Quella torre è una ferita al territorio

La costruzione di un edificio residenziale e commerciale di sessanta metri d’altezza in viale San Marco, a Mestre, non è un vulnus solo dal punto di vista urbanistico, ma anche per il tessuto commerciale e residenziale della zona.
GIUSEPPE SACCA'
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È in corso nelle commissioni consiliari l’illustrazione del recepimento dell’accordo Pubblico Privato per l’edificazione di una torre residenziale e commerciale in viale San Marco.
Il punto di partenza è la bonifica di un’area di 23.650 mq che richiede un investimento di 1.624.000 di euro. Per raggiungere questo obiettivo si vuole approvare l’edificazione di un grattacielo residenziale di 60m di altezza (originariamente era perfino di settanta metri!), un’area commerciale lorda di mq 4.550 con tutte le opere di urbanizzazione collegate.

Dal punto di vista urbanistico si incide in un quartiere di edilizia popolare che meriterebbe maggior attenzione. Infatti, si va contro lo spirito originario del Villaggio San Marco, ovvero un progetto IACP pensato per ricreare un ambiente “veneziano”. Conosciamo tutti le corti che lo contraddistinguono e sono composte da case in linea a tre piani e da case a schiera con alloggi in duplex. Sono presenti alcuni condomini di otto piani ma ben mitigati. È vero che il progetto originario non si realizzò fino in fondo, ma aveva una sua ratio che ancora oggi è molto leggibile e il grattacielo che si ha intenzione di costruire lo muterà radicalmente. Su questo quartiere sono stati scritti decine di studi e le motivazioni dell’intervento sono chiarissime e inequivocabili. Non a caso è considerato un esempio importante di edilizia pubblica progettata ed eseguita nel secondo dopoguerra che aveva l’obiettivo di accogliere persone umili in case salubri, in ambienti moderni e creando un tessuto urbano di qualità per le relazioni sociali. In questo caso si mutuò il sistema urbano veneziano anche perché molti degli abitanti previsti sarebbero dovuti provenire dalla città storica. Non si può essere contrari tout court alle edificazioni in verticale, soprattutto in una città come Mestre, ma ci sono zone e quartieri del tutto inadatti e il villaggio San Marco è tra questi.

Non sarà solo l’aspetto urbanistico a essere ferito, ma anche il tessuto commerciale e residenziale della zona. Infatti si prevede una concentrazione di servizi commerciali dando la possibilità di aprire in un solo colpo 4.500 mq di commercio ovvero 2.500 mq di grande distribuzione con circa 1.500 mq di vani di servizio e quindi dovrebbero avanzare 500 mq con un’offerta ancora non definita.

Le ripercussioni già ci sono e infatti si trasferirà il supermercato oggi ubicato nell’ex edificio del Cinema San Marco lasciando un vuoto nell’area (il trasloco permetterà di allargare la superficie di vendita). E cosa ne sarà del commercio di vicinato e delle molte botteghe che si trovano in più punti del Viale? Questo è uno degli aspetti più controversi nei quali emerge con maggiore chiarezza la debolezza di questa operazione. In una delle molte osservazioni giunta al progetto si legge come gli abitanti del quartiere possano contare nel raggio di due chilometri ben dodici superfici di Grande distribuzione organizzata (GDO). Non solo, il tutto è inserito in un’analisi delle Grandi superfici specializzate (GSS).

I dati comparativi sono impietosi: a Venezia esistono ventuno GSS contro i nove di Bologna e i diciassette di Torino. Tutti dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio. Sempre nella stessa osservazione si fa riferimento anche agli impatti occupazionali che le aperture di grandi superfici hanno sul commercio di vicinato. Anche in questo caso la fonte è qualificata: infatti è il Centro studi della CGIA di Mestre secondo il quale a un posto che si genera nella grande distribuzione se ne perdono uno e mezzo nei piccoli negozi. Davanti a osservazioni così documentate, e qui ne abbiamo riportato solo una piccola parte, si risponde laconicamente nelle controdeduzioni come segue:

permette l’insediamento di attività economiche di servizio al quartiere, rivalutando così il tessuto socio economico con la creazione di nuovi posti di lavoro.

E in commissione abbiamo chiesto di sapere secondo quale studio si possa rispondere in tale modo. Ovviamente la risposta è stata molto semplice: non abbiamo nessuno studio al riguardo! Ed è bene ricordare che in parallelo si sta discutendo una delibera che ha per oggetto “l’aggiornamento degli strumenti urbanistici comunali per la pianificazione commerciale” delle aree che occupino tra 1.500 mq e 2.500 mq di superficie. La delibera ridisegna queste aree sulla base di cosa? Uno studio sulla domanda/offerta? Sulla base di ricadute occupazionali? Su qualche altro parametro. No! Dove esistono domande di privati si dà autorizzazione. Questo è il concetto di Pianificazione dell’attuale amministrazione.

Triste sorte quindi si abbatte sul Villaggio san Marco pensato e progettato da architetti come Luigi Piccinato, Giuseppe Samonà, Egle Trincanato che avevano ben studiato la situazione urbanistica e sociologica del territorio nel quale andavano ad intervenire.

