Il soccorso rosso manda in tilt la polizia turca

L’intervento di “solidarietà internazionalista” di una squadra greca - Gruppo Operaio T-34 - nelle zone colpite dal sisma fu interrotto dagli agenti. Lo hanno raccontato i protagonisti della vicenda per la prima volta, a molte settimane dalla loro espulsione dalla Turchia.
DIMITRI DELIOLANES
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[ATENE]

Si chiamano Gruppo Operaio T-34 e prendono il nome dai celebri tanks sovietici che hanno sconfitto i nazisti nella leggendaria battaglia di Kursk, tuttora il più grande scontro tra carri armati della storia. Si definiscono comunisti ma sono critici verso il Partito comunista KKE e le altre organizzazioni del comunismo ellenico.
Il Gruppo T-34 è uscito dall’anonimato l’indomani del disastroso terremoto in Turchia. Tre suoi membri, con lunga esperienza in operazioni di salvataggio, hanno subito preso il visto di entrata e sei giorni dopo la prima scossa hanno attraversato in fretta l’Egeo per dare una mano ai vicini sofferenti. Un atto di “solidarietà internazionalista”, dicono loro, interrotto però dalla polizia turca. Lo hanno raccontato ai giornalisti per la prima volta, a molte settimane dalla loro espulsione dalla Turchia.

Ad Antiochia faceva molto freddo. Ci scaldavamo tutti attorno al fuoco dove si bruciava di tutto, anche l’immondizia. La gente ci ha accolto molto cordialmente – raccontano:- Ci davano da mangiare, ci abbracciavano, ci ringraziavano. Molto spesso ci dicevano: i media dicono che i greci sono nemici e il governo ripete che sono un popolo rivale. Ma noi qui vediamo volontari greci che ci aiutano mentre il governo latita.

Secondo i tre volontari il piano del governo turco per il dopo terremoto non comprendeva il salvataggio di chi era rimasto sepolto sotto le macerie nè il recupero dei resti: “Abbiamo avuto l’impressione che il governo mirava a spianare del tutto la città e non voleva impiegare risorse per salvare fino all’ultimo momento chi poteva essere vivo. Si vedeva che non erano interessati a recuperare almeno i resti per consegnarli ai parenti per la sepoltura ma rimuovevano i detriti tutti insieme e spesso si intravvedevano rimuovere anche resti umani”. 

I tre volontari non sono riusciti a salvare nessuna vittima intrappolata sotto le macerie ma hanno recuperato dei corpi, spesso seguendo le indicazioni dei familiari.

Ci dicevano, questo è il nostro divano, scava e ci trovi mio fratello e cose così. Altrimenti scavavamo dove sentivamo il cattivo odore oppure vedevano orde intere di topi intrufolarsi.

L’abbraccio tra due soccorritori greci dopo un salvataggio commuove i telespettatori turchi.

A osservare i gruppi di soccorritori erano i soldati turchi, numerosissimi, definiti “osservatori onnipresenti”, che non hanno mosso un dito in favore dei terremotati. Sotto osservazione speciale era il gruppetto dei greci. Sei giorni dopo l’arrivo ad Antiochia, i tre volontari si sono trovati di fronte un nutrito nucleo dell’antiterrorismo turco giunto appositamente da Istanbul. I poliziotti hanno sequestrato cellulari, passaporti e i visti d’ingresso. Insieme con loro hanno arrestato anche un militante del Fronte Popolare, un’organizzazione della sinistra turca, il quale ha fatto da interprete, visto che i poliziotti non parlavano inglese.

Impedita la telefonata a un avvocato turco, specializzato in processi politici, i fermati sono stati sottoposti a un interrogatorio sbrigativo e sommario. In seguito il turco è stato rilasciato e i greci sono stati spogliati di tutti i loro averi, soprattutto i soldi, e rinchiusi al campo per i migranti di Adana, descritto come “una vera e propria prigione”. Dopo un giorno di permanenza, il direttore della prigione li ha ufficialmente informati che

lo stato turco non ha più bisogno dei nostri servizi e che dovevamo andare via: Prima però dovevamo firmare un documento in cui dicevamo che non muovevamo alcun rimprovero alle autorità turche e che non chiediamo a loro null’altro che  andare via.

I tre hanno rifiutato di firmare. Alle cinque del mattino seguente sono stati condotti all’ufficio del direttore dove sono stati loro restituiti averi e documenti, meno i visti d’ingresso.

Un visto stava appoggiato sull’ufficio del direttore- raccontano-. Gliel’ho mostrato e lui ha risposto “non c’è nulla”, facendolo sparire insieme con gli altri.

I tre pericolosi soccorritori sono stati trasportati con un cargo militare a Istanbul. Prima dell’imbarco hanno provato a mettere loro le “tire up”, (manette di plastica), ma i tre hanno reagito con forza e i turchi ci hanno rinunciato.

Siamo arrivati all’aeroporto di Istanbul scortati da cinque o sei soldati che ci hanno consegnato a due ufficiali che ci aspettavano là. Abbiamo chiesto all’ufficiale dove erano i documenti dell’espulsione. “Quali documenti? Non ci sono” ha risposto. “Cioè come se non fosse successo nulla?” gli ho chiesto. “Sì, come non fosse mai successo” ha confermato”,

dice l’ex soccorritore, aggiungendo un salace commento sul  militare burocrate spudorato. 

La storia dei volontari del Gruppo T-34 è  stata del tutto ignorata dai media turchi. Ne sono a conoscenza solo gli antiochiani che ne sono stati testimoni. Ma altre manifestazioni di solidarietà da parte greca, invii di vigili del fuoco, aiuti in viveri, infermerie e altre strutture di sostegno sono state ampiamente pubblicizzate dai media turchi. Anche il governo Erdoğan ha messo da parte la retorica aggressiva e imperiale e ha riconosciuto il sostegno solidale del paese vicino. È cambiata quindi la retorica preelettorale in Turchia e molti osservatori sperano che tale cambiamento duri anche con il nuovo governo.

Alla fine  la domanda che rimane in sospeso è questa: i turchi li hanno espulsi perché erano greci oppure perché erano comunisti, visto che si sono fatti fotografare di fronte ai ruderi con la bandiera rossa? Ma forse sono ambedue le qualifiche che hanno messo in allarme il regime turco.

L’immagine simbolo del soccorso internazionale nelle zone terremotate della Turchia è il pompiere greco con in braccio un bambino appena estratto dalle macerie.
Il soccorso rosso manda in tilt la polizia turca ultima modifica: 2023-03-18T19:37:10+01:00 da DIMITRI DELIOLANES
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