Sudafrica. La lunga scia della Guerra fredda

Nella storia della guerra in Ucraina c'è anche un capitolo che si svolge nel più importante paese africano...
FRANCESCO MALGAROLI
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Una delegazione di militari sudafricani in Russia a metà maggio; un ambasciatore americano in Sudafrica che mette una bomba (molto più che metaforica) sotto il governo di Pretoria; un Presidente che si barcamena tra Casa bianca e Mosca con un occhio a palazzi e baracche in patria; l’accordo tra Stati Uniti e 35 paesi africani (compresa Città del Capo) sul tavolo a Washington da rinnovare: in Sudafrica c’è imbarazzo della scelta.

All’inizio di dicembre nella rada di Simon’s Town – dov’è una base della Marina sudafricana – giunge la Lady R., un cargo russo. La cosa non passa inosservata. Armati di binocoli, alcuni scoprono che la nave, sulla lista del Tesoro americano delle sanzione a carico della Russia per la guerra all’Ucraina, sta brigando con container non meglio identificati. Dura tutto tra il 6 e l’8 dicembre, poi la Lady R. se ne va.

Dichiarazioni fumose, dicerie e sospetti di allora sono all’ordine del giorno. Gli Stati Uniti voglio vederci chiaro.

A gennaio, durante una visita in Sudafrica, proprio la ministra delle Tesoro americano Janet Yellen ribadisce ancora una volta che “saremo rapidi e duri (attraverso sanzioni apposite) con chi sostiene la Russia”. Non dice altro, ma a febbraio dal Tesoro arriva sul tavolo del governo sudafricano il primo dispaccio: noi sosteniamo che nella stiva della Lady R. c’era un carico di armi e munizioni.

  

L’ambasciatore statunitense Reuben Brigety con un gruppo di danza tradizionale Zulu.

Quella che era un’affermazione ancora generica, si colora di scuro a metà maggio. Reuben Brigety, ambasciatore americano a Pretoria da un anno, davanti ai giornalisti dice di “essere sicuro” che a Simon’s Town, a dicembre, la Lady R. ha caricato armi e munizioni. Quindi il Sudafrica, dice anche, si è schierato con Mosca. Una cosa a dir poco irrituale, un diplomatico che risponde ai reporter con le parole pronunciate da Brigety, ribatte sul News24 Melanie Fourie Verwoerd, ex ambasciatrice in Irlanda quando Nelson Mandale era Presidente, per anni sposata al nipote di H. F. Verwoerd, artefice del castello chiamato apartheid.

Anthony Blinken, segretario di stato americano, non dice nulla, ma il giorno dopo telefona a Naledi Pandor, ministra delle Relazioni internazionali, per far capire al governo di Città del Capo dove stare, ossia nell’alveo delle potenze occidentali. Sotto sotto usa argomenti assai convincenti – un’offerta che non si può rifiutare, per dirla con Marlon Brando ne Il Padrino. Uno è l’African Growth and Opportunity Act (Agoa) per favorire le nazioni africani subsahariane nel commercio con gli Stati Uniti. È entrata in vigore del 2000, dovrebbe durare fino al 2025.  A Johannesburg a settembre si dovrebbe tenere la conferenza annuale. 

Secondo recenti dati dell’Agoa l’economia sudafricana ha avuto un ricavo 1.75 miliardi in dollari per le esportazioni in America, e 62.000 di posti di lavoro in più. I dati della Camera del lavoro americano a Pretoria dicono che gli americani in Sudafrica sono al quarto posto per investimenti esteri dopo Inghilterra, Olanda e Belgio. Mentre nel 2021 il totale delle esportazioni in Russia è dello 0,23 per cento, dice al Daily Maverick Donald MacKay, capo della società di consulenza XA Global Trade Advisors. Componenti per auto e auto, agricoltura – a cominciare alle arance – gioielli: probabilmente è il Paese che commercia di più con gli americani con duty free e patti per abbassare i costi.  Un esempio: nel 2017 gli americani hanno importato dalla provincia di Città del Capo circa 59 milioni di dollari di vino, competendo alla parti con altri Paesi. 

Dopo le parole di Yellen già a febbraio Sydney Mufamadi, nominato dal presidente della Repubblica capo della sicurezza nazionale, si precipita a Washington. Secondo la ricostruzione del Daily Maverick, il suo compito è allentare la tensione sulla questione della guerra Russia-Ucraina, parlare della Lady R., ma la vera partita è l’Agoa. La pratica Lady R. sembrava sotto controllo, si poteva lavora su gli altri fronti. 

