La città di ytali

Abbiamo attinto nel ricchissimo archivio della nostra rivista raccogliendo trentatré profili veneziani e ne abbiamo fatto un libro di carta, dal titolo “È la nostra città. Trentatré ritratti raccontano la Venezia che esiste e che resiste” [che presentiamo nell’aula magna dell'Ateneo Veneto mercoledì 7 giugno ore 18].
GUIDO MOLTEDO
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Chi scrive queste note non è veneziano. Ma la rivista che ha fondato e che dirige sì, lo è: ytali è venezianissima. Lo è per i tanti articoli di qualità che dedica a Venezia, scritti in gran parte da autori veneziani. Lo è perché ha sede a Venezia, una scelta che segnala la volontà e la possibilità di insediare nella città storica attività che non siano solo turistiche. Ma ytali. ha anima e testa veneziane soprattutto perché nasce e si sviluppa come risposta a un’esigenza assillante che ho sentito fin dall’inizio dell’ormai mia lunga relazione con Venezia: dare ai suoi abitanti la voce, la rappresentazione e la rappresentanza che non hanno o spesso hanno in modo distorto. E suggerendo, nel nostro operare qui, che la Venezia di oggi conserva le caratteristiche della città di Aldo Manuzio e le può rinverdire nell’era di internet.

Venezia è rappresentata e raccontata prevalentemente per le sue bellezze impareggiabili e per la sua unicità, una rappresentazione a cui s’accompagna quella di una città in pericolo, anzi a rischio esistenziale. Gli abitanti, se ci sono, restano sullo sfondo, più comparse che protagonisti della storia veneziana attuale, sia che se ne decantino i tesori che custodisce sia che si stigmatizzino problemi e criticità che la soffocano. Non deve sorprendere la sorpresa di non pochi visitatori della città nell’apprendere che Venezia è davvero abitata da persone che ci vivono, lavorano, dispongono di scuole, di ospedali, come qualsiasi altra città al mondo. Chi parla di loro, dei veneziani, chi li racconta, chi racconta la loro vita di abitanti di una città come qualsiasi altra pur essendo totalmente diversa da tutte le altre? 

Se Venezia muore, è il titolo di un bel libro di Salvatore Settis, ed è evidente l’eco di La morte a Venezia di Thomas Mann. Settis ricorre a uno dei più diffusi e solidi Leitmotiv su Venezia per destrutturarlo, certo, e impiegarlo al fine di considerazioni argomentate sui rischi che corre la città, sotto la pressione di un turismo senza freni e di processi di logoramento e di snaturamento. È nel repertorio dei titoli a effetto che riprongono il solito campo di gioco, pur volendolo negare, e propongono un piano unicamente difensivo per reagire all’aggressione che subisce Venezia. Così come il misuratore degli abitanti in permanente calo, da un po’ ormai sotto i cinquantamila, fa più notizia della pur modesta, ma non inesistente quota di nuovi abitanti e dei ventimila in più che secondo il mio spazzino, il mitico Beppe, vanno aggiunti ai residenti iscritti all’anagrafe.

ytali. ha scelto un’altra linea narrativa.
Dà conto, con dati e argomenti, dei diversi temi che sono al centro del dibattito cittadino e che, in tanti casi, sono osservati con attenzione dai non veneziani, anche perché, sempre più, molte delle questioni locali sono globali, quelle ambientali innanzitutto, così come le questioni riguardanti la residenza, la diversificazione produttiva, la tutela della specificità culturale.

Ma dà anche conto di tutto ciò che si muove nella direzione di una comunità animata da idee, da progetti, da persone desiderose di essere protagoniste e promotrici di una crescita consapevole e sostenibile della propria città.

Nel corso del tempo, ytali. ha pubblicato diversi profili di personaggi veneziani del passato, del presente,  e, in un certo senso, anche di un futuro possibile per Venezia. Personaggi illustri, ma più spesso il veneziano della porta accanto, che va in bottega e s’ostina in un mestiere che rischia di scomparire, il musicista, l’intellettuale, il rappresentante di uno dei tanti movimenti e associazioni che animano la vita politica, sociale e culturale della città.

Abbiamo così attinto nel ricchissimo archivio della nostra rivista raccogliendo trentatré profili veneziani e ne abbiamo fatto un libro di carta, dal titolo È la nostra città. Trentatré ritratti raccontano la Venezia che esiste e che resiste [che presentiamo nell’aula magna dell’Ateneo Veneto, in campo San Fantin, mercoledì 7 giugno ore 18].

In diversi hanno già osservato i nomi che mancano e che avrebbero dovuto essere nel libro. Obiezione comprensibile. Ma si tratta di una raccolta di articoli apparsi sulla rivista online. E, d’altra parte, un’antologia di personaggi e personalità veneziane che non faccia torto a nessuno avrebbe le dimensioni di una Treccani. E non sarebbe peraltro brillante e leggibile come il nostro libro, pur nella sua selezione che può apparire arbitraria. E lo è, nella misura in cui ogni antologia è soggettiva e va quindi giudicata per l’effetto d’insieme, come la performance di un’orchestra che non è la somma di tanti bravi musicisti.

Anche il titolo suscita perplessità. Ci scrive un lettore e amico:

Devo dire che nel titolo mi piace moltissimo la Venezia che esiste e mi lascia sempre perplesso quella che resiste; un’azione questa di primo acchito leggibile come ottimistica, ma incupita dalla sensazione sottesa di essere in guerra; civile per altro, contro un avversario senza volto.

Un altro lettore e amico si rallegra invece della scelta: abbiamo fatto bene, dice, a usare la parola che evoca resistenza e non l’ormai abusata “resilienza”, che ha in sé un connotato di adattamento passivo all’esistente. I veneziani non sono resilienti, resistono.

Senza retorica e senza enfatizzare la portata di certe parole, nell’endiadi esiste e resiste si legge la straordinaria capacità dei veneziani di attraversare questa complicata epoca storica con la forza, la sensibilità e la visione che richiede la voga di una barca lagunare in acque sempre più agitate da un moto ondoso fuori controllo e ormai permanente.

Ringraziamo Gianni De Luigi e Giovanni Dell’Olivo per avere generosamente accolto l’invito a fare della presentazione del nostro libro in Ateneo un’occasione speciale, un incontro nel segno della venezianità di autori e protagonisti del libro stesso, tra loro e con il pubblico.

Ringraziamo la presidente dell’Ateneo Veneto, Antonella Magaraggia, per l’ospitalità in un luogo tra i più straordinari di Venezia.

Ringraziamo i collaboratori di ytali e i personaggi ritratti nel libro che hanno reso possibile questa splendida operazione editoriale veneziana.

Una conversazione con la Piazza sull’evento in Ateneo Veneto

La città di ytali ultima modifica: 2023-06-06T19:12:55+02:00 da GUIDO MOLTEDO
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