De rerum natura di Lucrezio

Condotto e pensato in italiano da Milo De Angelis.
MARCO MOLINARI
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È uscita quest’anno per la collana Lo Specchio di Mondadori la traduzione di un classico della letteratura latina, il De rerum natura di Lucrezio. L’intero lavoro è stato curato da Milo De Angelis, uno dei massimi poeti italiani oggi viventi, e si comprende subito come si tratti di qualcosa di più di una semplice trasposizione in italiano, ma, come dice lo stesso traduttore nell’introduzione, è stato un ospitare Lucrezio nella nostra lingua, dopo che siamo stati a nostra volta ospiti nella sua. De Angelis ha una lunga consuetudine con il testo lucreziano, che, come ci informa lui stesso, lo ha accompagnato per tutta la vita, dalla tesina di Maturità a una precedente traduzione di frammenti dell’opera, uscita nel 2005 con il titolo Sotto la scure silenziosa. Rispetto alla precedente prova, si nota una maggiore aderenza al testo originario; la scelta del poeta De Angelis va nella direzione di piegare l’esametro lucreziano ad una massima comprensibilità e armonia. Ne è risultato un testo che scorre incessante nella sua logica ferrea e, al contempo, abbaglia di luce vivissima nelle sue parti liriche e visionarie. Come è noto, il De rerum natura, composto nel primo secolo avanti Cristo, si inserisce nel novero dei poemi didascalici, che uniscono scienza e filosofia con la poesia. Lucrezio, autore misterioso, della cui biografia non si sa quasi nulla, ne ha fatto un unicum straordinario, con intuizioni scientifiche che, pensando alle conoscenze del tempo, lasciano ammirato anche il lettore moderno, con un rigore etico e filosofico di rara coerenza, con accensioni poetiche che sono rimaste memorabili, e che ne fanno un maestro imprescindibile per tanti scrittori di tutte le epoche. Accenniamo, ovviamente, solo ad alcuni dei grandi temi di questo poema smisurato.

Tito Lucrezio Caro

La natura, e tutte le cose che cadono sotto i nostri occhi, è formata da una moltitudine infinita di atomi, che nel loro scontro incessante, in base alle diverse caratteristiche di ognuno e inframmezzati al vuoto, formano le diverse specie di piante, animali, ecc. Ma ogni cosa che vive sulla terra, anche la terra stessa, anche l’anima dell’uomo, sono mortali. Sulle orme del filosofo greco Epicuro, che Lucrezio omaggia a più riprese come suo maestro e fonte di saggezza inarrivabile, egli ci esorta a non temere la morte; quella che le religioni pongono alla base del loro potere sugli uomini, non è che un passaggio di testimone:

La vita è data in prestito a tutti ma non è proprietà di nessuno.
Adesso guarda alle tue spalle: non conta nulla l’eterna distesa
del tempo che è trascorso prima della nostra nascita. Poi
guarda lo specchio del tempo futuro che la natura
ha preparato dopo la nostra morte. Vedi qualcosa
di orribile? Scorgi qualcosa che ti sembra lugubre o invece
qualcosa che si rivela tranquillo come un sonno qualunque?

La polemica nei confronti delle religioni è uno dei tratti inconfondibili del poema, e per certi versi straordinari. Ciò non ha impedito a Lucrezio di iniziare il primo Libro con un’invocazione a Venere, né di dare per assodato l’esistenza degli dei. Lo abbia fatto per non avere guai con il potere o perché effettivamente convinto, certo è che ha escogitato uno stratagemma che risolve in modo brillante la questione: gli dei esistono e vivono nel loro Olimpo una vita perfetta, non interessandosi in alcun modo a quella degli uomini. Si tratta di due mondi separati e sono gli uomini, o meglio coloro che vogliono trarre vantaggio da uno stato di perenne paura e sottomissione, che hanno inventato il timore per gli dei e la necessità di ingraziarseli con offerte e sacrifici:

Quante visioni spaventose sono capaci di inventare
per sconvolgere il significato della tua vita, per sporcare
con la paura tutto ciò che di bello ti può succedere!
E hanno uno scopo. Se gli uomini potessero vedere
una fine certa delle loro miserie, saprebbero tener testa
alle superstizioni e alle minacce di questi ‘veggenti’.

