L’informazione quotidiana del Nordest ha un nuovo padrone. Di per sé non è una gran notizia nel paese dei “comprati e venduti”, per citare il fondamentale libro di Giampaolo Pansa sul rapporto tra potere e giornali negli anni Settanta. Da allora quell’andazzo non si è fermato, e la presenza incontrastata di una stampa mainstream legata al potere economico – pertanto non realmente indipendente – resta uno dei nodi irrisolti della nostra democrazia. Quindi la notizia è un’altra. Il passaggio di proprietà di sei testate del Veneto e del Friuli Venezia Giulia – Il Corriere delle Alpi, il Mattino di Padova, la Nuova di Venezia e Mestre, la Tribuna di Treviso, Il Nord Est Economia, il Messaggero di Udine e il Piccolo di Trieste – avviene non negli anni Settanta, ma nei giorni nostri, non quando giornali e giornaloni contavano ed erano influenti sulla politica nazionale e locale, e facevano bei profitti, ma avviene nella sua stagione più nera dacché esiste la stampa scritta in Italia (e nel mondo), una stagione a cui seguiranno altre ancora più nere. Perché, allora, un imprenditore scaltro come Enrico Marchi si butta in un’avventura con elevate probabilità d’insuccesso economico? La notizia è nelle possibili risposte a questa domanda.

A rendere ancora più intrigante la domanda è apprendere che importanti aziende e famiglie dell’imprenditoria nordestina – nessuna delle quali, tranne una, attiva nel campo dell’editoria e della cultura – salgono a bordo della barca di carta del presidente della Banca Finint, nonché di Save, Enrico Marchi: Alessandro Banzato (Acciaierie venete), Giampietro Benedetti (Danieli), Enrico Carraro (Carraro Group), Angelo Mandato (Bioman), famiglia Nalini (Carel Group), VideoMedia (Confindustria Vicenza), famiglia Canella (supermercati Alì), Federico De Stefani (Sit), Alberto Zanatta (Tecnica Group), famiglia Cattaruzza (Ocean Group), famiglia Samer (Samer Group).
Da tempo si parlava dell’appetito del re della Marca trevigiana per le testate del Gruppo Gedi e del crescente disinteresse e disinvestimento di Gedi per i giornali locali, compresi quelli del Nordest.
Gedi, va ricordato, è il primo gruppo di informazione quotidiana in Italia, è leader nella carta stampata e nel digitale con La Repubblica, La Stampa, giornali locali e diversi periodici. Ed è inoltre uno dei principali poli radiofonici nazionali.
Del bocconiano Enrico Marchi non si sapeva di un interesse specifico per l’editoria e per la cultura.
Come presidente di Save, è da tempo protagonista delle cronache locali e dell’informazione economico-finanziaria dacché la società aeroportuale, che gestisce il Marco Polo di Venezia, si è trasformata in un gruppo di servizi ai passeggeri nelle infrastrutture di mobilità, facendo diventare il Marco Polo uno dei tre aeroporti intercontinentali italiani, con piani di ulteriore sviluppo, che sono fonte di tensione e conflitti, non solo con il mondo ambientalista e con i sostenitori del comune buon senso, ma anche con circoli politici che, per ragioni di posizionamento e di potere, contrastano i disegni di Marchi.
Tra questi il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, verso il quale ultimamente sono volate parole molto dure, da parte di Marchi, che neppure si sentono nelle sedute più accese del consiglio comunale a Ca’ Farsetti:
Non capisco come il sindaco di una città importante come Venezia possa dire così tante sciocchezze in così poche righe. Ci sono due possibilità: o è disinformato oppure è in malafede.
Tema dello scontro gli effetti, secondo Marchi negativi, della tassa d’imbarco al Marco Polo, dopo la decisione di Ryanair di ridurre la propria attività allo scalo di Tessera in seguito all’annuncio da parte dell’amministrazione comunale di prevedere un aumento sulla tassa d’imbarco pari a 2,50 euro a passeggero. A cui sono seguite confuse obiezioni, volte a minimizzare la misura decisa, da parte del primo cittadino contro la compagnia aerea, e di riflesso contro Marchi.
Solo un episodio eclatante? O l’inizio di un conflitto che ha come posta in palio la successione a Brugnaro? Che poi avverrà nello stesso periodo in cui anche il presidente della Regione Luca Zaia dovrà lasciare Palazzo Balbi.
Sembra evidente che l’operazione di Marchi va inquadrata in uno scenario politico in movimento, in cui sembra disegnarsi un inedito paesaggio regionale e cittadino, molto diverso da quello attuale. Nel quale Marchi e i suoi compagni d’avventura non intendono fare da spettatori, ma far pesare fin da adesso i loro interessi, da tutelare e da espandere, a chi si candiderà alla guida del Veneto e alla guida di Venezia, a partire dal progetto di espansione dell’aereoporto veneziano e del Bosco dello Sport.
Ora come possa essere esercitata un’influenza significativa da testate rispettate, ma in grande affanno e affaticamento, per anni di mancati investimenti, anche nell’online, e con organici spolpati e ipersfruttati è difficile capirlo, a meno che il piano non preveda un effettivo rilancio, con adeguati sostegni finanziari di tipo strutturale.
In tal caso, per i nostri colleghi, giustamente allarmati e preoccupati per il futuro di giornali a cui hanno dedicato tanto e per il loro stesso avvenire lavorativo, ci sarebbe almeno la speranza che, dopo tutto, Nord Est Multimedia S.p.A. (NEM) di Marchi sarà un editore migliore di Gedi.

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