Una vasta spianata polverosa e assolata, bordata da alti alberi di eucaliptus, percorsa da centinaia di uomini e donne con grandi borse e fagotti, che scrutano tra i mucchi di mercanzia accumulati per terra: è il suq del venerdì dell’A. quartiere periferico della grande città nordafricana.
Sui teli colorati distesi uno accanto all’altro sono raccolti apparentemente alla rinfusa gli oggetti più disparati: catene di biciclette arrugginite, chiavi inglesi, interruttori di plastica, montagnole di chiodi d’ogni dimensione, rotoli di filo di ferro, resti di motori di camion e automobili. Uomini seri in volto frugano tra questi oggetti lentamente e con sistema, fino a estrarre il pezzo prescelto, una vite, un pistone, con le mani annerite. Anche la contrattazione con il venditore avviene senza fretta, magari bevendo un tè alla menta. Dopo le reciproche informazioni sulla salute delle rispettive famiglie, s’affronta il problema prezzo. L’offerta è lanciata, la controfferta ribadita, finché qualche lucida moneta passa di mano in mano, una carta di giornale avvolge l’acquisto, ci si stringe la mano e via. Nuovo cliente che sbircia, nuova contrattazione.
Una musica assordante di tamburi, la nenia modulata del ney (antichissimo flauto ), il suono stridente dei violini esce da una tenda di fronte alla quale un ragazzo espone migliaia di cassette di musica tradizionale egiziana, molto apprezzata: una schiera di bambini e giovanotti s’accalca di lato, lasciando spazio dall’altro lato per le ragazze con gli occhi sgranati e tutti ondeggiano leggermente con il capo e con le spalle, mentre i più arditi sollevano le braccia accennando alla danza.

Decine e decine di “coffe” sono posate al suolo: le capaci sporte di foglie di palma intrecciate a due manici sono duttili, buone a portare chili e chili di peso, sia alimenti che foraggio per gli animali, bambini o ogni tipo di oggetto trasportabile. Queste coffe (il nome della coffa della nave si riallaccia proprio alla cesta che dall’alto dell’albero maestro contiene il marinaio occhio di lince) sono posate a terra accanto alle proprietarie che si riposano, e le proteggono appoggiandovi sopra un triangolo di lungo velo bianco che le ripara da sole e vento. Il sefseri. Ascoltare la musica è momento di pausa, il caldo sta raggiungendo il culmine, tra poco si smobilita. Il venditore di acqua si aggira con un ampio cappello di paglia pieno di sonaglini, offre una tazza, sempre la stessa, a chi ha sete e gli sgancia pochi spiccioli.
La spianata con la sua polvere ed i suoi alberi a delimitarne i confini è ordinata, divisa in settori a seconda della merce esposta: dopo la musica, ecco i vestiti, mucchi cangianti che le donne scompongono senza sosta, a volte contendendosi un paio di pantaloni, estraendo dalla base una vestaglia a fiori che riscuote l’ammirazione dei presenti. La ressa è ancora più compatta e si muove verso luoghi già affollati: qualche montagnola di mercanzia resta intatta qualche attimo, come sospesa, prima che il venditore con lo sguardo volonteroso si guardi intorno per annusare il vento e richiami con il grido di ogni mercato del mondo i clienti, prezzi bassi, ma così bassi che non ci si può credere….

Qualche donna allora si avvicina ma senza chinarsi, scosta col sandalo la manica di una camicia che sbuca dal mucchio, chiede se i jeans sono nuovi o di seconda mano. Iniziano varie conversazioni modulate, altre donne si avvicinano e si pongono in cerchio vicino alle coffe, si accucciano ed iniziano ad esaminare minuziosamente la merce prescelta da una di loro, un movimento di braccia e teste sembra una danza, i vari indumenti passano di mano in mano sollevati ben in alto. Il venditore finalmente sorride sollevato, si allontana di qualche passo con lo sguardo soddisfatto, pensa che si, lo sapevo che sarebbero arrivate…. E comincia a ricevere qualche soldo, in cambio di giubbini, camicie, biancheria….
E così di mucchio in mucchio, in cerchi concentrici, saltando tra i teli che delimitano gli spazi assegnati, si giunge alla parte più ricercata del suq, quella snob, dove veri banchi di legno sollevati da terra e ombreggiati da teli svolazzanti espongono felpe con marchi famosi, colorate. Assieme a jeans rigidi con l’etichetta di pelle dove un cowboy rotea un lazo a cavallo, scarpe da ginnastica con i lacci infilati a lato delle calzature: i ragazzi che chissà perché non sono a scuola ciondolano tra questi banchi, con lo sguardo chiedono al commerciante se possono toccare un pull o una scarpa, non hanno i soldi per l’acquisto, ma toccare almeno si può… Levano le mani di tasca, soppesano l’oggetto desiderato, mimano una prova, lo ripongono e si allontanano voltandosi più volte a guardare verso il banco.
Il vento caldo non cessa di sollevare la polvere, il sole è brillante, gli eucaliptus vibrano con le lunghe foglie che danno l’ombra ristoratrice, il mercato della frutta è oramai quasi vuoto, le donne con le coffe colorate di verdura si muovono verso le case, al fresco. Grida acute richiamano ultimi clienti proponendo affari, i prezzi si abbassano, tra poco si chiude. Anche i mercanti di abiti scuotono leggermente la loro mercanzia e la ripiegano in sgangherati scatoloni, pronti per l’indomani. Abiti stropicciati e impolverati magicamente tornano vivi, la polvere secca sparisce alla minima scossa: accoccolati a lato dei monticelli di vestiti, un ordine preciso fa sì che le giacche siano ripiegate con le maniche in diagonale, i pantaloni sapientemente riprendono la piega, la sottile biancheria ripiegata sembra uno sciame di farfalle. I cassoni delle camionette vengono stipati di pacchi ben legati, i teli che costituivano il negozio ora sono i protettori della merce per la notte, fino alla prossima tappa. Gli spazi prima occupati dai teli sembrano un geometrico dipinto dove la terra è rimasta libera dalle orme, circondati da mille tracce. Il suq è finito, rapidamente gli abitanti si riappropriano della loro spianata, capre e pecore si affastellano dov’erano i banchi di frutta e verdura anticipando i netturbini, i bambini con il pallone tracciano linee del campo da calcio lontano dagli alberi, i cani si rincorrono nel vento.
Tra sette giorni sarà ancora mercato.

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