Un silenzio assordante, da quel 29 luglio 2013, giorno del rapimento di padre Paolo Dall’Oglio nei pressi della città di Al-Raqqa, in Siria. Un silenzio che però è accompagnato da una “colonna sonora” a più voci, ricordata da Riccardo Cristiano, giornalista e scrittore, nel suo libro Una mano da sola non applaude. La storia di Paolo Dall’Oglio, letta nell’oggi (edizioni Ancora) Ma perché abuna Paolo è stato rapito e fino ad oggi non si hanno sue notizie? Conosceva il rischio che correva presentandosi al quartier generale dell’Isis, al cospetto di Al-Baghdadi, per perorare la liberazione di due vescovi rapiti e tentare un dialogo di riconciliazione tra fratelli?
Il mistero sulla scomparsa del padre gesuita è letta dall’Autore alla luce di quel che accade oggi in quella guerra dimenticata che sconvolge la Siria martoriata, Paese amato da abuna Paolo (padre Paolo in arabo), dove per trent’anni ha esercitato la missione di pace e fratellanza tra musulmani e cristiani e tra le fazioni sciita e sunnita dei musulmani stessi, un intreccio ingarbugliato di fede e potere, estremismi e integralismi. Come “scrollare di dosso il peso di poteri dispotici” che schiacciano le libertà nei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, in un sussulto che nella primavera del 2011 ha dato vita all’illusione delle ”primavere arabe”, viste da abuna Paolo come primo passo verso la formazione di Stati laici in un generale quadro di dispotismi e integralismi?

Abuna Paolo, romano classe 1954, dal 1975 nella Compagnia di Gesù, studia all’Università di Beirut innamorandosi della terra che dette origine alle religioni monoteistiche, il Medio Oriente. Convinto sostenitore della fratellanza possibile e rifiutando lo “scontro di civiltà” su esempio del movimento pacifista di riconciliazione sgorgato dalla teoria di Giorgio La Pira nel lontano 1958, abuna Paolo scopre avventurosamente le rovine di un antico monastero, incastrato tra sabbie e rocce del deserto del Qalamun a sud di Damasco: di fronte ai ruderi di Mar Musa al Habashi il gesuita è folgorato dalla spiritualità del luogo antichissimo, dove l’eremita Mosè l’Etiope nel V secolo si ritirò in preghiera, e dove nell’XI secolo sorse un monastero siro-antiocheno. I ruderi che abuna Paolo restaurò tornarono a essere un monastero abitato e visitato da pellegrini e turisti, in nome della fratellanza e condivisione. Proprio per tali idee legate alla riconciliazione tra religioni e a una possibile “democrazia colorata di Islam”, oltre che per i tentativi di dialogo tra curdi (iracheni, siriani, iraniani, turchi popolo diviso da discutibili decisioni politiche del secolo scorso) abuna Paolo fu espulso dalla Siria due volte ed entrambe le volte rientrò, clandestinamente, fino alla fatale visita al quartier generale dell’Isis a Raqqa.

Cari amici siriani, [scriveva abuna Paolo in una petizione su change.org nel luglio 2013, pochi giorni prima di sparire] … Ho preso posizione in favore dei democratici siriani schiacciati da una repressione inumana e indiscriminata… sono stato espulso nel 2012 e da allora sono impegnato a tempo pieno per la difesa dei diritti dei siriani e della legittimità della loro rivoluzione. Oggi, lo sappiamo, la Siria fa da ring per una lotta geopolitica regionale all’ultimo sangue…le Chiese non hanno saputo reagire in tempo e i cristiani si trovano intrappolati nelle zone di guerra…
E a Papa Francesco chiede di “promuovere personalmente un’iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria”, appello complesso, politico e umanitario insieme, lucido esame di una situazione che ancora oggi appare opaca e indefinita, della quale poco si sa e meno si parla.
Un Levante dilaniato, che da Israele al Maghreb, dalla Turchia al Libano, è fonte di disordini, discriminazioni, ingiustizie sociali, violenza, povertà, emigrazione e tutti i problemi che la recente guerra di invasione Russia-Ucraina accentuano in maniera drammatica: quella III guerra mondiale diffusa della quale parla Papa Francesco.
Riconciliazione: tentativi di dialogo tra Isis e curdi,
tra figli di Abramo e anche tra loro e i post credenti… su quei sentieri di un Levante che se non fosse plurale cesserebbe di essere quel che è stato per secoli e di ispirare alla pluralità e all’incontro tutto ilmbacino del Mediterraneo,
scrive il direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spataro nella prefazione.
Una Chiesa in cammino che parte dai luoghi cuore pulsante di Islam, Cristianesimo, Ebraismo dove una pace si può trovare percorrendo tutte le strade possibili, come vuole abuna Paolo. Sempre presente con il suo slancio e la sua speranza.
Certo, un applauso scrosciante potrebbe sancire la pace, ma un applauso non si può fare con una mano sola. Quindi, abuna Paolo, dove sei?


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