Ma torniamo al commercio di vicinato che attraversa una forte crisi da anni e non è certo con questa operazione che si può rigenerare l’area. Davanti a una spirale inflattiva che sta avendo forti ripercussioni sugli affitti che sono ulteriori costi che si aggiungono a quelli dell’energia, invece di intervenire con politiche attive di sostegno e la valorizzazione diffuso del contesto urbano si edifica l’ennesima struttura commerciale inserita in un segno urbano molto forte, la torre da 60 m di altezza, decontestualizzato completamente dall’intorno.

Ragionamento uguale si può fare per la residenza. È vera riqualificazione residenziale quella che si vuole fare? Secondo il Comune quale lo stato del mercato immobiliare in grado di giustificare l’immissione di nuove case con questa tipologia? Quale la strategia complessiva sul tema residenziale quando sappiamo tutti che purtroppo tutto il Comune continua a perdere popolazione? Le nuove costruzioni sono inserite in un contesto di riqualificazione complessiva del patrimonio edilizio o andranno solamente a deprimere il mercato immobiliare di altri quartieri e probabilmente anche degli appartenenti a pochi metri dalla nuova torre? Nessuna risposta in tal senso, le controdeduzioni sono spesso frasi tautologiche non supportata da nessuno studio. Intanto tutti sappiamo, per fare un solo esempio tra i molti possibili in città, che a poche decine di metri, sempre in viale san Marco all’angolo con via Sansovino, si trascina un’operazione che prevede circa ottanta appartamenti mai terminati e diventati un’area generatrice di degrado. 

Infine, ultima ferita non meno importante, seguendo i parametri dettati dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si continua a consumare suolo. Ad oggi l’area è di 25.370 mq a prato, cespugli ed alberature e ne resteranno poco meno di 6.500. Ovvero abbiamo una diminuzione del 75% di verde.  Le immagini qui riprodotte tratte dal Rapporto Ambientale Preliminare parlano da sole.

Ma esistono tante altre questioni irrisolte. La torre era stata progettata per essere alta settanta metri. Oggi è previsto sia “accorciata” a sessanta metri. Ricordiamo che dal 1968 (art. 8 del D.M. 1444) l’altezza massima degli edifici nelle zone territoriali omogenee “non può superare l’altezza degli edifici preesistenti e circostanti, con la eccezione di edifici che formino oggetti di piani particolareggiati”. Non si sostiene che la delibera sia illegittima proprio perché si sta procedendo con variante ma se la maggioranza voterà tale delibera si assumerà una responsabilità politica molte forte: anche abbassando a 60 metri di altezza la torre il cono d’ombra nel quartiere sarà molto forte e nei pressi non esistono solo edifici residenziali ma un asilo comunale e una scuola materna. Questo è scritto anche nelle controdeduzioni dove parlando di un condominio adiacente il periodo di ombreggiamento è di cinquanta giorni.

Non solo l’altezza è stata “abbassata” a sessanta metri ma i volumi sono gli stessi quindi anche la configurazione della torre cambierà ma non sappiamo come. Lo si scoprirà solo con il PUA ma l’approvazione di tale provvedimento è facoltà della Giunta ovvero non tornerà più in consiglio comunale per essere dibattuta.

Torniamo al punto di partenza: per bonificare un’area di 23.650 mq che richiede un investimento di 1.624.000 di euro si aumenta l’offerta di grande distribuzione senza uno studio al riguardo e lo stesso dicasi per la residenza. Si consuma suolo trasformando un’area che poteva benissimo accogliere aree ricreative e sportive.

In tutta questa operazione quindi dove si trova la riqualificazione che campeggia nel titolo della delibera in oggetto? Il territorio della nostra città ha bisogno di una serie diffusa di interventi per migliorare la vivibilità e contrastare il degrado e non affidarsi a progetti decontestualizzati dal tessuto urbano, sociale ed economico.

P.s.: Aggiungiamo una nota metodologica su come viene gestita questa fase importante che è l’ultimo passaggio che avverrà in Consiglio comunale. Abbiamo chiesto che le commissioni si svolgessero a Mestre per facilitare la presenza dei cittadini e la loro possibilità di intervenire. Con motivazioni del tutto risibili le commissioni sono state tutte convocate a Venezia. Abbiamo chiesto che almeno si svolgessero in orari che permettessero la partecipazione più ampia ovvero sulle 18.00. Risposta? Tutte le commissioni sono state convocate alle 9.30 o alle 14.30. Abbiamo chiesto di fare dei sopralluoghi nell’area e ci è stato rifiutato. Tutte cose (convocazioni a Mestre, orari nel tardo pomeriggio, sopralluoghi nelle aree dell’intervento previste dalle delibere) che si stanno svolgendo regolarmente per altri provvedimenti attualmente in discussione in Consiglio. È questo il metodo di procedere davanti ad una delibera che ha raccolto oltre 59 osservazioni e che è molto contestata dai residenti dell’area? Non a caso appena è stato loro possibile farsi sentire durante i lavori di una commissione della Municipalità di Mestre lo hanno fatto in maniera molto forte. Gestire in questo modo i lavori del consiglio comunale è uno sbaglio enorme che svilisce il concetto stesso di democrazia nel nostro Comune. Ennesima conferma di un modus agendi sistematico contro la partecipazione da parte dell’attuale maggioranza basti pensare al sostanziale azzeramento dei poteri delle Municipalità e alla cancellazione di tutte le consulte comunali. 

L’autore è capogruppo del Partito democratico nel Consiglio comunale di Venezia

Quella torre è una ferita al territorio ultima modifica: 2023-03-18T16:16:04+01:00 da GIUSEPPE SACCA'

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