Dick Fosbury, il ragazzo che volò controcorrente

ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Non riusciva a saltare bene con il metodo cosiddetto ventrale e così provò una tecnica nuova: il salto di schiena. Prima di lui il salto in alto si svolgeva avvolgendo con il corpo l’asta, dopo di lui persino i sovietici, dopo qualche anno, compresero la portata rivoluzionaria del gesto e, tralasciando per un attimo la Guerra fredda, decisero di farlo proprio per competere con gli americani, alimentando un’eterna rivalità che andava ben al di là dello sport. Richard Douglas Fosbury, meglio noto come “Dick”, ci ha detto addio a soli settantasei anni, a causa di un linfoma. Era nato a Portland, in Oregon, e amava incredibilmente il salto in alto. Peccato che, come detto, non riuscisse a dare il meglio di sé con la tecnica in auge quando era ragazzo. E così, invece di arrendersi, quando capì la potenza dello slancio di reni, provò a sperimentare una tecnica nuova, mai provata prima e, naturalmente, irrisa dai soliti conservatori che arrivarono a definirlo addirittura “sgraziato”. Tutto questo fino al 20 ottobre 1968, quando, per giunta indossando scarpe di un colore diverso l’una dall’altra, conquistò la medaglia d’oro saltando a 2,24 metri e lanciando una rivoluzione che è arrivata fino ai giorni nostri.

Ecco, quando incontrate qualcuno che si domanda cosa sia stato il Sessantotto, parlategli di lui. Perché il Sessantotto non è stato solo violenza e flic, università occupate e slogan più o meno controversi. È stato, soprattutto, un magnifico vento di ribellione mondiale, il tratto identitario di una generazione che cominciò a pensare, e a credere veramente, che tutto fosse possibile, che fosse “vietato vietare” e che la fantasia dovesse andare, finalmente, al potere. E così, nel Messico insanguinato dalla repressione feroce della piazza delle Tre culture a Tlatelolco, in una capitale scossa dalle contestazioni e dal desiderio di libertà dei giovani, pochi giorni dopo il memorabile pugno chiuso del Black power targato Smith e Carlos, durante la premiazione dei 100 metri, un’altra novità epocale si impose. Prima di lui si saltava alla vecchia maniera, oggi quel salto si chiama Fosbury e a nessuno verrebbe in mente di affrontare la specialità in modo diverso. E il bello è che fu il primo a spiegare i segreti del suo gesto, a diffonderlo ovunque, a rendere chiunque partecipe della sua grandezza e a far sì che potesse essere imitato, ispirandosi ai principî della condivisione e dell’intelligenza collettiva che caratterizzavano quell’epoca e che, purtroppo, non trovano più spazio in questa stagione di egoismi diffusi. Aveva capito, l’ingegner Fosbury, che il suo nome ormai era entrato nella leggenda, che nulla sarebbe stato più come prima e che quel balzo, quel volo controcorrente, quella sfida al destino e a ogni convenzione lo avrebbe reso non solo famoso ma iconico. Del resto, non cercava tanto la notorietà quanto l’innovazione, la battaglia contro i pregiudizi e gli schemi precostituiti, l’irriverenza. Per questo, se c’è un gesto che racchiude il Sessantotto, ne incarna lo spirito e la grandezza, quel gesto è il salto all’indietro di Fosbury. Perché seppe deviare il percorso, cambiare rotta, sfidare l’ordine costituito e gridare al mondo che tutto poteva e doveva cambiare. 

Dick non ebbe paura, come non ne ebbe la sua generazione: l’ultima a giocare all’attacco, l’ultima a crederci davvero, l’ultima a gridare la propria rabbia con intelligenza e riuscendo a farsi ascoltare, l’ultima protagonista di un mondo in cui ancora si sperava in qualcosa, l’ultima ad aver avuto la fortuna di essere davvero protagonista. 

Con Dick Fosbury se n’è andato, forse, uno degli ultimi che potevano testimoniarci come la storia non l’abbiano mai cambiato i diritti ma gli storti, gli sbagliati, gli spiriti liberi, i ribelli, i pazzi, i sognatori, gli utopisti o, più semplicemente, coloro che hanno saputo voltare le spalle a regole ormai vetuste e hanno dato vita a una rivoluzione basata sulla gentilezza. La mia più grande paura è che voleremo ancora ma senza capire il perché. E allora, se questo dovesse accadere, quasi mi farà piacere che a Dick sarà stata risparmiata dal destino la più amara delle sconfitte. 

Dick Fosbury, il ragazzo che volò controcorrente ultima modifica: 2023-03-15T11:09:28+01:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI

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