Invitare Netanyahu a parlare all’assemblea generale delle Nazioni Unite offrirebbe un potere simbolico e una leva politica a un cinico populista impegnato con tutte le sue forze a insediare un regime autocratico nel momento in cui le istituzioni democratiche sono sott’attacco in tutto il mondo.
Offrire a questo supremo artista della doppiezza e della contraffazione una rispettabile platea consentirebbe a Netanyahu di riabilitare il suo malconcio status internazionale. Ed è questo che lui cerca così disperatamente, usando questa onorata istituzione, l’Onu, come palcoscenico dei suoi artifici verbali”.
Lo scrittore David Grossman, Hagai Levine, leader dei Camici bianchi, Oded Goldreich, matematico e vincitore dell’Israel Prize, sono tra i 3500 intellettuali, scrittori, cineasti, artisti, che hanno firmato una lettera aperta inviata al presidente degli Usa Joe Biden e al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nella quale chiedono di non ricevere Benjamin Netanyahu il 21 settembre in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
La coalizione di destra del primo ministro Netanyahu, scrivono i firmatari, fin dal suo arrivo al potere “sta lavorando incessantemente per minare” le basi stesse della democrazia israeliana “indebolendo la Corte suprema, neutralizzando i media e distruggendo i pochi controlli e bilanciamenti di potere a salvaguardia della salute della nazione”.
I firmatari ricordano che la coalizione di estrema destra guidata da Netanyahu ha presentato nientemeno che “225 leggi antidemocratiche”, mettendo “i cittadini l’uno contro l’altro”, minacciando “la sicurezza e l’economia nazionali” e “ignorando lo storico conflitto che lacera Israele: il dominio imposto con la forza sul popolo palestinese”.
Ancora: Netanyahu
legittima partiti politici razzisti, ultranazionalisti, fondamentalisti e omofobi che finora avevano operato ai margini del dibattito politico israeliano, e questo unicamente per la propria sopravvivenza politica.

Bibi, sostengono ancora i firmatari, ha due
scopi nascosti: il primo è il tentativo ossessivo di indebolire le accuse legali che ora affronta in tribunale per corruzione, frode e abuso di fiducia. Il secondo, condotto dai suoi sodali di coalizione è quello di trasformare Israele in un regime di apartheid guidato da fondamentalisti religiosi.
È questa la visione di un paese che l’Onu sostiene invitando Netanyahu?
Un primo parziale risultato è stato ottenuto dai sostenitori dell’iniziativa, con il mancato incontro, fortemente cercato da Netanyahu, con il presidente Biden. Si dovrà accontentare di una stretta di mano in margine all’assemblea di NY. La Casa bianca ha ripetutamente fatto conoscere il suo disappunto per le a dir poco controverse prese di posizioni e decisioni politiche del governo israeliano e la sua disapprovazione della riforma del sistema giudiziario, che azzoppa la democrazia israeliana.

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