Israele, Bibi contro tutti, tutti contro Bibi

La rivolta contro il governo Netanyahu e il suo progetto di riforma del sistema giudiziario s’allarga e coinvolge settori normalmente estranei alla protesta, come i riservisti.
DAN RABÀ
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[TEL AVIV]

Per il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu, il volo che lo porterà domani, giovedì, a Roma, non è “il volo che sognava”, come scrive The Times of Israel. Bibi e la moglie Sara non voleranno a bordo di un moderno 777 con poltrone reclinabili e trasformabili in letti. Dovranno accontentarsi di un vecchio Boeing 737 della flotta El Al, la compagnia di bandiera d’Israele. E allora, dov’è la notizia? Non certo nei dettagli dell’arredo e della performance del jet, ma nel fatto che i piloti qualificati per pilotarlo – riservisti delle forze armate – si sono rifiutati di avere a bordo passeggeri come i coniugi Netanyahu.

La protesta dei riservisti, di cui lo schiaffo a Bibi e a Sara è l’episodio simbolico, la punta dell’iceberg, scuote Israele, un paese in fermento fin dall’insediamento del governo di destra presieduto da Netanyahu e in ininterrotta rivolta contro la sua proposta di riforma del sistema giudiziario, riforma in contrasto evidente con le fondamenta etiche e giuridiche dello stato ebraico, e tanto più inaccettabile perché confezionata su misura per salvare il premier da serie inchieste giudiziarie che potrebbero condurre alle sue dimissioni.

Nel corso delle ultime settimane si sono moltiplicate le notizie di riservisti, appartenenti a diverse unità, che non hanno risposto agli ordini di servizio o che hanno rifiutato lavoro volontario straordinario per protesta contro la riforma giudiziaria.

Tenuto conto che la maggioranza delle funzioni militari specializzate è coperta dai riservisti, che in media fanno venti/trenta giorni in divisa ogni anno, e che i piloti sono per il settanta per cento riservisti, si capisce la portata senza precedenti della contestazione in corso, oltre a quella visibile da settimane nelle piazze delle città.

Il  capo delle forze armate israeliane (IDF) Herzi Halevi ha voluto incontrare rappresentanti dei riservisti e alti funzionari della difesa per tentare di disinnescare quello che sembra solo l’inizio di un movimento di massa che potrebbe mettere a rischio la prontezza di reazione dell’apparato bellico israeliano.

“È una minaccia reale alla sicurezza d’Israele”, ha tuonato il ministro della difesa Yoav Galant, deciso a reprimere la protesta. Altri esponenti della maggioranza di governo sono stati anche più duri, tanto che lo stesso Netanyhau è dovuto intervenire per scongiurare un’escalation incontrollabile dello scontro.

Parlando con i parlamentari del suo partito, il Likud, ha detto che:

Il fenomeno di chi si rifiuta (per protesta da parte di riservisti) è un fenomeno pericoloso a cui occorre opporsi con fermezza, ma nel farlo, anche nei momenti più caldi, va fatto nei limiti di un dibattito civile. Il nostro obiettivo è cercare di calmare le tensioni, non di surriscaldarle, e questo vale per chiunque, senza eccezione.

Tutto questo accade mentre sale pericolosamente la tensione nella regione, con l’Iran visto come una minaccia crescente. Contro cui – nei territori meridionali siriani dov’è più forte la presenza militare iraniana – sono frequenti bombardamenti e incursioni israeliane, con il tacito beneplacito della Russia, grande fratello del regime di Damasco.

Nei notiziari convivono i due temi, la disobbedienza crescente nelle fila dei riservisti e il pericolo incombente dell’Iran. Nel frattempo membri e militanti dei movimenti dell’estremismo religioso, che costituiscono una base politica e ideologica importante dell’attuale coalizione di governo, si considerano esentati dalla lunga leva militare e dalla riserva…

Questa settimana si festeggia il Purim, il Carnevale ebraico. Mentre dilagano manifestazioni a livello locale e nazionale contro la riforma del sistema giudiziario, nelle scuole, nelle strade nelle famiglie si ride e ci si traveste. Ed è una singolare coincidenza l’arrivo del carnevale nel bel mezzo della protesta sociale contro il governo.
La festività di Purim ricorre nel 14° giorno del mese ebraico di Adar, è la più gioiosa tra le festività ebraiche, la più amata dai bambini. Ricorda il sovvertimento delle sorti e il conseguente scampato pericolo per il popolo ebraico, che si trovava alla mercé del malvagio Haman, in Persia. Nel tempo e con il consumismo la festa, originariamente di due giorni, dura una intera settimana e ci si traveste in tutti i modi come in Italia a Carnevale. E naturalmente si mangia e si beve… anzi tra i religiosi bisogna bere fino a perdere il controllo, si fa bisboccia e scherzi goliardici che, ultimamente, spesso superano il limite, da parte dei coloni, con aggressioni e lanci di pietre contro gli arabi.

Nella manifestazione dello scorso sabato 4 marzo, la protesta e la lotta si sono mescolate con la voglia di travestirsi, ridere e scherzare… 130mila nella sola Tel Aviv. Il corteo non era concordato con la polizia, che però non è intervenuta.

La gente, giovani ma anche molti meno giovani, memori di altre lotte storiche, sente il bisogno di urlare, gridare, fare casino, cantare, scherzare. La maggioranza sorride e si gode questa iniezione di energia.

Ovviamente Netanyahu e signora sono bersaglio di scherno e derisione, oggetto di slogan non ripetibili… Sara Netanyahu, personaggio decisamente impopolare, ha pensato bene di andare dal parrucchiere nel centro di Tel Aviv (con la scorta naturalmente) dove ha provocato una reazione spontanea dei cittadini che hanno preso d’assalto il salone, dove è rimasta chiusa per tre ore, per poi essere “salvata” dalle forze dell’ordine.

Il presidente della repubblica Isaac Herzog, laburista, figlio di Chaim, sesto capo dello stato israeliano, si spende per mediare. Ha dalla sua parte una discreta scelta di esperti e commentatori, anche se spesso egli stesso è preso di mira e deriso, forse perché persona delicata e gentile, sebbene in realtà politico navigato. Per il solo fatto di aver affermato, giorni fa, che secondo lui ci sono margini per un compromesso, le quotazioni in borsa sono salite, in giorni grigi per l’economia israeliana, con lo shekel in caduta libera, come conseguenza sia della riforma giudiziaria sia delle scelte economiche del governo, che trovano freddi e critici anche gli economisti che tradizionalmente sono con il primo ministro.

Il governo ha la maggioranza (di quattro voti) alla Knesset, ma ormai anche nel primo partito della coalizione, il Likud, serpeggia lo scontento, per quanto nessuno ha ancora il coraggio di uscire allo scoperto e ostacolare il leader. Probabile che accadrà nei prossimi giorni. Intanto per il 9 marzo, è indetta una giornata d’azione dove tutto il fronte anti-Bibi si scatenerà, e si dice anche con azioni meno simpatiche di quelle viste finora, perfino violente.

Israele, Bibi contro tutti, tutti contro Bibi ultima modifica: 2023-03-08T16:32:18+01:00 da DAN RABÀ
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