Lacrime di babirussa

L’opera prima di Riccardo Innocenti
MARCO PAOLI
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Premio Ceppo Selezione Poesia Under 35 – 2023, Pistoia


Il termine babirussa, con cui si designa un genere di mammiferi caratterizzata dalle sue due lunghe zanne che fuoriescono dal muso, deriva dall’unione di due parole malesi che significano cervo e maiale

L’unione di elementi differenti sembra essere anche la caratteristica propria della raccolta di Riccardo Innocenti, di Grosseto (Toscana), nato nel 1992, dottorando in Filologia e letteratura italiana e docente nella scuola secondario di I grado e secondo classificato al premio Ceppo Poesia Under 35 lo scorso 7 maggio a Pistoia.

La raccolta Lacrime di babirussa, appunto, opera prima dell’autore, fonde non solo generi e stili diversi, un lessico vario, utilizzato in molteplici soluzioni linguistiche, ma anche poesia e prosa, arti figurative e cinematografia, problemi lontani nel tempo e vicini a noi come quello della parità di genere e del patriarcato.

Il volume racchiude 44 componimenti suddivisi in sette sezioni. Già il testo di apertura sembra far trasparire una violenza latente («Dalla finestra i passanti / si vengono incontro / decisi sul marciapiede, sembra / che stiano per prendersi a pugni») che attraversa tutto il libro in modo ora più, ora meno vistoso, come nel primo rapporto sessuale di una donna («Se la donna è sana e forte […] allora la si può deflorare presto / senza troppe preoccupazioni») o la violenza subita da un soggetto sempre di sesso femminile durante una visita medica come nell’ultima poesia in prosa: «Una sua amica gli ha raccontato di una ragazza che si stava sottoponendo a un’esplorazione rettale quando il medico le ha baciato la natica, il dito ancora su per il culo».

Ma vi può essere una soluzione a questa violenza continua, che «rifulge fin dal primo testo poetico della raccolta», come dice Jessy Simonini nella postfazione? La soluzione sembra essere smettere di respirare. Tutte le sezioni iniziano con un componimento, scritto in corsivo, che ha come tema la cessazione del respiro.

È facile smettere di respirare, eppure hai qualche timore
Forse, come la gran parte delle persone, il solo pensiero di smettere di respirare ti terrorizza
ti senti timoroso, in preda al panico o pensi che non sia il momento giusto per smettere.
Tali stati d’animo sono generati dall’aria che respiri.
Non hai mai deciso di cadere in questa trappola congegnata in modo che tu ci rimanga.

Riccardo Innocenti

La vita, metaforicamente contenuta nel respiro, sembra essere qualcosa da interrompere, il gesto di smettere di respirare è facile, immediato. Eppure, la paura di smettere di respirare sembra far trasparire un non libero legame con la vita, ribadito anche in un altro dei componimenti di apertura di sezione, la terza: «L’uomo ha lottato per decenni, eppure respirando trascorre la sua esistenza in una servitù che si infligge da solo». La lotta fa parte dell’uomo, ma la lotta per la vita vuol dire essere schiavi della vita e questa schiavitù è emblematicamente significata nel respiro. Anche la poesia che apre l’ultima sezione ribadisce in via definitiva questa percezione del rapporto fra l’uomo e la vita come una forma di schiavismo: «pura schiavitù: passare metà della vita respirando automaticamente e desiderando di non aver mai iniziato».

Se una via di fuga dalla violenza intrinseca presente nella vita sembra essere racchiusa nel rifiuto della vita stessa, un luogo dove questa violenza è palese è proprio la sessualità. La sessualità, esplicitamente descritta in immagini a tratti pornografiche («Hai inviato una foto del tuo cazzo / a una ragazza che non conosci / su Instagram»; oppure: «La penetra da dietro per qualche minuto» ; o ancora: «Si è svegliata e le stava venendo dentro / senza preservativo») con un linguaggio esplicito e diretto. È nella sessualità che emergono tutti quei conflitti profondi dell’essere umano e la sessualità, nella poesia di Innocenti, porta l’homo sapiens sullo stesso piano di qualsiasi altro mammifero che si riproduce sessualmente, con l’aggravante che l’uomo, dotato di ragione, sembra, nel coito, perdere qualsiasi sua capacità logico-interpretativa.

La penetra da dietro per qualche minuto
Concentrandosi sul movimento che compie
Poi pensa a lei come a un maiale. Rallentando
Ne osserva le parti, mentre spinge il bacino
Verso il suo e tira a sé con le mani
La carne dolce nelle pieghe dei fianchi
I seni schiacciati contro le lenzuola.

Lei si è lasciata scopare controvoglia, lui lo sa
E lo accetta, come quando ci diamo agli eventi
Prestando parti di noi, senza chiari conflitti
Mentre il resto scorre nell’atmosfera intatta
Trovando il suo posto in un gesto enorme
Il malinteso protratto fino al silenzio
Quando la luce si restituisce”.

In questo componimento, già citato ma qui riportato per esteso, l’umano e l’animalesco si confondono. La lunghezza dei versi, tutti più abbondanti del canonico endecasillabo, sembra riprodurre la rottura dei confini fra ‘umano’ e ‘animale’, fra ‘detto’ e ‘non-detto’, dove tutto va a esaurirsi nei conflitti non verbalizzati, nel ‘malinteso’ che sfocia nel silenzio. L’atto sessuale, che dovrebbe essere momento di istintuale verità e pienezza di umanità, diviene nella poesia di Innocenti la riproduzione di una umanità monca e immatura, egoista e timorosa di essere sé stessa, imbevuta di elementi culturali – si parla infatti di pornografia («Quando nei porno lei inizia a fissarti / dice Vedi cosa mi stanno facendo?») come di femminismo: «la sua nozione di femminismo è stata mediata da contenuti online».

Questa rottura e deformazione dell’umano che diventa animale, come già detto, emerge dalle strutture metriche, dal linguaggio, dall’utilizzo anche della prosa in alcuni componimenti, ma anche dall’incontro fra la poesia e l’arte figurativa. Nella sezione IV, quella centrale, Innocenti, oltre al componimento di apertura, ci regala quattro poesie di ecfrasi; l’autore descrive e si lascia ispirare da quattro opere d’arte contemporanea (Can’t Help Myself; The Marriage of Reason and Squalor I; Bed; Five Day Locker Piece) senza che si alleghino delle foto, lasciando al lettore l’impegno di cercare le opere in questione per ispezionare più attentamente il mondo di emozioni e vicissitudini dell’autore. Questa mancanza non è assolutamente un limite della raccolta, anzi, risulta essere una risorsa che permette a chi si accinge ad incontrare la poesia di Innocenti di essere ancor più coinvolto da questo abbassamento dell’umano, forte quanto mai attuale: cercare i quadri che ispirano l’autore, vuol dire scovare le fonti di ispirazione, cercare le cause prime, riflettere sui motivi, recuperare quella razionalità e quell’umanità che Innocenti descrive con arte, ma soprattutto con coraggio.


Lacrime di babirussa
di Riccardo Innocenti
Editore NEM, 2022
Prezzo: euro 14,00


Immagine di copertina: The Marriage of Reason and Squalor di Frank Stella

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Lacrime di babirussa ultima modifica: 2023-05-21T18:24:12+02:00 da MARCO PAOLI
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