichiarazione recente:

La democrazia non è la maggioranza che prende il controllo della minoranza, dicendole che deve pensare, come mangiare e che fare. Tel Aviv è democratica, tollerante, pluralista, rispettosa di tutte le minoranze. Lotteremo per mantenere libera Tel Aviv.
[Ron Huldai, sindaco progressista di Tel Aviv, in occasione delle recenti proteste nella città contro il governo Netanyahu]

Ricordando il significato storico del gemellaggio tra Barcellona, Tel Aviv e Gaza, malgrado le speranze di dialogo del momento della sua stipula siano oggi spente, Collboni si è impegnato a ristabilire le relazioni con Tel Aviv, “la nostra città sorella d’Israele, una capitale plurale, aperta, tollerante e progressista”.

José Luis Martínez-Almeida, il sindaco popolare di Madrid, non si è fatto sfuggire l’occasione, ha accusato Colau di antisemitismo e ha scritto al sindaco di Tel Aviv Ron Huldai per condividere “l’impegno di Madrid per la democrazia e la libertà”, proponendo la capitale spagnola per un gemellaggio.

Anche il Centro Simon Wisenthal di Los Angeles è intervenuto sulla vicenda, col direttore delle Relazioni internazionali, Shimon Samuels. “Che responsabilità ha Tel Aviv rispetto alla politica del governo?”. Per Samuels la decisione “significa la capitolazione agli incitatori all’odio del BDS (il Boycott, Divestment and Sanctions, movimento internazionale molto presente in Spagna e Catalogna — Ndr). Visto che Barcellona mantiene gemellaggi con Gaza, San Pietroburgo e Isfashán in Iran, per Samuels “sembra chiaro che il governo di Barcellona ha scelto di essere complice di città dirette da terroristi, guerrafondai, autocrati e ayatollah che brutalizzano le donne e le minoranze”.

In Spagna la questione palestinese è sempre presente e diffuso è il movimento in appoggio della lotta del popolo palestinese. Grande protagonismo, anche se non esaurisce certo il campo, ha il BDS, in spagnolo Boicot, Desinversiones y Sanciones, che trasferisce — in un sillogismo storico-politico molto discusso — al contesto israelo-palestinese metodiche e parole d’ordine della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. In Catalogna la piattaforma Prou complicitat amb Israel (Basta complicità con Israele), promotrice della raccolta di firme, è molto attiva ma le iniziative vengono anche dall’alto. Dal 2018 il governo spagnolo ha sospeso la vendita di armi a Israele e nel 2021 definì i bombardamenti di Gaza “barbari e disumani”. Amministrazioni locali partecipano in diverse forme a iniziative contro l’occupazione israeliana.

Lo scorso 20 ottobre, in una discussa sentenza, il Tribunale supremo ha vietato i boicottaggi istituzionali contro Israele perché discriminatori, come aveva già fatto la Francia. Interpellata per una sentenza che non impedì la dichiarazione di “zona commerciale libera dall’apartheid israeliana” in un paese della Cantabria, la “Cassazione” spagnola stabilì che “la restrizione al commercio nelle istituzioni pubbliche sulla base dell’origine dei beni è una discriminazione contro terzi che costituisce una violazione dei diritti fondamentali”.

Si stenta a capire perché Colau abbia scelto di infilarsi in questa difficile situazione che, in piena campagna elettorale, rischia di risolversi in un boomerang. La Sindaca non sembra aver valutato bene le possibili conseguenze. Il legame tra Barcellona e Tel Aviv è effettivamente consolidato, come quello con la cultura ebraica, le cui tracce sono presenti in tutta la Catalogna e nella città, nella toponomastica e nella cultura. Nel basket hanno giocato campioni israeliani, gli scambi e le tournée amichevoli sono tradizionali, la Comunità ebraica locale è perfettamente inserita. Se ufficialmente, secondo i dati del Congresso ebraico, gli ebrei in Spagna sono 13 mila, si calcola che siano in realtà circa 45 mila. Spesso cittadini britannici, francesi o tedeschi, particolarmente concentrati in Catalogna e nelle isole Baleari. Solo in Catalogna, i cittadini israeliani, tra ebrei con doppia nazionalità e stranieri residenti, sono circa ottomila.

Barcellona, inoltre, è una città nel cuore di molti israeliani, e molto amata a Tel Aviv. La campagna contro il gemellaggio tra le città è stata seguita dal quotidiano Yedioth Ahronot, il più diffuso in lingua ebraica e spesso il quotidiano più letto in assoluto in Israele, con sede a Tel Aviv. Scrive con continuità di Barcellona, a partire dalla squadra di calcio, e ha anche un’edizione in spagnolo. Nel suo inserto settimanale ha dedicato tre pagine alla campagna di boicottaggio del gemellaggio esprimendo grande preoccupazione e dispiacere. Tel Aviv è un simbolo per gli israeliani e il legame con Barcellona e Gaza è un simbolo per i cittadini di Tel Aviv. La sua rottura rappresenta una sconfitta anche per i movimenti israeliani che si oppongono alle occupazioni dei territori palestinesi, oltre che al governo di Benjamin Netanyahu.

L’iniziativa di Colau è, non solo politicamente, discutibile. Strappare al consiglio comunale il vaglio di una proposta popolare e imporlo per decreto lo è anche democraticamente. Una proposta politicamente debole, che si spiega probabilmente come segnale a una parte di elettorato movimentista che tende all’astensione nella prossima contesa elettorale, ma che riporta all’attenzione limiti politici che persistono nella figura della sindaca. Un approccio esemplare e la tendenza al gesto simbolico che anni di esperienza istituzionale dovrebbero averle insegnato a gestire meglio.

Si ripete anche la modalità di scaricare su istanze democratiche le responsabilità politiche delle proprie scelte, come già avvenne nel caso della rottura del rapporto coi socialisti nel suo primo mandato, decisione delegata a un referendum della militanza. In questo caso l’istanza democratica giustifica un atto di cesarismo, a testimonianza di quanto la disintermediazione sia costitutiva della politica contemporanea, in un preoccupante segnale di non raggiunta maturità delle nuova sinistra di governo catalana.

Immagine di copertina: Ricardo Patiño su licenza (CC BY-SA 2.0)

Barcellona rompe con Israele ultima modifica: 2023-02-11T20:03:35+01:00 da ETTORE SINISCALCHI
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