Vita controvento

Cordelia La Sorsa, campionessa, madre sola e comandante partigiana.
GIANLUCA SUARDI
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Un tempo le donne dotate di una potente personalità, quelle che fin da bambine o ragazze erano capaci di scelte al di fuori degli schemi precostituiti dalla società tradizionale, desiderose di costruirsi una vita diversa da quella già stabilita dalle consuetudini, spesso incorrevano in destini di discriminazione o anche di segregazione. Questo accadeva soprattutto quando le loro famiglie non disponevano della adeguata capacità di recepirne l’originalità e l’individualità. Ciò non è accaduto per Cordelia La Sorsa (Molfetta 1919 – Roma 2023), che fin da piccola ha mostrato un carattere forte e controcorrente, ma è stata sempre sostenuta nel percorso della sua crescita da una famiglia che la circondava di affetto e le instillava l’amore per l’indipendenza e la libertà.

La sua singolare storia si dipana per Cordelia controvento. Campionessa pugliese, partigiana a Roma di Antonia Abbattista Finocchiaro, che si presenta breve e di lettura scorrevolissima, e si sviluppa in un crescendo di situazioni vissute dalla giovane donna, passando dalla formazione culturale vivace a una proficua attività sportiva, a un impegno partigiano non duraturo ma particolarmente interessante. Un impegno civile forse simile a quello – tuttora nebuloso e taciuto – di tanti italiani che sono stati capaci di dedicare parte del proprio tempo e della propria esistenza alla cura e alla salvezza di altre persone durante gli anni bui del fascismo e dell’occupazione nazista.

Cresciuta in un ambiente antifascista nella Puglia degli Anni ‘20, Cordelia fin da bambina ha visto suo padre, insegnante e sindacalista, opporsi alle imposizioni degli squadristi, che gli richiedevano sottomissione e adeguamento alle “regole”, come quella di indossare la camicia nera e partecipare alle adunate. Questo ha spinto la sua curiosità oltre le proibizioni familiari – ad esempio spiare l’accoppiamento dei coniglietti nella gabbia domestica, o leggere libri che il suo stesso padre le aveva proibito – e ha spesso dovuto contenere la sua esuberanza fisica e psicologica che faceva di lei quasi un maschiaccio, sempre in giro in bicicletta a sfidare la vita con i suoi capelli corti. Fino a quando verso i 16 anni non ha trovato nello sport una strada da percorrere. Una via di fuga che, facendole unire l’entusiasmo naturale, con l’impegno e l’esercizio fisico, le ha permesso di raggiungere ottimi risultati in diverse discipline di atletica leggera. 

Nel 1939 partecipa persino ai Littoriali femminili, una vetrina che vede il fascismo iniziare ad aprirsi allo sport femminile in un’epoca in cui i modelli erano piuttosto quelli delle donne madri di famiglia. Cordelia arriva a godere di una grande celebrità essendo riuscita a stabilire primati anche a livello nazionale. In quel periodo di allenamenti sfiancanti, la ragazza frequenta con assiduità il suo allenatore, Giosuè Poli, pugliese anche lui, già campione in diverse specialità ma che aveva dovuto interrompere la carriera sportiva negli anni ‘30 dopo aver contratto la tubercolosi. Al suo fianco la giovane atleta non solo affina le sue doti agonistiche di caparbietà e di confidenza con il proprio corpo (una novità per la cultura femminile imperante), ma ha l’occasione di conoscere alcuni intellettuali che d’estate si ritrovavano in Alto Adige per godere dei benefici della montagna e per praticare un antifascismo silenzioso ma resistente. Nel frattempo, finite le scuole superiori, Cordelia si iscrive all’Università di Roma, con il sostegno e l’approvazione dei genitori. 

La ragazza, che era solita farsi vedere in giro per Molfetta in pantaloni bianchi, senza trucco e con acconciature maschili, viaggia dalla Puglia alla capitale, luogo in cui si trova allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Cordelia si laurea nel luglio del 1942, accorgendosi subito dopo di aspettare un figlio. Lo comunica alla madre (il padre era già morto nel 1940) e decide di voler tornare a Roma, pur essendo nel pieno della guerra, perché non intende rispondere ai pettegolezzi del paese natale e perché non aveva alcuna intenzione di sposare il padre della creatura, che era stato molto scorretto con lei. 

La madre l’accompagna e insieme vanno a vivere a Roma. Nell’aprile del 1943 nasce una bambina e tutte e tre si trovano ad abitare, come ricorda la figlia, in una

stanzona in via Po 113 nella quale stavamo in subaffitto sfollati… se si alzava il tappeto uscivano gli scarafaggi.

Si legge nel testo a pag. 82:

L’inverno del 1942 deve essere trascorso tra enormi difficoltà per le due molfettesi, che immaginiamo sovrastate da problemi economici, come del resto avviene per gran parte degli italiani, e angosciate dal prosieguo della guerra. Ci chiediamo quali sviluppi possano aver avuto i contatti che doveva aver intrecciato con gli ambienti antifascisti negli ultimi anni. Non devono essere stati assolutamente interrotti, poiché l’impegno partigiano arriverà nel settembre del 1943, non molti mesi dopo la nascita della bambina, segno di rapporti continuativi nonostante la gravidanza. Il 1943, anno di svolta del conflitto e del regime, vede Roma diventare teatro privilegiato di grandi mutamenti, e Cordelia è lì ad affrontarli in presa diretta sebbene ancora in una condizione non ancora del tutto attiva

