Damiano Fasso, re di Times Square. Per 15 secondi

Inizio maggio, un video appare su uno dei megaschermi che si affacciano sulla famosa piazza nel cuore di NYC. È di un artista trevigiano. ytali l’ha intervistato dopo l’evento.
ALFREDO BAGGIO
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[TREVISO]

Quindici secondi d’Arte, italiana, trevigiana, in una delle finestre digitali sulla piazza più famosa del mondo. 6 maggio, ore 18.00 in Italia, New York, Times Square: uno dei megaschermi più grandi tra i tanti che si affacciano su quell’affollatissimo spazio metropolitano riproduce un breve ma significativo video realizzato dall’artista trevigiano Damiano Fasso. Si tratta della fusione di due NFT (Non Fungible Token, gettone non fungibile, ovvero una tecnologia che, tra le sue tante applicazioni, permette agli artisti di diffondere la propria arte online senza il timore di non poterne reclamare i diritti d’autore) che raccontano nel modo più diretto possibile il valore del tempo. Del tempo che ci aspetta, di quello che perdiamo, di quello che immaginiamo e di quello di cui ormai siamo certi. 

Quindici secondi sembrano pochi, sembrano un niente, eppure sono fondamentali nella nostra vita. Con quest’opera ho voluto lanciare il messaggio che dobbiamo prenderci tempo per valorizzare il nostro tempo, fossero anche solamente 15 secondi. 

Quindici secondi che contano, non fossero pure quelli warholiani, ma attimi qualsiasi, di un tempo indefinito che vale sempre e comunque qualcosa, a prescindere dal numero di occhi che osservano e di orecchie che ascoltano. Quale sia il loro prezzo dobbiamo stabilirlo autonomamente e godere del loro valore nella nostra intimità. Non importa se quei quindici secondi saranno ricordati e non importa cosa essi significhino per il futuro. In fondo si perderanno nelle sabbie della storia, sopratutto oggi, tempo in cui i significati e i significanti sono svuotati, velocissimi e transitori. Sembra quasi che il valore di questi quindici secondi possa trovarsi solamente in un’illusione, un’immagine di uno schermo, magari un sogno ad occhi aperti. 

Questo lavoro, che ho intitolato “Cityscape Dream”, racconta quanto oggi si sia perso il valore del tempo. Ci viene rubato da questi piccoli rettangoli luminosi che teniamo in mano. Lo perdiamo e non possiamo più vedercelo restituito, per questo il mio vorrebbe essere un invito a riflettere su come lo spendiamo. Abbiamo bisogno di maggiore consapevolezza. 

Tempus fugit scrive il poeta. Cotidie magis, ogni giorno sempre di più, si potrebbe aggiungere. E non c’è medium più adeguato a narrare gli orrori del tempo che fugge se non i mostri. “Che non siano però troppo spaventosi”, ammette con un sorriso Fasso. Ritornano, tutte le volte, nei lavori dell’artista trevigiano, professore di Storia dell’arte al liceo Canova di Treviso. Mostri colorati, a preconizzare le tragedie che pendono sul capo dell’umanità, come una spada di Damocle pronta a precipitare e a decapitarla.

Nelle mie opere mi sono sempre ispirato a creature mostruose, per esempio gli yokai – bizzarre creature della mitologia nipponica – ma anche alle icone che mi è capitato di osservare durante la mia vita. I miei pensavo di chiamarli ajin – dal titolo di un manga seinen (per giovani adulti) – ovvero creature che siano la somma di tutte le qualità dell’umanità, negative e positive insieme, mutati come il concetto stesso di essere umano, per contaminazioni radioattive, figli di un’angoscia estremamente generalizzata al giorno d’oggi. 

Creature che sono mutuate da fumetti e videogiochi, per esempio Tomb Rider, Resident Evil, Diablo. E sono tutti nomi che non giungeranno nuovi alle orecchie degli appassionati, che diventano una delle prime fucine d’immagini cui Damiano Fasso attinge per dare vita ai propri lavori. 

