Cambia il clima, Venezia ne è la prova

Nella sede di Emergency alla Giudecca si discute del recente libro di Carlo Giupponi, ”Venezia e i cambiamenti climatici“.
BARBARA MARENGO
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Rafi, Ibrahim, Alia, Catherine. Finalmente li chiamiamo per nome oltre a vedere le loro sagome a grandezza naturale esposte nella sede di Emergency della Giudecca a Venezia: non sono solo “migranti”, genericamente denominati, impersonalmente, con tale parola. Ormai da anni, e specialmente in questi tormentati giorni, il termine è simbolo di una tragica perenne emergenza che non si riesce a fronteggiare, ma persone, protagoniste, loro malgrado, di una tragedia. E protagonisti anche di “Dove stiamo andando. Clima e persone”, mostra fotografica aperta fino al 30 novembre con mappe e foto che collegano situazioni di miseria, carestie, fame e guerre agli esseri umani che fuggono da tali disastri, dal Sud del Mondo, dalle rive stesse del Mediterraneo, dalle regioni dell’Asia oppresse da dittature e povertà. (dal mercoledi al sabato, dalle 11 alle 17, ma con possibilità di organizzare visite concordate infovenice@emergency.it)

In particolare l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada e a Venezia coordinata da Mara Rumiz, responsabile dello sviluppo dei progetti di Emergency, vuole fare il punto sul perché migliaia di persone lasciano le loro terre, in particolare sotto la spinta dei cambiamenti climatici dei quali tutti siamo drammaticamente testimoni. Il racconto si svolge attraverso nitide fotografie che mostrano situazioni di grave crisi umanitaria con i protagonisti in primo piano, dall’Etiopia al Sudan, dal Bangladesh alla Somalia, fino alle italiche Marche con le inondazioni della scorsa primavera a chiudere la rassegna: a dimostrare che l’emergenza clima è reale, e che “viviamo tutti sotto lo stesso cielo”, motivo ulteriore per prendere coscienza che non è certo con l’indifferenza che si affrontano problemi globali così gravi, oggi comuni al mondo intero. 

Emergency, a completamento della mostra, ha organizzato tre incontri sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e migrazioni, con le povertà in aumento assieme alle diseguaglianze, alla necessità di lasciare il luogo di origine dove non ci sono più le condizioni per la sopravvivenza per carestie e fame, assieme alle esplosioni di numerosi conflitti. 

Il primo di questi incontri parte proprio dalla situazione veneziana e presenta un libro scritto da Carlo Giupponi, in una realtà cosi particolare, dove emergenze climatiche legate all’innalzamento delle acque lagunari si sommano all’invasione turistica e allo spopolamento della città: situazione che non si affronta con catastrofismo o politiche di adattamento, ma con prevenzione e arresto dell’innalzamento delle temperature, causa dei cambiamenti repentini e drammatici del clima. Venezia e i cambiamenti climatici (Rizzoli) è libro recente e denso di dati e di indicazioni su questa città complessa e così particolare che vive sull’acqua da millenni e che dalla sua laguna trae la vita in un’osmosi imprescindibile. 

Giupponi, professore ordinario di Economia a Ca’ Foscari, ha parlato della realtà veneziana affiancato nella presentazione da Pier Francesco Ghetti, biologo, già rettore della stessa università, e da Giovanni Montanaro, avvocato e scrittore veneziano. 

“Far capire a tutti che il problema del clima esiste“ e va affrontato, esordisce Ghetti, affermando che l’emergenza non è di oggi, ma il problema è noto da almeno vent’anni ed è globale. “L’aria che respiriamo è composta dal venti per cento da ossigeno, e tale ossigeno deriva dalle foreste e dalle alghe degli Oceani”, foreste a rischio in tutto il pianeta, alghe assediate da plastica e temperature troppo alte delle acque che, assieme all’urbanizzazione esasperata, costituiscono parte di queste emergenze che sono puntuali, da risolvere adesso, non tra dieci anni. 

