Food blogger, pod caster, insegnante di cucina, guida turistica enogastronomica, recensore di ristoranti e ora autrice. È il vulcanico mondo dell’incontenibile Monica Cesarato. Il suo delizioso nuovo libro, Andar per Bacari, è stato ora tradotto in inglese e introduce i concetti, i sapori e le tradizioni veneziane che sono unici della città.
Da dove viene la prima ispirazione che ti ha portato a creare una vita professionale dedicata a tutto ciò che a che fare con il delizioso?
Viene dalla mia passione per il cibo e dal fatto che volevo che tutti fuori Venezia comprendessero la vera cucina veneziana. Per anni mi sentivo frustrata sentendo dire da un sacco di gente che il cibo di Venezia è insipido e per turisti. Volevo mostrare e dimostrare quanto fosse importante la cucina veneziana e come per tanti anni fosse stata sottovalutata. Con il mio blog, i tour enogastronomici e i corsi di cucina posso dire onestamente di aver dato un piccolo aiuto nel cambiare il modo in cui è percepita oggi la cucina veneziana.
Come è cambiato il tragitto del tuo viaggio nella cucina veneziana dopo l’incontro con la tua mentore Ada Catto, della famosa Osteria Alla Vedova?
Mi ha fatto venire voglia di saperne di più sulle vere radici delle ricette e sulla vera storia di questa incredibile cucina e della sua città, andando oltre il passaparola del “mia mamma lo faceva così”. Volevo capire perché qui le ricette hanno avuto un’evoluzione davvero diversa rispetto ad altre parti d’Italia e come sono cambiate così velocemente dopo la seconda guerra mondiale.
Mi ha anche aiutato a capire la storia dei cicchetti e l’importanza delle Osterie.

Il titolo del tuo libro racchiude uno splendido concetto veneziano impossibile da tradurre letteralmente. Potete spiegarmi cosa significa Andar per Bacari?
Non è come un giro dei pub; non si tratta semplicemente di saltare da un bar all’altro. È un modo per godersi la vita a Venezia dopo il lavoro. Il Bacaro è un genere particolare di wine bar che esiste solo a Venezia: nel libro spiego il significato di questa parola e come è diventata così famosa. I cicchetti e i vini di Venezia sono un modo per socializzare e vivere la città attraverso il suo cibo. È un’esperienza che coinvolge tutti i sensi: il gusto per il cibo, l’olfatto per il vino, gli occhi per la bellezza dei prodotti esposti, le orecchie mentre ascolti le persone che chiacchierano intorno a te e il senso del tatto, perché credimi, dopo molti drink, capita di essere molto… affettuoso con le persone intorno a te… hauhau.
E aggiungerei anche un sesto senso: diventi consapevole di essere parte della vita della città, non un semplice spettatore.
È un modo per diventare visitatore e non semplice turista!

Il tuo libro è la testimonianza che le cose buone arrivano in confenzioni piccole! Pur essendo un volumetto, è ricco di informazioni: storia veneziana, aneddoti affascinanti, ricette autentiche, mappe e un elenco per sestiere dei tuoi bacari preferiti.
Come si conciliano col tuo concetto di turista educato tutte queste informazioni essenziali?
Penso che il problema più grande del turismo oggi sia la mancanza di una ricerca d’informazioni prima di visitare un certo paese. Le persone vengono qui solo per fare un veloce selfie e spuntare la città dalla loro lista dei desideri. Credo che ci sia bisogno di tornare indietro per fare un po’ di raccolta d’informazioni su come visitare Venezia, partendo da come mangiare in città. Questo libro vuole essere un piccolo aiuto per orientarsi nella città attraverso la sua cucina.
Credo davvero che educare i visitatori su cosa fare e come mangiare a Venezia prima di arrivare, convincerà automaticamente le persone a rimanere più a lungo e quindi ridurrà gli escursionisti e l’overtourism.

Gianni, il tuo affascinante pescivendolo, appartiene alla longeva eredità della Pescaria, che ha origine nel 1097. Tu scrivi “dei turisti incantanti che si fermano a scattare foto, ostruendo il passaggio e credno ingorghi tra le bancarelle”. Come possono i turisti essere rispettosi del mercato di Rialto e tuttavia godere dei suoi vibranti colori e odori?
Be’, magari diventando clienti e non semplici curiosi! Cioè rimanendo un po’ di più a Venezia, invece che un solo giorno, e quando si va al mercato non solo stare a guardare, ma magari comprare un po’ di frutta e verdura! E ancora di più, per poi cucinare in città!

Tu sottolinei che i cicchetti si sono andati via evolvendo e nei hai rintracciato le radici storiche e le influenze contemporanee. Quale pensi sia il futuro del piumato dei tesori commestibili veneziani?
Non saprei dire. Spero che questo revival della cucina veneziana significhi che le ricette originali siano ancora impiegate riuscendo al tempo stesso a elaborare nuove interpretazioni senza perdere di vista che cos’è la cucina veneziana: un ingrediente principale estremamente fresco che è esaltato da pochi altri ingredienti, come le erbe aromatiche e spezie morbide. Amo la tradizione e allo stesso tempo amo sperimentare. Venezia è una città che ha continuato a evolversi attraverso i suoi 1600 anni di storia. Spero che la cucina possa fare lo stesso.

I cocktail veneziani si stanno liberando dall’onnipresente spritz. El Sbarlefo ha introdotto con grande successo il suo drink “bandiera”, il Cinico. Vedi più sperimentazione con le bevande classiche?
Eh sì, soprattutto con la rinascita del Gin. Ci sono molti produttori locali di gin a Venezia, che producono questo incredibile distillato con prodotti botanici ed erbe locali. E ogni bar sta cercando di reinventare lo Spritz utilizzando ingredienti diversi. È un momento molto interessante adesso a Venezia per i cocktail. Da segnalare la Venice Cocktail Week a ottobre, un ottimo momento per sperimentare liquori in città!

Ora che hai pubblicato il tuo primo libro, cos’altro accadrà nel delizioso mondo di Monica Cesarato?
Ahhh, nel mio mondo ci sono altri due libri da scrivere, uno dedicato alle isole di Venezia e uno dedicato agli artigiani, ai quali ho un caro angolo del mio cuore a loro riservato! E poi chissà… altri podcast dedicati a Venezia e ai veneziani, come quello che ho condotto, Venice Talks, e mi piacerebbe davvero fare più TV! Voglio che il mondo conosca e ami Venezia, come me.

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