A Sara Simeoni ci legano alcuni dei nostri ricordi più belli. Per questo, sapere che ne ha recentemente compiuti settanta un po’ ci rattrista e un po’ ci induce a riflettere. Perché la campionessa veronese, con la sua semplicità, il suo talento e la sua costanza di rendimento, è entrata a far parte del nostro immaginario. Al pari di Mennea e Fiasconaro è stata, infatti, la regina degli anni Settanta e Ottanta, in una specialità, l’atletica leggera, in cui all’epoca eravamo in grado di dominare a livello internazionale, regalandoci gioie di cui per molto tempo abbiamo dimenticato il sapore.
Dire Sara Simeoni equivale a dire salto in alto, nel periodo in cui il Fosbury aveva ormai reso obsoleto il ventrale e le sfide con le atlete tedesche erano avvincenti e giocate sul filo dei centimetri.
Chi la osserva in televisione oggi nota un’arzilla signora dotata di grande parlantina, smisurata simpatia e rara abilità nel tenere la scena, come abbiamo avuto modo di constatare sia durante “Il circolo degli anelli”, lo speciale della RAI dedicato alle Olimpiadi di Tokyo, sia durante “Il circolo dei mondiali”, l’approfondimento, sempre targato RAI, dedicato ai Mondiali in Qatar. Per capire chi sia stata davvero Sara Simeoni, tuttavia, bisogna riandare a una stagione in cui tutto sembrava possibile, in cui non ci si rassegnava al declino, in cui si lottava in ogni circostanza e si sapeva anche sorridere. E Sara, proprio come Pietro Mennea, è stata il volto felice di quell’epoca, una campionessa senza eguali e una personalità indomita, dotata di una grinta non inferiore al talento e di una capacità di rialzarsi in ogni situazione, fino a diventare un’icona globale dello sport.

L’aspetto che più ci addolora è che oggi una Sara Simeoni, forse, non sarebbe possibile. Di fuoriclasse ce ne sono e ce ne saranno sempre, sia chiaro, ma quella serenità d’animo, quella tranquillità, quella dolcezza e quell’affabilità è difficile trovarle nella società contemporanea, in un contesto in cui la competizione è diventata sfrenata, la furia ha preso il sopravvento pressoché ovunque e i valori dello sport sono venuti meno persino nell’ambiente che più di ogni altro avrebbe dovuto difenderli.
Settant’anni e non ci sembra vero, dunque, anche se lei non li sente, va avanti con la sua incredibile pacatezza e con la leggerezza calviniana che l’ha sempre caratterizzata. Del resto, esistono persone speciali che riescono a dare il meglio di sé in ogni momento. Sara appartiene a questa ristretta categoria: anche per questo le vogliamo così bene e non finiremo mai di stimarla e dirle grazie. Grazie per ciò che rappresenta, grazie per non essersi mai montata la testa, grazie per le emozioni che ci ha regalato e continua a regalarci.

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