Prossimo e remoto

Eleonora Rimolo, poetessa d’Alterazione
MARCO PAOLI
Condividi
PDF

Premio Ceppo Poesia Under 35 -2023, Pistoia

Nella splendida cornice del Premio Ceppo under 35, lo scorso 7 maggio a Pistoia, Eleonora Rimolo, classe 1991, salernitana di nascita e assegnista di ricerca nell’ateneo della sua città natale, si è aggiudicata il primo premio con la raccolta di poesie Prossimo e remoto (peQuod, Ancona, 2022). Lo stesso Milo De Angelis, che ha firmato la postfazione alla raccolta, parla della Rimolo come di una poetessa dell’Alterazione, specificando che «l’Alterazione non è la metamorfosi […], l’Alterazione è drammatica, a volte terribile, ci getta in luoghi che non riconosciamo, che sono stati sconvolti nella loro essenza e non parlano più la nostra lingua».

Eleonora Rimolo

L’accento messo da Milo De Angelis sull’Alterazione rende bene l’idea dello spaesamento familiare, per dirla in modo ossimorico, per i lettori coetanei della Rimolo, che coglie chi si accinge a leggere i testi della giovane poetessa salernitana. È frequente nella generazione dei Millenials, la generazione dell’autrice e di chi firma questa recensione, un senso di smarrimento e di indecifrabile individuazione di punti di riferimento nel presente come nel passato.

La raccolta è comunque ordinata in una struttura composita e studiata; si suddivide in tre sezioni (Microcosmo, Isola, Macrocosmo): ventidue componimenti occupano la prima e la terza sezione, sei componimenti la seconda in un movimento, dato dal titolo delle sezioni stesse, che sembra richiamare un movimento dal piccolo al grande, passando per lo smarrimento in un luogo, come un’isola, che può essere familiare e accogliente, come alienante e indecifrabile. Assai studiate sono anche le forme metriche che, se non aderiscono perfettamente ai modelli della tradizione come il sonetto, sfruttano tuttavia endecasillabi, ottonari e novenari ben legati fra loro, nonché figure retoriche ben note come l’enjambement forte: «nascere è stato / questo amaro avere […] incolta / natura che offende e decide tutto».

Quell’abbraccio te lo sei preso tutto,
lo hai sentito premere tra le scapole:
un bene semplice che non ti raggiunge.
È una trincea la casa materna dove mi ospiti,
in cui i morti spiano le mie voglie, i tuoi gesti
misurati: non eccedi in niente, emargini
ai miei occhi le stanze più intime, chiedi scusa
per il disordine e poi dici di no, pronunci
le parole vuoto e fermo per intendere una fine,
per benedire nel sonno dopo la fatica
questo uso incosciente dell’affetto

L’abbraccio è, nella poesia della Rimolo, un bene semplice che, pur premendo fra le scapole, non arriva a destinazione. La poesia di apertura della raccolta sembra ben definire i margini d’inafferabilità degli eventi e dei desideri: ci si abbraccia, ci si accoglie in casa, ma poi si giunge alla fine e la consonanza che lega il “tutto” del primo verso con l’ “affetto” dell’ultimo verso pone in relazione ciò che conta ma che sembra non poter essere ottenuto: la “casa materna” che “ospita” l’io lirico è una “trincea”, sostantivo che altera – intendendo il verbo ‘alterare’ come Milo De Angelis lo utilizza nella sua postfazione – così il senso di accoglienza e unione dei soggetti del componimento.

Eleonora Rimolo al Ceppo

Non solo. Volendo analizzare alcuni elementi del lessico è possibile vedere, ad esempio, come la raccolta della Rimolo utilizzi più volti l’aggettivo “semplice” («Quell’abbraccio […] un bene semplice che non ti raggiunge»; oppure: «un corpo semplice abitava nel letto»; o ancora: “il mare qui è un composto semplice») attribuito spesso a elementi sensoriali del quotidiano (un corpo, un abbraccio, il mare). L’utilizzo di aggettivi come semplice e di immagini proprie del mondo quotidiano sono però accompagnati da rimandi intertestuali ad altre opere della Letteratura, come la «città dolente» di dantesca memoria, nonché a elementi propri del mondo biblico (si veda la poesia «se l’uomo coi suoi stracci incosciente», interamente imbevuta di rimandi al cristianesimo) e a un lessico specialistico (il “linoleum”, le “clorofite”). Eleonora Rimolo non esclude nulla dalla sua poesia, quindi, ma allo stesso tempo pone tutto su un orizzonte indecifrato e quasi indecifrabile, come ben fa capire dalla poesia che sembra dare il titolo della raccolta:

A volte la macchina del mondo si ferma
Con un lungo fischio ed io non so
Quale passato usare mentre riposi,
se tu mi sia remoto o prossimo. Come un fossile
la parola segnala il resto parziale di un organismo,
di una cosa che c’era e che c’è: la scheggia
di un tuo dente perduto a scuola da bambino,
l’anello che porti sull’orecchio destro
e tutto quanto ti fa vivo e primitivo
dentro quell’orma sul pavimento,
traccia ovale del risveglio, figura di partenza

Ci sono oggetti utilizzati al limite del correlativo oggettivo di montaliana memoria («la scheggia /di un tuo dente perduto»; «l’anello che porti sull’orecchio destro»; «l’orma sul pavimento»), ma allo stesso tempo tutto svanisce e non si può identificare la giusta collocazione dell’altro che sembra sfuggire comunque nel passato, o più vicino, o più lontano.

Questa fusione di concreto, vicino e allo stesso tempo indecifrabile non è un elemento nuovo della poesia di Eleonora Rimolo. Leggendo un componimento tratto da La terra originale (lietocolle, 2018) è possibile proprio ritrovare questo particolare modo di interpretare la realtà della poetessa:

Sono rimasta dove mi hai posato
mai spostata oltre la linea di contorno
di là della cinta muraria che protegge
i segreti dei vicini. Litigano nel buio,
le loro colpe conquistano l’appartamento
con un movimento sottinteso, inutile:
nell’intervallo tra una risposta e l’altra
gli affetti sono in erosione, la lesione
si apre in un fiore ostinato a riprodursi.
Spio il detto, il non detto; la vita
in granuli è spaventosa, la paura
di assumerla mi spinge a vomitarla,
spegne i circuiti minimi dell’esserci
dentro le pozze fredde delle tue guance

I vicini litigano nel buio e l’io della poetessa ne scova i segreti, alterando così tanto la sensibilità di chi scrive da fargli dire che «la vita / in granuli è spaventosa, la paura / di assumerla mi spinge a vomitarla». Qual è il confine fra ciò che vive e non vive l’autrice e con lei il lettore? Dove si deve collocare il bagaglio dell’esperienza? Dove sono i desideri realizzati e quelli perduti? In un luogo allo stesso tempo palpabile e impercettibile, nel “Cristo crocifisso”, sul pavimento “linoleum” e nel “mare semplice”, in un passato, non si sa se prossimo o remoto.

Prossimo e remoto
di Eleonora Rimolo
Editore peQuod, 2022
Prezzo: euro 13.00


Immagine di copertina: foto di El Swaggy su Unsplash

Prossimo e remoto ultima modifica: 2023-05-17T16:27:53+02:00 da MARCO PAOLI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento