Clément Beaune, il pupillo di Macron a caccia della sua eredità

Socialdemocratico, giovane, europeista, gay e di origine ebraiche. L’attuale ministro dei Trasporti è la più grande speranza di chi vuole impedire la deriva a destra del macronismo.
MATTEO ANGELI
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Con Emmanuel Macron in crollo di popolarità e isolato, i suoi luogotenenti preparano già la corsa al 2027, quando scadrà il suo secondo mandato e non potrà ripresentarsi. A tagliare i nastri di partenza è stato Gérald Darmanin, ministro dell’Interno in carica. Lo scorso weekend ha organizzato un meeting politico nel suo feudo a Tourcoing, nel nord della Francia, al quale hanno partecipato molti esponenti della compagine governativa, tra cui la prima ministra Élisabeth Borne. Per Darmanin, sarkosista convertito al macronismo, è stata l’occasione per rompere gli indugi sulle proprie ambizioni presidenziali e iniziare a contare gli alleati. 

Ma è lungi dall’essere l’unico a caccia dell’eredità di Macron. Oltre a lui, due pesi massimi del partito coltivano da tempo il sogno dell’Eliseo: Bruno Le Maire, potente ministro dell’Economia e delle Finanze, che ricopre questo incarico dal 2017, ed Édouard Philippe, popolare primo ministro del primo governo Macron, dal 2017 al 2020. Come Darmanin, pure Le Maire e Philippe sono transfughi de Les Républicains, la destra francese ridotta a partitino dopo il ciclone Macron. 

Sono in molti a dare per scontato che il nuovo leader del centro francese verrà da questa corrente, tenuto conto che Macron stesso nel discorso pubblico è sempre più identificato col centrodestra. Ma le origini di Macron sono nel Partito Socialista. È infatti durante il quinquennio di François Hollande che egli si fa conoscere come ministro dell’Economia, esperienza trampolino della sua scalata politica. E Renaissance – il cartello elettorale che tiene insieme i macronisti – ha anche un anima di centro-sinistra, che intende pesare negli equilibri futuri. 

In quest’area politica si trova il protégé di Macron, l’attuale ministro del Turismo Clément Beaune, che da un po’ non nasconde più la voglia di presentarsi alla carica di sindaco di Parigi, nel 2026, quando arriverà a scadenza il mandato della socialista Anne Hidalgo. Quarantadue anni, capelli castano ramato, faccia da bambino e una barba finemente curata, Beaune sa che in politica ci vuole una buona dose di ambizione. 

Se non hai ambizioni, non sei un politico. Ma se la tua ambizione è divorante, al punto da pensare sempre al prossimo passo, vivi in grande sofferenza. Quindi cerco di stare in bilico tra le due cose!,

dichiara colui che sembra celare obiettivi che vanno ben oltre Parigi. 

Il ministro dei Trasporti Clément Beaune inaugura la Fiera europea di Strasburgo. Al suo fianco la sindaca della capitale europea, Jeanne Barseghian.

Finora ha sbagliato pochissimo. Diplomato al Collège d’Europe e all’École nationale d’administration, due istituti d’eccellenza noti per formare rispettivamente le élite europee e francesi, Beaune nel 2011 sostiene da militante François Hollande, nella campagna vittoriosa che vede il candidato socialista conquistare l’Eliseo. Dal 2012 al 2014 è consigliere per le questioni di bilancio dell’allora primo ministro Jean-Marc Ayrault. 

Qui incontra Macron, che all’epoca è vice-segretario generale dell’Eliseo. Quando Macron nel 2014 diventa titolare del dicastero dell’Economia, porta con sé Beaune, che per tre anni funge da suo responsabile per gli affari europei. Un’esperienza che continua dal 2017 al 2020, quando Beaune è consigliere per Macron all’Eliseo, sempre sull’Europa e sulle questioni legate al G20. 

Nel 2020 arriva la promozione tanto attesa. Beaune è nominato segretario di stato agli Affari europei, incarico che ricopre fino al 2022 e che lo vede in prima linea durante la presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea. È in questo momento che sveste i panni del tecnocrate e comincia a tirare fuori la stoffa politica. 

Siamo un continente di persone, famiglie e nazioni lacerate. Dobbiamo ricordare che l’Unione europea è un miracolo quotidiano,

sostiene Beaune, che ha in sé

un piccolo pezzo di questa storia tormentata, che è la storia di tutti gli europei.

Il suo bisnonno materno Israël Noroditzky e gli altri uomini della sua famiglia furono deportati il 3 febbraio 1944 a Auschwitz in quanto ebrei, dove vennero uccisi nelle camere a gas. 

