Rachmaninov, un anniversario che ripropone dubbi e polemiche

MARIO GAZZERI
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Fa sempre piacere trovare una conferma alle proprie convinzioni e preferenze musicali nei testi sacri di critici e musicologi. Nel 150mo anniversario dalla nascita del pianista e compositore russo Serghiej Rachmaninov (1873) la sua musica è nuovamente risuonata nelle sale da concerto di mezzo mondo ridestando l’interesse dei tanti che lo avevano, se non dimenticato, sicuramente declassato da musicista a sommo pianista e mediocre compositore. E così apprendiamo che Massimo Mila, nella sua Breve storia della musica (“breve” ma di quasi cinquecento pagine) cita una sola volta il compositore russo, sostanzialmente denigrandolo quando parla di Rachmaninov limitandosi a denunciare il suo “macchinoso virtuosismo pianistico”. Giudizio severo che, se espresso da altri, forse non prenderemmo neanche in considerazione. Ma è fuor di dubbio che il musicista russo abbia goduto di una fama non sempre proporzionata all’effettivo valore delle sue opere, soprattutto degli Stati Uniti dove si rifugiò dopo la fuga, a fine dicembre del 1917, dall’amata Russia sconvolta dalla rivoluzione bolscevica.

Konstantin Somov, Ritratto di Sergej Rachmaninov (1925) Galleria Tret’jakov di Mosca

La sua musica conosce peraltro dei momenti espressivi carichi di una passione travolgente. E qui ci riferiamo, naturalmente, al primo movimento del suo famosissimo Secondo concerto per piano e orchestra, il più lungo e appassionato dei tre movimenti, molto noto anche a un pubblico non preparato per la struggente melodia che lo pervade e che venne ripresa a Hollywood in più di un film. Rachmaninov prese dimora nella vicina Beverly Hills dove poi morirà nel 1943.

C’è poi da dire che l’opera di Rachmaninov (autore anche di molta musica da camera tra cui, ricordiamo, il magnifico Trio elegiaco in Sol diesis minore) non segue un percorso di crescita e di impostazione armonica che permettano di inserirla in una determinata epoca musicale. Se in alcuni brani di musica da camera si avverte un’influenza riconducibile a Debussy, il famosissimo secondo concerto per piano potrebbe essere inserito senza problemi nel filone romantico del primo Ottocento.

Al riguardo, il compositore e critico torinese Nicola Campogrande scrive:

Ad un ascolto distratto la musica di Rachmaninov potrebbe sembrare di metà Ottocento, nata in pieno Romanticismo, ma in realtà non lo è affatto…

Tuttavia la prima impressione è proprio quella. Il compositore volle cimentarsi anche nella musica sinfonica, ma la sua Prima Sinfonia si rivelò un fiasco totale dopo la prima esecuzione a Mosca. Episodio che sconvolse letteralmente Rachmaninov che cadde in uno stato di grande prostrazione e profonda depressione dalla quale uscì dopo un’analisi con un allievo di Freud che lo sottopose a una serie di sedute di ipnosi (pratica terapeutica utilizzata anche dallo stesso padre della psicoanalisi). Il concerto è, a nostro avviso, una sorta di involontario omaggio, di ritorno forse inconsapevole al Romanticismo.

Serghiej Rachmaninov e Arturo Toscanini

L’eredità di Schumann e dello stesso Beethoven emerge a tratti, ma con chiarezza, in Rachmaninov. Prima di lui, la scena musicale russa era occupata da Ciaikovskji (di trentatré anni più grande di lui) che nella tessitura musicale e strumentale delle sue opere ci appare peraltro più moderno ed innovativo. Ciaikowskji esplorò nuovi linguaggi osando seguire nuovi percorsi soprattutto nelle partiture dei suoi famosissimi balletti. Forse è anche per questo che molti musicologi (anche russi) ricordano Rachmaninov soprattutto come grande pianista, virtuoso della tastiera che spesso venne paragonato a Ferenc (Franz) Liszt. Rachmaninov era un bell’uomo, molto alto (oltre il metro e novanta) e con una apertura delle mani che riuscivano a coprire, ciascuna, almeno quattro o cinque note più di un’ottava rispetto all’ottava più una o due note dei comuni mortali. Prima di Prokofiev e Stravinski, attivi ormai soprattutto nel ventesimo secolo, la specificità della musica russa si deve soprattutto all’infelice Ciaikovskji ma anche al cosiddetto “Gruppo dei cinque” che operarono nella seconda metà dell’Ottocento a San Pietroburgo.

Un Rachmaninov adolescente con il maestro Nikolai Zverev

Oltre al fondatore Balakirev, diedero lustro al gruppo Modesto Musorsgkij, Nikolai Rimskij Korsakov, Aleksandr Borodin e il meno noto Cezar Kjui. Questi musicisti, che basavano le loro opere su temi tipicamente russi, sperimentarono tuttavia le diverse sonorità offerte da strumenti nuovi e non legati al folklore e alla tradizione del paese, aprendo dunque la strada ai successivi grandi compositori tra i quali possiamo e dobbiamo inserire anche il supremo Dmitrj Shostakovic.

Immagine di copertina: Rachmaninov nella sua residenza del New Jersey, 1923

Rachmaninov, un anniversario che ripropone dubbi e polemiche ultima modifica: 2023-05-18T18:06:44+02:00 da MARIO GAZZERI
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