Il documento dell’Anpi che riconosce Cordelia La Sorsa Partigiano combattente

La data dell’ 8 settembre del 1943 infatti, data dell’armistizio con i nazisti, segna per Cordelia e per molti altri italiani la svolta dell’impegno politico, che diventa ora attivo e concreto. Dai documenti che l’autrice Antonia Abbattista Finocchiaro ha rintracciato presso il Ricompart (sezione dell’Archivio dello Stato italiano che conserva le attestazioni di partigianato), presso l’Anpi di Roma e presso l’Anmig (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra), si capisce che la donna entri nel raggruppamento partigiano afferente all’organizzazione romana denominata Bandiera Rossa. La ragazza divenne quindi “maresciallo ordinario e comandante” di una squadra partigiana chiamata Banda Ciavarella, dal nome di un partigiano assassinato alle Fosse Ardeatine. Cordelia ha 23 anni e sua figlia, di nome Anna Maria, non ha neppure 5 mesi. Con l’aiuto della mamma, che evidentemente tiene la piccola, la giovane partigiana opera sul territorio di Palena, in Abruzzo, lungo la linea Gustav. Qui, nel gennaio del 1944, probabilmente incontra delle truppe naziste ed è costretta a lasciare il camion che guidava e a darsi alla macchia per lungo tempo. A seguito di questo incidente, alla fine della guerra otterrà un attestato di invalidità per la quale prenderà una piccola pensione per il resto della vita. 

Il suo impegno da partigiana non è mai stato da lei rivelato a chiare lettere, ma solo sommessamente raccontato a pochi familiari, sebbene non diventi mai un passato da dimenticare. Infatti, quando la vita di tutti gli italiani torna alla normalità, e lei stessa cerca compagnia e affetti negli uomini che incontra, si ritrova a rifiutare un legame amoroso particolarmente impegnativo perché, stando alle sue stesse parole

io vengo fuori come te da una guerra tremenda. Pochi anni sono trascorsi e non ne saranno mai trascorsi abbastanza per dimenticare gli orrori, le rappresaglie e i crimini compiuti dai nazifascisti. I massacri di 6 milioni di ebrei bruciati già scheletri ma vivi nei forni o rinchiusi nelle camere con le docce a gas. Le fucilazioni di donne, vecchi e bambini fatte per rappresaglia. Le 335 vittime dell’attentato di via Rasella prelevate fra i detenuti in attesa di giudizio o anche condannati, ma non a morte, o di ebrei razziati, fucilati uno ad uno con un colpo alla nuca. Anche dei ragazzi c’erano. Io non posso dimenticare tutto questo ed altri orrori… Cosa ne sai tu delle mie sofferenze vissute durante la guerra qui a Roma? Io come te sono poverissima; allora non avevo né un lavoro né i soldi per nutrirmi e sola e giovane com’ero ho dovuto subire le prepotenze, le vessazioni e i soprusi dei più potenti e dei più ricchi ai quali chiedevo di poter avere un lavoro

Quando negli anni Ottanta si manifestano in lei i primi sintomi della malattia di Alzheimer, ripete continuamente alla figlia di voler essere sepolta nel cimitero del Verano, a Roma, nel Campo 109, dove con tutta probabilità avevano trovato riposo i suoi compagni partigiani.

Antonia Abbattista Finocchiaro

Questa è dunque la storia di una donna, prima di tutto, che ha lasciato spazio nella sua vita anche per l’esperienza di partigiana, raccontata con uno stile e una modalità diversa dal solito, secondo un genere a metà tra il saggio e la narrazione. Ne abbiamo chiesto conto all’autrice Antonia Abbattista Finocchiaro che ha così dichiarato:

In effetti ho voluto mescolare la documentazione d’archivio con brani del diario personale di Cordelia. Questo perché secondo me la narrazione dell’esperienza della Resistenza può e deve avere modalità diverse, come peraltro alcuni scrittori hanno già fatto, senza per questo nulla togliere alla verità della storia. Penso che se vogliamo che la Resistenza sia attualizzata e diventi ancora oggi impegno quotidiano per la difesa della libertà e della democrazia, occorra andare a cercare nella Resistenza stessa la quotidianità, di chi si è impegnato mettendo in pericolo la propria vita, anche se non ha dato luogo a fatti eclatanti. Per dirla diversamente, occorre cambiare il paradigma del racconto e dell’approccio alla Resistenza, superando – senza mai dimenticarli, sia chiaro, anzi esaltandoli nei libri scolastici e in tutte le occasioni – gli elenchi delle violenze e degli assassini, ma andando anche a guardare dentro le vite degli uomini e delle donne che hanno praticato quelle esperienze. Non a caso – conclude l’autrice – per descrivere la situazione della Roma del 1943-44 ho scelto di citare una grande scrittrice come Edgarda Ferri, che nel suo lavoro intitolato “Uno dei tanti. Orlando Orlandi Posti ucciso alle Fosse Ardeatine. Una storia mai raccontata” traccia un quadro vivo e accorato della situazione storica

Immagine di copertina: La foto di una vittoria di atletica nel 1937 (la M scritta sulle magliette era obbligatoria e stava ovviamente per Mussolini)

Cordelia controvento.
Campionessa pugliese, partigiana a Roma
di Antonia Abbattista Finocchiaro,
Moretti & Vitali editori, 2023
Prezzo: Euro 12

Vita controvento ultima modifica: 2023-04-21T20:42:16+02:00 da GIANLUCA SUARDI
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1 commento

Angelo Bendotti 22 Aprile 2023 a 9:54

Ho letto il libro di Antonia Abbatista. Non conoscevo la storia di Cordelia, esemplare per tanti aspetti. Una delle Madri che ci hanno dato la libertà. Non deludiamo la loro storia.

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