Clément Beaune, sottosegretario di stato francese agli Affari europei, incontra l’allora presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, a Strasburgo, nel giugno del 2021.

La lotta alle intolleranze è per Beaune un affare personale, per questo e almeno per un altro motivo. Nel 2020, quando è già segretario di stato agli Affari europei, rilascia un’intervista alla rivista LGBTQ+ Têtu, nella quale parla della propria omosessualità. Spiega il coming out dicendo che “non si tratta di una messa in scena della mia vita privata”, ma che piuttosto, “in quanto segretario di stato per gli Affari europei, ho una responsabilità supplementare. Devo lottare per diffondere la tolleranza”. Lo fa in particolare con un grande attivismo contro i governi di Ungheria e Polonia, responsabili di una serie di leggi discriminatorie nei confronti della comunità LGBTQ+.

Già allora c’è chi lo vede in pole position per la successione di Macron. Ma i detrattori ironizzano che “non ha mai incontrato un elettore”. Durante le elezioni legislative del giugno 2022 Beaune completa allora la sua metamorfosi politica, presentandosi come candidato per la settima circoscrizione di Parigi. Un seggio in bilico, che rischia di perdere contro l’esponente del fronte della sinistra ecologista (Nupes), Caroline Mécary, sulla quale Beaune prevale per un soffio al secondo turno, con il 50,73 per cento dei voti. Così il giovane ministro pone anche la prima pietra del suo progetto per diventare sindaco della capitale. 

Sono ormai dieci anni che Beaune sussurra all’orecchio di Macron, il che fa di lui il membro più longevo nel cerchio magico del presidente. Negli anni la stampa ha celebrato questo legame con epiteti altisonanti del tipo “Il missile europeo di Macron” (Les Echos) o la “la risorsa segreta del Presidente”. Ma c’è anche chi ha usato un tono più irriverente come l’Obs, che giocando sull’assonanza con bon élève – il buon allievo (di Macron, ovviamente) – ha titolato “le Beaune élève”. 

Al diretto interessato l’etichetta del pupillo va bene fino a un certo punto. Cerca di coltivare la sua diversità, curando il suo profilo in vista delle prossime scadenze elettorali. Va letta in questo senso l’uscita di qualche giorno fa, quando all’Obs ha dichiarato di essere personalmente a favore della gestazione per altri:

Il Presidente ha detto ai francesi che questa misura non è in agenda. Tuttavia, in futuro dovremmo andare oltre e legalizzare la gestazione per altri? Penso di sì.

Una presa di posizione che ha irritato i compagni della maggioranza, nonostante altre figure dell’attuale governo abbiano in un passato recente espresso opinioni simili. Il problema vero è che i colleghi di partito (e potenziali sfidanti nella campagna per il comune di Parigi) vedono nelle dichiarazioni di Beaune l’ennesimo tentativo di posizionarsi in vista della corsa per il 2026. Si può aspirare a essere sindaco di Parigi e essere contro la gestazioni per altri? Probabilmente no, se si tiene conto che lo schieramento del presidente spera di vincere coi voti dell’elettorato progressista.

Clément Beaune, con un busto di Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’Unione europea.

C’è poi chi sospetta che l’ambizione alla poltrona di sindaco della capitale ne nasconda una ancora più grande, quella a presidente della Repubblica. Beaune potrebbe puntare a ricalcare la traiettoria di Jacques Chirac, che guidò Parigi prima di approdare all’Eliseo. 

Nel più breve termine, c’è chi nel suo partito sussurra che sarebbe interessato a fare il capolista di Renaissance alle elezioni europee del prossimo anno, un’altra ottima rampa di lancio verso la leadership dei centristi nel dopo-Macron.

“Deve mettere ordine tra le sue ambizioni”, titolava ieri le Parisien. Forse, invece, deve proprio perseguirle tutte. La sfida per la successione di Macron è un’impresa titanica. Renaissance rischia di sciogliersi come neve al sole di fronte agli egoismi dei singoli pretendenti al trono. Come diceva François Bayrou, padre nobile del centro francese, riunire i centristi “è come guidare una carriola piena di rane: saltano da tutte le parti”. Clément Beaune avrà la forza e l’intelligenza per trainare quella carriola? L’audacia non basta. Ci vorrà una prova elettorale schiacciante per mettere in riga un partito di prime donne. 

Clément Beaune, il pupillo di Macron a caccia della sua eredità ultima modifica: 2023-09-03T20:13:31+02:00 da MATTEO ANGELI
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