Un’impostazione puramente materialistica del mondo non avrebbe però attirato la passione di un poeta visionario come Milo De Angelis. In realtà, la trattazione scientifica in cui Lucrezio impegna tutte le sue forze, con uno studio smisurato delle fonti antiche, con una logica serrata che anticipa la modernità, confutando diverse teorie, procedendo per assurdo, con intuizioni che, alla luce delle scoperte degli ultimi secoli, un po’ fanno sorridere, ma in alcuni casi anticipano dei filoni di ricerca; ebbene tutto questo trova la sua base, la sua naturale modalità di esprimersi, nella poesia. E non siamo di fronte a una poesia che accompagna semplicemente i ragionamenti scientifici e filosofici che vengono enunciati, ma che li suscita in tanti punti del poema, quando la vividezza delle immagini che scaturiscono dai versi sono il volano per le tesi che si vogliono dimostrare. Uno degli esempi più brillanti di questo modo di procedere, è dato dalla necessità di spiegare il movimento vorticoso e incessante nel vuoto degli elementi primari che formano la materia. Come esempio, Lucrezio porta un fenomeno fisico che tutti possiamo vedere e che risulta sempre di grande suggestione:

Se osservi bene, ogni volta che un raggio di sole
penetra nelle nostre case e diffonde la sua luce nell’oscurità,
vedrai una moltitudine di piccoli corpi vorticare
nel vuoto e mescolarsi tra di loro in questo raggio luminoso:
sembrano ingaggiare un eterno combattimento,
non si concedono tregua, continuano a congiungersi
e separarsi senza pausa, come squadroni nella battaglia.”   

Milo De Angelis, Premio Strega Poesia, 26 ottobre 2022

In questo libro inesauribile troviamo quindi l’analisi della natura, nelle sue molteplici sfaccettature, ma non solo, vengono presi in esame tutti i rami del sapere allora conosciuto e le questioni aperte a loro collegate, dall’essenza dell’anima invisibile, ai corpi celesti e all’infinito dell’universo. Lucrezio sembra voler affermare che nulla è precluso alla sete di conoscenza della poesia, che è possibile scrivere versi sulla distinzione di anima e animo, sulle origini del mondo, sul timore del buio e sul formarsi dei fulmini, e così per ogni particolare della realtà, su cui ci interroghiamo e che ci mette terrore.

Lo studio della natura, necessario e inevitabile per ogni uomo saggio, è perciò lo strumento per avvicinarsi alla verità delle cose, alla comprensione degli stati d’animo, e soprattutto è l’arma con cui affrontare il dolore e la paura che sono costitutivi del mondo e con cui il singolo uomo deve fare i conti dalla nascita. Per il lettore moderno, sono queste le parti del poema che suscitano più interesse e adesione, quelle che ancora oggi ci parlano direttamente, così come Lucrezio si rivolge all’amico Memmio, che cerca di convincere delle verità che ha racchiuso nel poema. Dopo più di duemila anni, chiunque affronti questo libro della vita e della morte, è un nuovo Memmio che si pone di fronte al poeta ad ascoltare e riflettere, a soppesare il senso della sua esistenza su questa terra, a valutare il fondamento dei propri desideri, a guardare con sguardo lucido il traguardo che ha davanti a sé:

Quando è lontano, ciò che vorremmo avere ci sembra immenso
e quando lo afferriamo, siamo subito attratti da qualcos’altro
in questa continua ansia di vivere che ci lascia sempre assetati (…)
e non è certo prolungando l’esistenza che potremo strappare
un’unghia di tempo alla morte: non potremo nemmeno scalfirla,
la morte, non potremo certo ottenere che per noi sia più breve!”    

Si comprende come un grande poeta contemporaneo, che al tema della morte ha dedicato una parte rilevante della sua opera, arrivando a dichiarare di aver ingaggiato con lei “una guerra di trincea” e successivamente “una trattativa”, abbia potuto instaurare un dialogo durato tutta l’esistenza con un suo lontanissimo predecessore. Del resto, questi versi di De Angelis, con cui apre la penultima raccolta Incontri e agguati, potrebbero affiancarsi alle pagine del De rerum natura:

Questa morte è un’officina
ci lavoro da anni e anni
conosco i pezzi buoni e quelli deboli,
i giorni propizi, la virtù
di applicarsi minuto per minuto e quella
di sostare, sostare e attendere
una soluzione nuova per il guasto.
Vieni, amico mio, ti faccio vedere,
ti racconto.

Lucrezio a questo invito annuirebbe, e con sguardo grave ricorderebbe all’amico e a tutti noi che “c’è di mezzo l’eternità, non il breve spazio di un’ora,/ quell’eternità nella quale i mortali dovranno trascorrere/ tutto il tempo che resta da vivere dopo la morte.” 

De rerum natura di Lucrezio
nella traduzione di Milo De Angelis
Lo Specchio Mondadori
Milano, 2022 Prezzo: euro 24,00

                             

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De rerum natura di Lucrezio ultima modifica: 2023-03-02T10:25:04+01:00 da MARCO MOLINARI
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1 commento

Jean-Jacques Kupiec 3 Marzo 2023 a 13:37

Uno dei più grandi libri della storia. Da leggere e rileggere.

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