Slovenia. Con l’acqua alla gola

STEFANO LUSA
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È la più grande catastrofe naturale che abbia mai colpito la Slovenia. Due terzi del paese è finito sott’acqua. Tutto è cominciato nella notte di venerdì scorso, quando una pioggia torrenziale è scesa per ore ed ore. Una simile quantità d’acqua non si era mai vista. Alla fine, i torrenti sono esondati, in alcune zone gli argini non hanno retto ed in altre ancora ci sono state frane e smottamenti. Ponti, strade, tratti ferroviari e case sono stati spazzati via. In ampie aree è saltata la corrente, in alcune zone si sono registrati problemi con l’approvvigionamento idrico o con la rete fognaria. Alcune persone sono state travolte dalla corrente e degli escursionisti hanno perso la vita in montagna, ma tutto sommato il bilancio delle vittime resta molto contenuto.

Il paese d’un tratto è stato spezzato in due, con l’autostrada che porta da Lubiana a Maribor interrotta a causa degli allagamenti, mentre alcune aree sono rimaste del tutto isolate per giorni. Per portare i primi soccorsi si sono dovuti usare gli elicotteri dell’esercito e della polizia. A Celje l’acqua ha raggiunto il centro cittadino e si è persino rischiata l’evacuazione dei quartieri del lungofiume. I danni provocati dalla catastrofe sono enormi. Le prime stime parlano di miliardi di euro.

L’ondata di pioggia era prevista e nel paese era stata lanciata l’allerta rossa. La Slovenia è ricca di corsi d’acqua e alcune zone devono fare i conti con gli allagamenti, ma mai, però, era accaduto che le alluvioni colpissero così diffusamente e un’area talmente ampia. Questa volta si sono allagate anche zone che non erano considerate a rischio. A finire sott’acqua anche coltivazioni, allevamenti, capannoni industriali e officine artigiane.  

Immediatamente attivato il meccanismo di solidarietà europea. Dall’Unione arriveranno centinaia di milioni per la ricostruzione. A mobilitarsi anche la Nato, che ha inviato aiuti, altrettanto hanno fatto anche molti altri paesi. Tra i primi elicotteri ad arrivare quelli dell’esercito croato, ma per testimoniare quanto grave fosse la situazione basta dire che uno ne è arrivato persino dall’Ucraina. 

Ancora una volta il sistema di soccorso ha funzionato benissimo. Protezione civile, vigili del fuoco e Croce Rossa hanno subito fatto scattare un ben coordinato piano d’emergenza, che ha consentito soprattutto di mettere in salvo molte vite umane. Iconica resta la foto di un pompiere, con l’acqua ben oltre la cintola, con in braccio un bambino di un asilo. Le cronache raccontano che proprio mentre era in azione anche casa sua è stata sommersa dalle acque. 

Finita l’emergenza è subito scattata una vera e propria gara di solidarietà. Molti volontari sono accorsi sul posto per aiutare la popolazione, togliere il fango e ripristinare la viabilità. A Prevalje, in Carinzia, un imprenditore locale, di sua iniziativa, ha ricostruito in poche ore il ponte pedonale che era stato distrutto. Intanto decine di migliaia di cittadini, tramite una particolare app, stanno offrendo la propria disponibilità e le proprie competenze per la ricostruzione. Il governo ha varato un ambizioso piano d’emergenza e il premier Robert Golob ha promesso prefabbricati in tempi rapidissimi per coloro che sono rimasti senza casa. I sindaci gli hanno immediatamente spiegato che con i farraginosi tempi della burocrazia slovena, ci vogliono dai cinque ai sette anni per approvare il piano regolatore che consentirebbe di avviare i lavori. Ora l’intento è di fare presto. 

Un vigile del fuoco col braccio ingessato partecipa ai soccorsi (da Twitter: @hrastelj)

Intanto si cominciano a tirare le prime somme. Lubiana, dove recentemente sono stati fatti importanti lavori per far fronte al dissesto idrogeologico, è stata risparmiata dalle alluvioni e dalla piena del fiume. Una severa lezione per tutti, visto che non si è fatto altrettanto in altre zone del paese. Da tempo sul Dnevnik, uno dei quattro quotidiani nazionali, si sta conducendo una circostanziata inchiesta sull’uso dei fondi europei del PNRR per mettere in sicurezza dalle alluvioni. La denuncia è che il precedente governo di centrodestra ha assegnato contributi agli amici degli amici, privilegiando aree dove non ci sarebbe nessuna emergenza idrica, mentre zone fortemente a rischio sarebbero state “dimenticate”. Come se ciò non bastasse anche il nuovo governo di centrosinistra avrebbe tagliato i fondi per la prevenzione dalle alluvioni.

La laconica constatazione è che la costruzione di una palestra, la sistemazione di una rotatoria o di una nuova strada porta più voti che i lavori sugli argini dei fiumi o nei greti dei torrenti.

Il problema ovviamente non riguarda solo la Slovenia. La questione oramai è quella dei cambiamenti climatici che stanno diventando un po’ ovunque sempre più evidenti. Se ne parla tanto e si fa poco in Slovenia, in Europa e nel Mondo. Che le cose stiano cambiando oramai è sotto gli occhi di tutti. Il giorno prima delle alluvioni, a Villa del Nevoso, un paese a ridosso di Fiume, è arrivata una vera e propria tromba d’aria, che ha scoperchiato tetti e causato ingenti danni. Venti impetuosi in queste settimane hanno provocato disastri anche in altre parti della regione. Non è la prima volta che la Slovenia è alle prese con eventi climatici estremi. Nel luglio dello scorso anno si è dovuto far fronte ad incendi di proporzioni mai viste. Ad andare a fuoco il Carso a ridosso del confine italiano. Una ampia e spessa coltre di fumo aveva coperto tutta la zona arrivando fino al mare. Proprio in quel periodo la regione costiera era alle prese con una vera e propria emergenza siccità. Pirano, Isola e Capodistria stavano rischiando di rimanere senz’acqua nei rubinetti. Si è corsi ai ripari mettendo in piedi in fretta e furia una vera e propria catena di autobotti che hanno riempito i bacini vuoti del locale acquedotto.   

Con preoccupazione e tanta ironia, ora c’è chi dice che dopo l’acqua di quest’anno e il fuoco dello scorso anno, non mancano che le cavallette. Fortunatamente, però, sui social il solito gruppo di “esperti” di pandemia e di geopolitica rassicura che i cambiamenti climatici “non esistono”.   

Slovenia. Con l’acqua alla gola ultima modifica: 2023-08-10T15:11:49+02:00 da STEFANO LUSA
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