A naso verrebbe da ascriverli al mondo dell’arte pop,

nonostante molti mi dicano che sia fake pop, perché il significato delle mie opere è nel voler riflettere quella che è la tempesta caotica dell’arte contemporanea.

Times Square, NYC

Dalle congerie imponenti dell’incredibile metastasi sensibile dell’arte contemporanea Fasso è riuscito a distillare delle categorie sufficientemente contornate, che sono raccontate in ognuna delle immagini che sceglie di rappresentare. 

Nel lavoro che è stato mostrato a Times Square ho scelto due figure protagoniste. La prima è uno scheletro di dinosauro che è una metafora dell’estinzione di massa. Una sorta di memento mori per l’umanità tutta. La seconda invece è un tenero alieno gigantesco che osserva i passanti, presentato insieme alla scritta “Never stop dreaming”, perché la salvezza rimane nel sogno, nella speranza di un futuro migliore. 

E chissà che non saranno proprio gli alieni a regalarlo all’umanità che intanto deve accontentarsi della propria fantasia, unica alternativa a una realtà sempre più ansiogena e difficile da sopportare, quanto più si torni indietro nel calendario generazionale. I nuovi esseri umani, i ragazzi, hanno paura. Il vento crudele dell’incertezza soffia nelle loro orecchie ed essi non possono far a meno di rabbrividire, confusi da un mondo sempre più polimorfo. Forme talmente varie e indefinite che si potrebbero sublimare in un diplomatico grigio, talmente complesso da diventare stupidamente semplice quando si voglia osservarle nella sua interezza, allo stesso modo di una mappa osservata da troppo lontano.

Interpretare il presente è estremamente difficile, è troppo caotico e il tempo ci separa emotivamente. Siamo tutti intrappolati in un estremo individualismo, che però viene sciolto in un’infinità di stimoli cui tutti noi siamo soggetti. Per raccontarlo mi è stato utile riferirmi alla semantica dei videogiochi, che è estremamente ripetitiva. Spari, distruggi e ricostruisci. 

Damiano Fasso

A grandi linee è il moto primo di ogni attività umana, distruzione e ricostruzione, guerra e pace, un respiro che è andato allargandosi nel corso della storia dell’uomo, dando spazio a momenti di “costruzione” sempre più lunghi (si vedano i cento anni della “pace” europea dal 1814 al 1914 cui fa riferimento Karl Polanyi nella sua opera La grande trasformazione). Il tempo della pace per l’umanità, quantomeno quella presente in quella parte di mondo che si dice essere più contenta di altre, ha determinato un’apoptosi delle categorie valoriali tradizionali, scomposte e ricomposte in sottocategorie sempre più assurde e specifiche, raccolte dalla storia, intesa come esoscheletro inorganico dell’umanità, ma solo parzialmente introiettate. 

D’altronde metabolizzare questo mare magnum di nuovi significati non sarà un processo rapido e sicuramente esso rimarrà indietro nella corsa del progresso. 

Questo provoca una profonda angoscia, dalla quale siamo distratti con cascate di lucine, immagini colorate, suoni allegri. Tutto sbrilluccica e scoppietta, ma dietro a questa festa per i sensi si nasconde un dramma umano, quello che si affronta solamente con la speranza, ogni giorno più flebile e che invece bisogna recuperare, per non lasciarsi abbattere. Cerco di passare questo messaggio, creando immagini magari allegre che però sono realizzate con materiali pericolosi o velenosi, ad esempio la polvere da sparo.

L’auspicio è allora che tutto si sistemi, ma allo stesso tempo ci si renda conto della qualità della realtà odierna. Si guardi alle luci e ai colori ricordandosi sempre quanto si è speso per mostrarli agli uomini tanto fortunati da poterli osservare. Perché non tutto è oro ciò che luccica.

Damiano Fasso, re di Times Square. Per 15 secondi ultima modifica: 2023-05-30T14:32:49+02:00 da ALFREDO BAGGIO
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