Il “ticket” Kennedy-Musk irrompe nel duello Biden-Trump

L‘uomo più ricco del mondo pronto a sostenere RFK, cambiando lo scenario di una corsa a due.
GUIDO MOLTEDO
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David Axelrod è sinceramente e seriamente preoccupato per la piega che rischia di prendere la corsa per le elezioni presidenziali 2024. La “mente” della squadra di Barack Obama ha diffuso un tweet in cui raccoglie e rilancia “le voci” della costituzione, da parte di Elon Musk, di un Super Pac a sostegno della candidatura presidenziale, come indipendente, di Robert Fitzgerald Kennedy (RFK). “Se le voci sono fondate, dice Axelrod, sarebbe un fattore significativo nella definizione del risultato della corsa 2024”.

Il figlio di Bobby Kennedy annuncerà la sua candidatura il 9 ottobre prossimo. Lo farà come rappresentante di una “terza forza” tra i due colossi della politica americana, quel “terzo polo” che mai finora è riuscito a rompere il rigido bipolarismo che domina da sempre la scena politica americana e che ora, anche grazie agli immensi finanziamenti che l’uomo più ricco del mondo sembra disposto a mettere a sua disposizione, potrebbe far saltare per aria, addirittura arrivando a occupare lo Studio ovale della Casa bianca, prenotato dal presidente in carica e dal suo rivale repubblicano e suo predecessore.

RFK gode già di notevoli sostegni finanziari ed è in grado di affrontare quella corsa che non ha potuto iniziare a disputare nel Partito democratico, di cui è membro, essendo le primarie una competizione senza storia, dal momento che Joe Biden è l’indiscusso candidato a succedere a se stesso.

Più che per le sue possibilità di successo, della sua candidatura si discute – tra politologi, strateghi e sondaggisti – per gli effetti che può avere sulle sorti di Biden o di Trump. A chi ruba i voti? Secondo Nate Silver è Trump quello maggiormente minacciato, perché RFK, a dispetto del nome e della formale appartenenza al campo democratico, ha un’agenda eminentemente rivolta all’elettorato trumpista, con le sue teorie no vax, antisistema e antisemitiche, abbondantemente innaffiate da quel libertarismo/anarchismo antipolitico che sono anche un registro di spicco nell’oratoria e nel messaggio di Trump.

Ma l’insidia è più complicata e riguarda entrambi i contendenti. Il suo ingresso in campo rompe il copione finora dominante di un duello tra due vecchi personaggi, molto caratterizzati, che alimentano vicendevolmente le rispettive narrative, impegnati in una sorta di replay delle elezioni del 2020. Inoltre l’ingresso di Elon Musk nell’agone politico non è quello di chi ci mette solo i soldi. Ci metterà tutta la sua potenza di fuoco mediatica e il suo stesso protagonismo politico, come si è visto di recente in diverse sue uscite pubbliche su temi caldi, come l’immigrazione e la guerra in Ucraina.

Non fosse di nascita sudafricano, e dunque non avendo i requisiti per correre per la presidenza, Musk partecipa comunque alla competizione, in una sorta di ticket con RFK. 

Il combinato dei due personaggi, creando caos in campo democratico e in campo repubblicano, potrebbe anche dar vita alla sorpresa di un candidato indipendente che riesce a rompere la gabbia del bipolarismo e perfino a battere i due rivali.

I sondaggi di istituti a lui favorevoli vedono già RFK al 19 per cento contro il 38 per cento di Biden e di Trump. Il precedente di Ross Perot fa ricordare come sia difficile l’affermazione di un indipendente ma il caso del miliardario che corse nel 1992 contro Bill Clinton e George Bush padre deve far riflettere sulla capacità di un indipendente forte d’influire sull’esito delle presidenziali in modo inatteso. Se il novizio Clinton fu eletto contro un presidente in carica e quindi favorito, lo dovette a Ross Perot.

Per ora, nel campo democratico la candidatura di un Kennedy, per quanto ripudiato dalla dinastia, è temuta per il semplice fatto che fa scattare quel name recognition – la forza di un nome conosciuto – che frutta voti indipendentemente dal programma proposto, voti che in competizioni combattute in contee in bilico possono fare la differenza. 

Terzogenito di Robert Kennedy, settant’anni a gennaio, avvocato, ambientalista, sostenitore nel 2008 della campagna presidenziale di Hillary Clinton, RFK è andato via via e sempre più ostentatamente abbracciando teorie complottiste, diventando uno dei leader del fronte no vax, in crescente sintonia con la setta QaNon, e sostenendo tra l’altro che il virus del Covid fosse “programmato etnicamente” per risparmiare gli ebrei. Convinzioni ribadite in un discorso pubblico da lui tenuto a Berlino il 29 agosto 2020. e successivamente il 13 novembre 2021, oratore principale a un’analoga manifestazione di protesta a Milano. 

Il “ticket” Kennedy-Musk irrompe nel duello Biden-Trump ultima modifica: 2023-10-05T21:17:12+02:00 da GUIDO MOLTEDO
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