Tutta un’altra musica, quella proposta da Lucia Ronchetti dal 16 al 29 ottobre prossimi a Venezia. Micro-music, 67º Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale, è dedicato al suono digitale e alla sua produzione e diffusione attraverso tecnologie e ricerche sperimentali.
Ronchetti, che dal 2021 dirige la Biennale Musica, è compositrice e musicologa, e ha studiato musica elettronica a Santa Cecilia ma anche al prestigioso IRCAM di Parigi. Con raffinata competenza ha steso un programma che è un distillato ragionato e coloratissimo delle tendenze stilistiche e dei percorsi innovativi della scena musicale internazionale espresse attraverso installazioni, perfomance e modalità online.
Aprendo un’ampia finestra sull’orizzonte digitale, questa edizione della Biennale scandaglia i confini dell’interazione tra scienza, tecnologia e creatività.
Micro-music intende evocare la musica generata attraverso captazioni microfoniche e indagare la natura microscopica del suono. – spiega Lucia Ronchetti – È un festival che mira a esaltare la bellezza e la complessità del suono digitale e dei nuovi orizzonti compositivi”
Detto così, il Festival sembra sostanza piovuta da un mondo marziano o il prodotto esoterico di pratiche magiche o di esperimenti alchemici. E, da un certo punto di vista, è forse tutto ciò insieme.
Ma quello di Lucia Ronchetti è un Festival, diviso in sei sezioni, che senza archiviare la musica acustica, invita ad affinare la sensorialità per scoprire sculture sonore slegate dal tradizionale rapporto visivo con gli strumenti che sono la fonte del suono e con la gestualità degli esecutori.
Tutta un’altra musica, per l’appunto, che più che abbattere gli schemi li attraversa trasformandoli e plasmandoli come nuova materia.

Una pratica nella quale eccelle Brian Eno (1948, Gran Bretagna), premiato quest’anno con il Leone d’Oro alla carriera. Musicista, produttore e artista visivo, Eno è una figura eclettica in grado di lavorare col suono, la luce e le immagini coniugando discipline e pratiche differenti. E quella di quest’anno non è la sua prima presenza a una Biennale: nel 1985 partecipò alla Mostra internazionale di arte cinematografica. L’ anno successivo all’Esposizione d’Arte e nel 2006 alla Biennale musica. Quest’anno a Venezia – al teatro la Fenice – Eno presenterà una prima assoluta del progetto Ships in collaborazione con Baltic Sea Philarmonic.
A un matematico formatosi al Mit e ad Harvard andrà invece il Leone d’Argento: Miller Puckette (1959, Chattanooga, Usa) ha ideato “Max”, un software ambientale di musica computazionale, messo in commercio nel 1990 e largamente utilizzato in tutto il mondo, ma anche “Pure Data” un ambiente di programmazione open-source e in tempo reale per le arti multimediali.
La multiforme genialità dei due Leoni per la musica può dare un’idea del caleidoscopico programma messo a punto da Ronchetti che offrirà per due settimane, tra la città lagunare e quella di terraferma, decine di spettacolari esperienze.

Concerti, performance, installazioni, ma anche molta Venezia. Ci saranno i paesaggi sonori veneziani di Andrea Liberovici e Paolo Zavagna, con una “passeggiata” acustica nella Venezia contemporanea e nella Venezia scomparsa. Ma ci sarà anche un’installazione sviluppata intorno ai modelli matematici connessi alle dinamiche che producono le maree (di Anthea Caddy – Marcin Pietruszewski) a Forte Marghera. E poi un’installazione ispirata alle architetture della Basilica di San Marco (Tania Cortés Becerra, al Teatro del Parco di Mestre).

E un concerto di campane (Glockenbuch IV) di Marcus Schmickler, una mappa acustica di Venezia formata da cori di campane provenienti da punti differenti della città: sarà come ascoltare tutto ciò all’interno del materiale bronzeo di singole campane di San Giorgio Maggiore e di Santa Maria dei Carmini.
E poi, ancora, gli organi. Quelli della Basilica di San Pietro di Castello, delle chiese di San Salvador e di San Trovaso, e della magnifica sala da concerti del conservatorio Benedetto Marcello. Organi antichi – Callido e Nacchini – e organi del Novecento ideati per diffondere e amplificare il suono negli spazi architettonici specifici di ogni chiesa e di ogni sala. Cinque concerti di altrettanti interpreti ispirati al repertorio cinquecentesco della Scuola di San Marco e alla definizione di stylus phantasticus coniata dal compositore tedesco Johann Mattheson (1681-1764) per descrivere la complessità della scrittura polifonica organistica.
Cinque concerti per un viaggio di cinque secoli, dalle composizioni di Claudio Merulo a quelle sperimentali contemporanee.
Stupefacente può apparire questa sezione in un festival dedicato al digitale. Ma l’organo, tra tutti gli strumenti tradizionali, è quello che ha una sorta di affinità con le potenzialità del mondo sonoro digitale. Dotato dell’estensione più ampia tra tutti gli strumenti, arrivando a superare le dieci ottave, l’organo ha registri che riproducono i timbri di un’intera orchestra. Una caratteristica che ne fa il precursore dell’elettronica che, applicata alle percezioni uditive, consente costruzioni ardite, realizzate modificando diverse proprietà del suono in modo autonomo, generando una vasta gamma di sfumature acustiche.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!