L’insostenibile ambiguità dell’India

BENIAMINO NATALE
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Fino a quando ce la farà il primo ministro indiano Narendra Modi a navigare sulla studiata ambiguità che il suo governo ha mantenuto fino a oggi sull’invasione russa dell’Ucraina?
Una prima prova è il vertice (virtuale, i capi di Stato e di governo si riuniranno attraverso Internet) del 4 luglio della Shanghai Cooperation Organization (SCO), che sarà presieduto dall’India. L’SCO comprende India, Cina, Russia, Kazakhstan, Kyrghistan, Tajikistan, Uzbekistan e Pakistan. Come la stessa India e la Cina, gli altri paesi partecipanti si sono astenuti in sede ONU sulla mozione di condanna dell’aggressione russa.

Il primo ministro indiano è reduce da un’accoglienza trionfale a Washington, dalla quale viene apertamente corteggiato per l’evidente importanza dell’India nella creazione di un “fronte” di contenimento della Cina in Asia, resa ancora più rilevante dalla sua non velocissima, in parte caotica ma certamente costante crescita economica. 

L’India, bisogna sottolineare, è da alcuni decenni abituata a questa ambiguità: fu il fondatore del Partito del Congresso, il principale rivale del Bharatiya Janata Party di Modi, Jawaharlal Nehru, a inventare, con altri politici tra cui lo jugoslavo Josif Bronz Tito, l’egiziano Gamal Abdel Nasser e l’indonesiano Sukarno il Movimento dei Non-Allineati. In realtà, nel quadro della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, i non-allineati pendevano decisamente verso Mosca. Questo non impedì all’India di acquistare un notevole prestigio nei paesi “emergenti” o del “terzo mondo”. 

Di fatto, New Delhi ha mantenuto sempre legami stretti di amicizia e collaborazione con l’URSS. I leader dell’India indipendente, a cominciare dallo stesso Nehru, hanno sempre avuto una malcelata simpatia per i bolscevichi e più in generale per i paesi comunisti. A parte la mai rinnegata amicizia con la Russia/URSS, fu proprio Nehru a non volersi opporre con decisione all’invasione cinese del Tibet nel 1959, limitandosi ad accogliere sul suo territorio il Dalai Lama e alcune decine di migliaia di profughi tibetani.

Ricordiamo che un tuttora popolare leader indipendentista, il bengalese Subhas Chandra Bose, scelse addirittura di collaborare con i nazisti e i loro alleati giapponesi per sconfiggere la colonialista Gran Bretagna.

La simpatia dell’India per il comunismo sovietico fu poi rafforzata dalle scelte politiche degli USA, che puntarono le loro carte sull’asse Cina-Pakistan in funzione antisovietica. Il Pakistan – il “fratello separato” e rivale storico dell’India per il controllo del Kashmir (che confina anche con la Cina) – pur sprofondato nel caos economico e nella dittatura diretta o indiretta, dell’esercito, mantenne la sua importanza come trampolino di lancio della jihad dei ribelli afghani contro gli invasori sovietici.

Tra i cittadini dell’India, e in particolare nella sua classe medio/alta, i sentimenti verso gli USA sono contraddittori. Mentre molti amano criticarli come eredi del colonialismo e spietati capitalisti, tutti coloro che possono mandano i loro figli a studiare nelle Università americane e personaggi come Bill Gates e Steve Jobs vengono idolatrati.

In silenzio, quasi in segretezza, l’India – sia con i governi BJP sia con quelli del Congresso – le sue scelte le ha fatte. Lo testimoniano i suoi stretti legami – anche militari – con Israele, col quale condivide un nemico fondamentale: l’Islam che, nonostante la creazione del Pakistan, rimane la seconda religione più seguita dell’India, dove conta quasi duecento milioni di seguaci. 

La geo-politica parla chiaro: alla comune inimicizia contro l’Islam – o una sua parte rilevante – si aggiunge la “competizione” con la Cina in Asia che è l’impegno principale della diplomazia statunitense degli ultimi anni. L’India e la Cina si contendono vaste fette di territorio sull’Himalaya, per i quali in passato hanno combattuto una guerra e in seguito si sono affrontate in scaramucce militari, l’ultima della quali nel 2021. Dal punto di vista di New Delhi, anche la prospettiva di una maggiore penetrazione della Cina in Asia Centrale derivante dall’indebolimento della Russia per la guerra in Ucraina è pericolosa, dato anche che il Pakistan è già legato a doppio filo a Pechino.

Per l’India, in conclusione, l’ambiguità è sempre più difficile da mantenere ma non bisogna dimenticare che la sua diplomazia è maestra in questo vecchio gioco.

L’insostenibile ambiguità dell’India ultima modifica: 2023-07-03T19:24:26+02:00 da BENIAMINO NATALE
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