Quasi un anno fa scrissi per ytali un pezzo che riassumeva quello che stava succedendo in ACTV/AVM una volta concluso il covid.
Per chi non l’avesse letto o non si ricordasse ecco un breve riassunto.
Siamo nel gennaio del 2021, quando, finalmente, l’emergenza sanitaria legata alla pandemia si allenta. ACTV/AVM, spinta dall’amministrazione comunale di Luigi Brugnaro, decide di disdire gli accordi integrativi di secondo livello. Invece di cogliere la ripartenza postpandemica per affrontare annosi problemi (moto ondoso, gestione dei flussi turistici, un nuovo piano della mobilità) la giunta Brugnaro decide di peggiorare la qualità del lavoro nell’azienda con ricadute anche nella qualità del servizio per gli utenti.
La situazione continua a deteriorarsi per tutto il 2022. Basti pensare ai molti servizi che ACTV/AVM decide di non ripristinare soprattutto nel trasporto acqueo nonostante, velocemente, l’economia turistica riprenda quota, tanto da tornare ai livelli prepandemici.
Queste scelte provocano inevitabili code, disservizi, tensioni che sfociano anche in minacce e aggressioni per i dipendenti.
Non solo, sempre nel 2022: mancata programmazione di nuove assunzioni a fronte non solo della normale sostituzione di personale che va in pensione ma anche a fronte di dimissioni di lavoratori che trovano condizioni di lavoro migliori in altre aziende; investimenti insufficienti per manutenzione o innovazione dei mezzi di trasporto di cui è proprietaria l’azienda; guardie armate nei pontili. E infine aziende private, anche senza un bando pubblico, incominciano a gestire linee di servizio in alcuni casi con mezzi di ACTV/AVM ma con lavoratori di un’altra azienda.

Questo è stato il nostro 2022, ora abbiamo superato la metà del 2023, e la situazione del nostro trasposto pubblico qual è?
Per i lavoratori la situazione è sempre molto complicata.
La contrattazione per il ripristino dei contratti di secondo livello è tuttora ferma e l’azienda continua procedere con atti unilaterali.
Non vi è più dialogo, confronto, dibattito, ascolto. Siamo davanti ad una società che non risponde alle esigenze dei suoi dipendenti e nemmeno li valorizza. Eppure, piaccia o meno a questa amministrazione, i lavoratori sono l’anima dell’azienda.
Una modalità di procedere che si sta facendo prassi.
Non possiamo permettere che un’azienda che rappresenta uno dei maggiori datori di lavoro del nostro territorio, una società che per anni è stato motivo di vanto per la Città, governi in questa maniera i rapporti con i lavoratori che ogni giorno sono a contatto con una utenza sempre più scontenta del servizio, lavoratori sui quale pesa un compito gravoso ovvero quello di rendere effettivo un diritto sancito dalla Costituzione: il diritto alla mobilità. Non dimentichiamo che la gran parte dei lavoratori di ACTV/AVM è soggetta a turnistica e chiunque conosca questa modalità di lavoro sa quanto incida nella vita personale.

Purtroppo i problemi riguardanti ACTV/AVM non si limitano solo alla qualità del lavoro, ma anche alla qualità del servizio e della pianificazione.
In questi giorni dai quotidiani locali emerge un racconto bipolare riguardante i mezzi pubblici della città storica.
Da un lato vi è un’amministrazione che riconosce l’importanza di un TPL (trasporto pubblico locale) funzionante per Venezia (“Non è necessario abitare a Venezia, basta avere buoni servizi per arrivarci”, Luigi Brugnaro), che però a detta dell’assessore Zuin non viene utilizzato, sottolineando tra l’altro “soprattutto nella navigazione”.
Dall’altro pendolari, residenti e anche turisti esasperati da code, viaggi in vaporetti saturi.
Actv ha dichiarato che sta facendo il possibile per risolvere questo enorme disagio per i residenti, ma che inserire nuove imbarcazioni comprometterebbe la sicurezza della viabilità.
Fermo restando che Actv è una partecipata del Comune, viene da chiedersi come faccia a riconoscere il problema se poi l’assessore di riferimento dice che non c’è? Ma soprattutto, che fare?
Non possiamo restare fermi.
Come Partito Democratico abbiamo proposto ad esempio che si colga l’occasione dei lavori nel Rio di Cannaregio per avviare una sperimentazione sulla mobilità veneziana della quale si parla da tempo.
Una buona amministrazione dovrebbe sperimentare soluzioni che permettano una maggiore sostenibilità per la comodità e fruibilità dei passeggeri del TPL e per la salvaguardia fisica e ambientale della città.
Non è più rimandabile infatti cercare soluzioni che permettano di rivedere l’asse Ferrovia – Fondamenta Nove – Murano – Burano per poi passare ad affrontare il tema della direttrice San Basilio – Zattere – Giudecca – San Zaccaria – Lido.
Si potrebbe, ad esempio, testare sensi unici nel canale di Cannaregio, il che permetterà poi di estenderlo in altre parti della città con l’obiettivo di alleggerire il traffico in Canale Grande dove, oltre a problemi ambientali e di salvaguardia, sono altresì evidenti i problemi di sicurezza.
Confidiamo che l’amministrazione non perda per l’ennesima volta questa possibilità per ripensare la mobilità in Città.


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