Boris e Markus, i due volti dell’Union

Le riconferme, molto diverse, dei governatori di Assia e Baviera cambiano i rapporti di forza all’interno del partito, a favore di una nuova classe dirigente.
MATTEO ANGELI
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L’Union ha trionfato in Assia e Baviera domenica sera. Né a Wiesbaden né a Monaco si può governare rispettivamente senza la CDU e la CSU. Ma sono due vittorie molto diverse. Le traiettorie dei protagonisti, il governatore dell’Assia Boris Rhein e quello della Baviera Markus Söder s’incrociano. Le quotazioni nazionali del primo salgono, ma ancora non abbastanza per aspirare alla guida del partito. Quelle del secondo precipitano. O almeno è la lettura che media e avversari politici danno del risultato ottenuto dall’inquilino del Maximilianeum. In gioco non ci sono più solo le ambizioni personali, ma la strada che la CDU/CSU intraprenderà da qui alle elezioni nazionali del 2025.

CDU e CSU possono ringraziare la coalizione semaforo al governo a Berlino. Nel doppio voto di domenica i cittadini dei due Länder, che rappresentano circa un quarto della popolazione tedesca, hanno voluto soprattutto bocciare la litigiosità inconcludente di SPD, Grünen e liberali. In Baviera Markus Söder ha vinto, con un 37 per cento che, soprattutto di questi tempi, non è una performance che lascia indifferenti. Tuttavia, questo è il peggiore risulto di sempre per l’Unione cristiano sociale di Baviera, abituata ininterrottamente a percentuali bulgare dal 1954. Peggio pure dell’ultima tornata, nel 2018, quando Söder si candidava per la prima volta alla guida del Land e ottenne “solo” il 37,2 per cento delle preferenze. Ma allora il leader bavarese condivise la responsabilità dell’emorragia di voti con Horst Seehofer, presidente uscente e fino al 2019 anche capo del partito. Oggi Söder è invece solo davanti ai suoi detrattori. Che non gli hanno perdonato il braccio di ferro che indebolì la già di per sé fragile candidatura di Armin Laschet al dopo-Merkel nel 2021. E l’ambizione, mai messa da parte, di essere il portacolori dell’Union alle elezioni federali del 2025. 

La vittoria di Söder è annacquata non solo dal minimo storico in termini di punti percentuali, ma anche e soprattutto dall’exploit dell’estrema destra dell’AfD, il partito che è migliorato più di tutti rispetto all’ultima consultazione. Dal 10,2 al 14,6 per cento, l’AfD sfonda ora anche nella ex Germania occidentale. Quel che è peggio, non è la sola forza alla destra della CSU. Ci sono anche i Freie Wähler, anche loro in in grande progressione, nonostante (o forse anche a causa) di uno scandalo che ha resuscitato le simpatie antisemite, peccato di gioventù, del suo leader Hubert Aiwanger.

Non deve esserci nessuna forza democratica alla destra dell’Union,

le parole di Franz Josef Strauß, storico padre padrone della Baviera, pronunciate nel 1987, suonano oggi come un severo rimprovero. Non solo verso Söder, ma nei confronti di tutto lo stato maggiore della CDU-CSU e, soprattutto, del suo presidente Friedrich Merz. Il quale, nonostante la reputazione di falco, non è riuscito a fare nulla per arginare l’ascesa dell’AfD.

Il segnale che viene dal voto in Assia e Baviera, per chi all’interno dell’Union vuole coglierlo, è che serve un cambio di rotta. Sia per quanto riguarda il toto-nomi, che è stato finora monopolizzato dal confronto tra Merz e Söder, sia in termini di idee. 

Due governatori della CDU passeggiano sullo Skywalk a Willingen (Assia), il ponte sospeso pedonale non supportato più lungo del mondo: Boris Rhein (a sinistra) e Hendrik Wüst (a destra)

La strategia di Merz e di Söder è stata fin qui accomunata dalla demonizzazione degli ecologisti. In Assia, invece, Boris Rhein ha puntato sulla cooperazione rispettosa coi Grünen, motore silenzioso di una coalizione che nel Land tiene dal 2014. La sua strategia si è rivelata per molti versi vincente. Rhein, che era subentrato nel 2022 a Volker Bouffier, per dodici anni governatore del Land, ha saputo fare molto meglio del suo predecessore, che nel 2018 si era fermato al 27 per cento. Domenica il cristiano democratico ha centrato il 34,6 per cento, il che, sulla carta, vuol dire che può governare sia coi Verdi sia con la SPD. Resta il problema dell’inquietante ascesa dell’AfD, che si è imposta come secondo partito nel Land, nonostante il successo di Rhein.

Né la netta vittoria di Rhein né quella in chiaroscuro di Söder sono attribuibili a Merz, il quale ha fatto campagna solo in modo discreto per i due candidati dell’Union. E se le aspirazioni nazionali di Söder escono quantomeno ridimensionate, l’affermazione chiara di Rhein non è di per sé sufficiente a includerlo tra i papabili per la corsa alla cancelleria. Perlomeno, però, aumenta il suo peso in questa scelta. E spariglia le carte, aprendo la strada a un rinnovamento ai vertici, guidato da una nuova generazione di governatori. 

Tra essi, ad avere i mezzi per giocare un ruolo da protagonisti ci sono il Ministerpräsident dello Schleswig Holstein, Daniel Günther (50 anni), e soprattutto quello della Renania Settentrionale-Vestfalia, Hendrik Wüst (48 anni), che dal 2021 governa il Land tedesco più popoloso. Nel 2022, Günther è stato rieletto col 43,4 per cento, Wüst con il 35,7. Ed entrambi governano ora con gli ecologisti. Insieme a Rhein, sono loro l’altro volto dell’Unione, sempre più alternativo a quello che ha Merz e Söder come massimi interpreti.

Boris e Markus, i due volti dell’Union ultima modifica: 2023-10-11T22:24:49+02:00 da MATTEO ANGELI
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