1983/2023 il Municipio di Cadoneghe. A 40 anni dall’ultima opera di Samonà

ELIO ARMANO
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All’inizio degli anni Ottanta, in un comune in continua crescita di abitanti e di iniziative economiche alle porte della città, la costruzione di una “macchina” amministrativa e insieme luogo della partecipazione, era un bisogno ineludibile. Un piccolo e insufficiente edificio ottocentesco stravolto negli anni Cinquanta, non sopperiva né alle adunanze consiliari né all’espletamento dei servizi fondamentali, tant’è che il piano allora vigente ne prevedeva il totale abbattimento in un generale contesto di nuove forti cubature che avrebbero, se realizzate, cancellato tante piccole proprietà e la stessa fisionomia del luogo centrale del territorio compresa la chiesa parrocchiale e il vecchio cinema.

La revoca, eravamo nel 1981, di tale “entusiasmo edificatorio” divenne dunque, e fin dall’inizio, la naturale conseguenza della progettazione affidata a Giuseppe Samonà, che già avanti con l’età, accolse, prima con perplessità e poi con curiosità ed entusiasmo crescenti, quella che era una nuova sfida e il coronamento finale del suo lungo lavoro di architetto e di urbanista.

Sin dall’inizio la proposta venne elaborata con la massima partecipazione coinvolgendo e stimolando la popolazione e il Consiglio comunale, partendo dai punti fermi costituiti allora da una rotatoria intorno a una patetica aiuola esagonale, un vecchio grande albero e l’edificio esistente collegato a un piccolo ufficio postale. L’input ambizioso era quello di realizzare, da queste premesse, quel coerente luogo identitario intorno a una piccola piazza, sino allora mancante, di fronte all’antico alveo del fiume Brenta che divideva il territorio da Padova, fin dall’epoca dei grandi “drizzagni” otto/novecenteschi.

L’intenzione, erano questi i “desiderata” della committenza, mirava a realizzare non un palazzotto del potere politico e burocratico, ma una “macchina aperta” impostata sulla misura del luogo e della sobrietà.
Un’opera da realizzare per “stralci funzionali” che dovevano trovare realistiche possibilità di finanziamento da parte dello Stato che, in quella fase, aveva finalmente riconosciuto il diritto alla perequazione dei comuni, specie se piccoli e virtuosi e sotto la media dei trasferimenti nazionali destinati agli enti locali.

L’esigenza di una tale opera veniva a coincidere con il disincanto ma anche con la curiosità dell’anziano progettista che conosceva per antica esperienza la difficoltà di materializzare i progetti.

Per mesi Giuseppe Samonà, spesso accompagnato dall’architetto e storica dell’arte Egle Trincanato (già direttrice di Palazzo Ducale e autrice di Venezia minore), frequentò ininterrottamente l’area prescelta quasi “disegnando sul posto” e poi, di volta in volta tornando con schizzi, piante e vedute prospettiche, una delle quali divenne la copertina della rivista Casabella, numero 497 dicembre 1983.

Durante questa fase, dove si ideò (e poi si realizzò) anche una recinzione con “mano aperta” di Le Corbusier, fusa in bronzo anche per la facoltà di Architettura di Venezia, si registrò un largo interesse del mondo culturale, non solo nel Veneto, influenzando comuni come Borgoricco, che chiamò Aldo Rossi per il proprio municipio e poi per l’area che la circondava. 

I piccoli centri, grazie all’ultimo Giuseppe Samonà diventarono così momento di riflessione e di impegno, in particolare per le zone del Friuli ricostruite dopo il terremoto del 1976, si pensi ai municipi di Romano Burelli e, com’era già stato, al comune di Montereale Valcellina del più giovane architetto bolognese Glauco Gresleri, che aveva intessuto con Samonà un proficuo e stimolante rapporto.

Della progettazione in corso d’opera si occupò anche la Facoltà di Architettura di Napoli dove le coordinate dell’area di Cadoneghe furono proposte come tema di un corso di laurea, coinvolgendo molti studenti che ancora oggi ricordano quella esperienza che li vide fisicamente sul posto, su iniziativa del professore Alberto Samonà, che continuò fedelmente a occuparsi della realizzazione dell’opera del padre.

Il progetto esecutivo, al quale Giuseppe Samonà, anche dalla clinica dove poi morì, introdusse alcune varianti come per l’ingresso dell’ufficio postale con la scultura di Augusto Murer, fu appaltato nell’autunno del 1983 e per stralci realizzato, senza interruzioni, dalla stessa impresa con la direzione dei lavori dell’architetto e docente veneziano Guido Zordan.

Il complesso architettonico scaturito è un unicum tra gli edifici e la nuova piazza-agorà collegati da leggere pensiline che furono poi riprese anche in altre parti del territorio.

Tutto, dai colori “lecorbusiani”, al mobilio, ai corpi illuminanti, furono oggetto di riflessione e scelte accuratamente meditate. E dal “rifugio” di Samonà a Gibilmanna in Sicilia, furono portati mobili da lui disegnati altrimenti destinati alla dispersione.

Si pensò anche, consapevoli dei limiti delle superfici del cemento, alla loro preventiva protezione con una vernice protettiva azzurrina.

Sull’opera realizzata furono scritte recensioni anche in Giappone. In Italia va citato in particolare, oltre a Casabella, lo scritto di Bruno Zevi pubblicato da L’Espresso il 18 dicembre 1988 e una monografia di Manuela Canestrari edita da Officina.

Quarant’anni dopo, mentre è venuto a mancare il grande albero, l’opera che ha retto le sue funzioni e per la quale era stata prevista anche la possibilità di una sopraelevazione a nord, non ha avuto quelle attenzioni che merita sempre ogni manufatto, per decoro, valore economico e non da ultimo valore storico-culturale.

La protezione del cemento a vista ha finito di svolgere la sua mansione e sono apparse vistose macchie organiche con persino preoccupanti fessurazioni, mentre l’accurata colorazione bianco rossa delle parti metalliche è stata volgarmente ripresa e rappezzata. È da augurarsi che il quarantennale dell’edificio, insieme a una riflessione su Samonà, costituisca l’occasione di non più procrastinabili e attente manutenzioni.

1983/2023 il Municipio di Cadoneghe. A 40 anni dall’ultima opera di Samonà ultima modifica: 2023-09-21T16:13:50+02:00 da ELIO ARMANO
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