La tanto criticata possibilità che gli elettori Pd partecipino alla scelta del segretario del partito ha dato i suoi frutti.
In effetti fin tanto che gli elettori votano come gli iscritti la regola non produce risultati significativi. È proprio quando i due risultati divergono (e il secondo è destinato a prevalere) che l’applicazione di quella regola si fa interessante. E interessante è interpretarne l’esito divergente.
È stato scritto (sul Domani, venerdì 28 febbraio) che si è verificata una “scissione sentimentale” tra iscritti ed elettori. No, non è una scissione sentimentale. C’è del sentimento in tutto questo, è vero, ma di partecipazione, non di distacco, piuttosto di soccorso a un partito in crisi e in pericolo.
Nel voto degli iscritti, lasciamo da parte chi non ha votato Schlein per salvaguardare il proprio posizionamento nel partito, la propria carriera, e lasciamo da parte anche chi l’ha votata proprio con la strategia di crearsi una nuova carriera. Si tratta della nomenclatura, sono numeri irrilevanti. Poi ci sono quelli che non hanno votato Schlein perché la ritengono troppo di sinistra, e anche questi sono numeri minimi. Tutti gli altri – e sono la maggior parte – non l’hanno votata per paura, di creare uno strappo, una rivoluzione interna, un salto nel vuoto (poco sapendo e riuscendo a immaginare come una Schlein si sarebbe comportata da segretaria). Per paura di provocare una scissione. Pur rendendosi conto che, se di rottura vi era bisogno, lei soltanto avrebbe potuto realizzarla.




Tutti gli altri che l’hanno votata – e sono i più – hanno dato vita a una scissione non sentimentale ma “strategica”, sono stati capaci di fare il salto, non nel vuoto ma nel nuovo. Quel salto che gli iscritti Pd hanno temuto di fare. Il voto popolare ha rimediato alle timidezze e ai tentennamenti di coloro che del Pd fanno parte.
Ora il punto è che, nonostante l’esito del voto interno, la vittoria di Elly Schlein, il “salto” una volta compiuto, ha portato più allegria che timore, più orgoglio di essere un partito vivo e capace di sorprendere, più fiducia che preoccupazione.
Non vogliamo essere stupidamente ottimisti. Il lavoro di ricostruzione del partito sarà lungo e difficile e soprattutto richiederà molto studio e molta applicazione: per assicurare più produttività e più welfare, insieme la crescita e la redistribuzione. I nostri elettori hanno creato una speranza, ora si tratta di darvi attuazione.


Nelle immagini del servizio, il primo incontro con i media al Nazareno, sede nazionale del Pd, di Elly Schlein, da segretaria, e l’uscita dalla scena di Enrico Letta. (© Guido Moltedo)

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