Ma il diplomatico senza freni aveva anche detto che la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è uno degli elementi da considerare per i benefici derivati dall’Agoa. Il Sudafrica deve stare attento a dove mette i piedi. Per esempio, se “non ci sono più le condizioni per un governo costituzionale” (Etiopia) o “se ci sono violazioni dei diritti umani” (Gambia e Mali), gli Stati Uniti possono tagliare le forniture. Questi tre Stati infatti sono stati puniti. Lo stesso può toccare a Johannesburg?

Dopo un giorno di telefonate e incontri, Brigety si rimangia tutto: “Ero stato mal interpretato”, c’è una “collaborazione molto forte tra Sudafrica e Stati Uniti”. Non la pensa così il capo dello stato Cyril Ramaphosa. È furioso, promette una commissione d’inchiesta, non vuole una “diplomazia da megafono” che da un poco si usa fare.

L’ambasciatore statunitense Reuben Brigety e il ministro delle relazioni internazionali sudafricana Naledi Pandor.

Intanto però le notizie sono continue e il megafono serve a poco. Pretoria ha un rapporto privilegiato con Mosca che data dalla Guerra Fredda. Da una parte c’era Washington, alleato con i razzisti, mentre l’Unione Sovietica era al fianco dell’African National Congress in esilio e tra le due Nazioni è rimasta inalterata. Nella relazione a conclusione del congresso di dicembre scorso, dove è stato designato Ramaphosa come candidato delle elezioni alla presidenza della Repubblica, c’è un passo che non tutti hanno letto, ma Brigety sì. In sintesi, si dice che gli Stati Uniti hanno solo interessi nazionali nella guerra tra Russia e Ucraina: “è prima di tutto un conflitto tra Stati Uniti, Nato e Russia per l’obiettivo della dottrina elaborata da Wolfowitz (viceministro degli esteri nel gabinetto Bush Jr)… che identifica Russia e Cina come potenze antagoniste da contenere”.

Ramaphosa invece parla di Paesi “non allineati”, come si diceva anni fa, e cerca a tutti i costi una pace tra due popoli, in un certo senso contrario alla dottrina “Wolfowitz”. Ogni volta che c’era una risoluzione delle Nazioni Uniti contro la Russia Pretoria si astiene, come anche India, Cina, Brasile – paesi partner del Brics (appunto Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) per l’economia internazionale di Stati emergenti. Per la prima volta un mese fa, però in tre hanno votato sì in una risoluzione contro l’aggressione di Mosca a Kiev, il Sudafrica si è astenuta. I “non allineati” ballano, ma comunque una delegazione africana (Zambia, Senegal, Congo, Uganda, Egitto and Sudafrica) vola a parlare con Putin e Zelensky.

Il generale Lawrence Mbatha, capo delle forze armate suadafricane, in visita a Mosca con il generale Oleg Salyukov, capo delle forze di terra russe, 17 maggio 2023

  

Torniamo alla Lady R.. Moeletsi Mbeki, economia e fratello dell’ex capo dello Stato Thabo Mbeki, dopo le parole di Brigety dice al City Press che la vendita di armi senza l’autorizzazione da parte del governo è azione da esecutivo parallelo, cioè Ramaphosa non controlla più nulla. Il Financial Times prova a scrivere invece di tre ipotesi per il cargo. La prima: non c’è nessun carico di armi, ma solo sciatteria e corruzione, questa volta capita alla Marina e non è la prima volta che succede. Seconda ipotesi: il Sudafrica non voleva caricare niente sulla nave, ma ha un obbligo datato alla Guerra Fredda dei confronti di Mosca e, malvolentieri, deve adempirlo. Terza spiegazione: sono gli americani che hanno scommesso che la Lady R. era carica di munizioni, per provocare un’incidente come spesso è accaduto – l’Iraq insegna.

Ci si aggiunge un altro pezzo. A metà maggio arriva a Mosca un gruppo di alti militari sudafricani capitanato dal tenente generale Lawrence Mbatha. È una visita di cortesia come altre in tutto il mondo. Vero? Falso? Non si sa. 

Si sa però che c’è un altro soggetto che guarda dalla finestra: la Cina. Per qualcuno osserva per vedere il cadavere passare. Potrebbe essere l’Anc, o parti di esse che dice sempre sì a Mosca; o forse aziende e investitori che commercia con il ricco Ovest sempre meno appetibile. Il giro d’affari tra Pretoria e Pechino è più grande di quello verso Washington. Nell’emisfero australe nuove alleanze si stanno saldando.

Il Sudafrica è un vaso di coccio appetito da tanti.

Immagine di copertina: Il cargo russo Lady R nella baia di Simon’s Town [fonte: Daily Maverick]

Sudafrica. La lunga scia della Guerra fredda ultima modifica: 2023-05-17T19:43:32+02:00 da FRANCESCO MALGAROLI
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