Giupponi ha voluto mettere in fila i problemi veneziani dal punto di vista tecnico presentando una serie di scenari possibili alla luce dei comportamenti umani più vari, una scelta e un obiettivo da tenere presente per il futuro di Venezia e dei suoi abitanti. Molti sono gli studi, alcuni molto specifici, sulla Laguna: ma alla luce delle emergenze mondiali che si riflettono anche sul microcosmo veneziano, assieme a valutazioni anche economiche, cosa conviene fare Venezia e quale sarà la Venezia del futuro? La città famosa e amata nel mondo è stata oggetto di moltissimi studi e fondi di ricerca, ma sul sistema lagunare nel suo insieme gli studi sono stati pochi, su Venezia esiste una vastissima letteratura che guarda al passato mentre c’è poco che riguarda il futuro, con proiezioni sul dopo Mose: come sarà la laguna tra qualche decennio? Alla luce di tutti i dati in nostro possesso sul clima cosa è importante per il futuro di Venezia? Il volume produce una rappresentazione di un insieme di scenari possibili per la città con un unico approccio che collega aspetti naturali, sociali ed economici, senza spiegazioni meccanicistiche, ma con un discorso che analizza e considera sistemi complessi. Quando si parla di tali scenari ecosocioeconomici si può arrivare ad analizzare delle ipotesi sul futuro che niente hanno a che fare con previsioni meteorologiche, che da oggi a fine secolo non si possono certo determinare. Ma si possono prevedere vari scenari possibili facendo differenti ipotesi, se determinati fattori andassero in certo senso, se Venezia mantenesse un numero di abitanti in grado di mantenerla vitale, se il turismo fosse di un determinato tipo, se funzionasse la prevenzione contro la produzione esasperata di CO2 nell’atmosfera, se l’economia locale diretta verso alcuni settori come artigianato di qualità potesse dare impulso nuovo alla città, se un mondo dove esistono sempre più barriere contro ogni previsione passate potrà avere ricadute a livello locale sulla tipologia di turisti, se l’attuale pressione turistica sarà più o meno sostenibile. Immaginare come potrebbe essere il futuro e quale Venezia si vorrebbe, chi dovrà decidere le sorti della città, se gli abitanti stessi (a patto che resistano) o chi per essi…

Sostenibilità, oggi parola di moda. Sostenibilità economica, ambientale, sociale, una parola che comprende un insieme, la vita che ognuno di noi vorrebbe per sé adesso e per le nuove generazioni, un futuro non ancora preso in considerazione dalla politica, rispetto al quale anche la scienza è in grave difficoltà, con poche previsioni di fronte a troppe variabili. Ma le emergenze sono sotto gli occhi di tutti, dai rifiuti alla plastica che forma un intero continente galleggiante nell’Oceano Pacifico, mettendo a rischio specie vegetali e animali, alla deforestazione fino al negazionismo verso le colpe dell’uomo per l’inquinamento del Pianeta Terra. Venezia è quindi un microcosmo di grande interesse per varie ragioni, da quelle storico-artistiche a quelle ambientali e sociali: novità è che Giupponi ha cercato di vedere l’insieme dei fattori che caratterizzano questa straordinaria città anfibia su una laguna che è l’unica rimasta gestita dall’uomo. 

Venezia e i cambiamenti climatici parla dei rischi per Venezia attraverso messaggi sintetici e provocatori: ad esempio, non cercare di preservare Venezia con l’idea di conservare l’esistente, cosa impossibile, pensando che le cose resteranno come sono. L’Autore spinge a fare uno sforzo di fantasia, pensare a una Venezia che piaccia ma in che modo, sapendo cosa ci piace, con un obiettivo definito: quale Venezia vogliamo, e chi ha diritto e ruolo di decidere? Se Venezia esiste ancora come città, saranno i suoi cittadini a decidere, se invece si estinguono gli abitanti ciò che resta sarà un parco per turisti? Di fronte a obiettivi definiti e certi, le soluzioni e i finanziamenti ci sarebbero. M se Venezia perde la sua connotazione di città il mondo non se ne interesserà più e resterà un museo. Se il mare si solleva di un metro entro la fine del secolo la Laguna più grande del Mediterraneo scompare; per prevenire ciò che pare oramai inevitabile da qui a fine secolo molti sono stati i progetti, anche i più fantasiosi, ideati in ogni parte del mondo: dalle dighe fisse che lascino il mare al di fuori della laguna per sempre, alle dune che circonderebbero il centro storico lasciando abbandonate le isole, dal prosciugamento allo spostamento della città stessa.

Ma al di là di ogni ipotesi più fantasiosa e visto che di tempo non ce n’è più tanto, è necessario passare dall’idea all’azione e portare avanti concretamente un obiettivo. Da anni si discute e si conoscono previsioni e proiezioni in fatto di andamento climatico nel suo insieme globale, ma per Venezia che fa parte del tutto non c’è un progetto di intervento, al di là del Mose che nel tempo non risolverà che in parte il problema dell’innalzamento del livello marino. Indicazioni relative ai problemi che l’umanità dovrà affrontare di fronte ai cambiamenti globali sono quelle preconizzate dal Club di Roma, con il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” che data di qualche decina di anni fa e che tiene conto tramite simulazioni al computer delle conseguenze dovute a crescita della popolazione mondiale, inquinamento, industrializzazione, e dello sviluppo sostenibile in un contesto mondiale. Altro di concreto non c’è, se non quello che è sotto gli occhi di tutti, un clima che influenza drammaticamente la vita dell’uomo soprattutto nelle zone più povere del mondo, che a fatica si risollevano da siccità o inondazioni. E come constatiamo quotidianamente purtroppo anche Venezia fa parte di queste emergenze. 

Immagine di copertina: Gondole adagiate sulla melma del fondale del Canal Grande, a causa della bassa marea eccezionale che ha registrato -70 cm sul medio mare, 20 febbraio 2023 (© Andrea MEROLA)

Cambia il clima, Venezia ne è la prova ultima modifica: 2023-09-14T20:50:40+02:00 da BARBARA MARENGO
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