Haaretz (ebraico: הָאָרֶץ lit. La Terra [di Israele]), originariamente Ḥadshot Haaretz – Ebraico: חַדְשׁוֹת הָאָרֶץ, Notizie dalla Terra [di Israele] fu fondato nel 1918. È il giornale più longevo attualmente stampato in Israele. È pubblicato sia in ebraico sia in inglese nel formato berlinese. L’edizione inglese è pubblicata e venduta insieme all’edizione internazionale del New York Times. Le edizioni ebraica e inglese sono disponibili su Internet. In Nord America è pubblicato come giornale settimanale, combinando articoli dell’edizione del venerdì con una carrellata del resto della settimana. Haaretz è noto per le sue posizioni di sinistra e progressiste su questioni interne e internazionali.
Nel 2022, Haaretz risulta il terzo quotidiano in Israele per diffusione. È ampiamente letto dagli osservatori internazionali, soprattutto nella sua edizione inglese, ed è un riferimento per la stampa internazionale per l’analisi dei fatti israeliani e mediorientali. Secondo il Center for Research Libraries, tra i quotidiani israeliani, “Haaretz è considerato il più influente e rispettato sia per la copertura delle notizie sia per i suoi commenti”.

Haaretz inizia le sue pubblicazioni, a Gerusalemme, nel 1918, sponsorizzato dal governo militare britannico in Palestina. Nel 1919 è rilevato da un gruppo di sionisti di orientamento socialista, provenienti principalmente dalla Russia. Costituito come impresa editoriale, il 18 giugno 1919, da un gruppo di uomini d’affari, tra cui il filantropo Isaac Leib Goldberg, inizialmente si chiama Hadashot Ha’aretz (Notizie dalla Terra). Successivamente il nome è abbreviato in Haaretz. La sezione letteraria del giornale attrae i principali scrittori ebrei dell’epoca.
Dal 1919 al 1922 il giornale è guidato da una serie di direttori, tra cui Leib Yaffe. Chiuso brevemente per mancanza di fondi, è riaperto a Tel Aviv all’inizio del 1923 sotto la direzione di Moshe Glickson, che mantiene l’incarico per quindici anni. Il comune di Tel Aviv concede allora un sostegno finanziario pagando in anticipo sue future inserzioni pubblicitarie.
Anche se apartitico e attento a non sposare la linea di un partito specifico, nel corso degli anni Venti e Trenta, l’orientamento progressista di Haaretz è in una certa misura collegato al movimento dei Sionisti Generali, che in seguito avrebbe contribuito a formare il Partito Progressista.
Nell’epoca dell’Yishuv, la comunità ebraica che al principio del XX secolo abita la Palestina, ben prima della costituzione dello Stato di Israele, Haaretz è considerato il più sofisticato dei quotidiani allora circolanti.

Nel 1935 il giornale è acquistato da Salman Schocken, un uomo d’affari tedesco ebreo che, l’anno prima, era andato via dalla Germania in seguito all’ascesa al potere dei nazisti. Schocken è attivo nel Brit Shalom, noto anche come Alleanza ebraico-palestinese per la pace, un organizzazione che sostiene la coesistenza tra ebrei e arabi ed è a favore di una patria per entrambi i popoli. Suo figlio, Gershom Schocken, assumerà la direzione del quotidiano nel 1939 per mantenerla fino alla sua morte nel 1990.
La famiglia Schocken è l’unica proprietaria del gruppo Haaretz fino all’agosto 2006, quando vende una quota del 25 per cento all’editore tedesco M. DuMont Schauberg. L’accordo è negoziato con l’aiuto dell’ex ambasciatore israeliano in Germania, Avi Primor. L’intesa suscita polemiche in Israele poiché il padre di DuMont Schauberg, Kurt Neven DuMont, era stato membro del partito nazista e la sua casa editrice promuoveva l’ideologia nazista.
Il 12 giugno 2011 è annunciato che l’uomo d’affari russo-israeliano Leonid Nevzlin ha acquistato una partecipazione del venti per cento nel gruppo Haaretz, rilevando il quindici per cento dalla famiglia Schocken e il cinque per cento da M. DuMont Schauberg. Nel dicembre 2019, i membri della famiglia Schocken acquistano il pacchetto di azioni di Haaretz controllate da M. DuMont Schauberg. L’accordo vede la famiglia Schocken raggiungere il 75 per cento di proprietà, con il restante 25 per cento di proprietà di Leonid Nevzlin.
Nell’ottobre 2012, uno sciopero contro un piano di licenziamenti impedisce l’uscita di Haaretz e del suo supplemento economico, TheMarker. È la prima volta in Israele dal 1965 che un giornale non va in stampa a causa di uno sciopero.

Haaretz ha – come dice di sé – “una visione ampiamente liberal sia sulle questioni interne sia sugli affari internazionali”, è “liberal in materia di sicurezza, diritti civili ed economia, favorevole alla Corte Suprema, molto critico nei confronti del governo di Netanyahu”. Il giornale si oppone al mantenimento del controllo dei territori e sostiene costantemente le iniziative di pace. La linea editoriale di Haaretz dà voce a chi s’impegna per il sostegno ai più deboli della società israeliana, lavoratori immigrati, arabi israeliani, immigrati etiopi e immigrati russi, prostitute.
Secondo David Remnick, del New Yorker, Haaretz è “senza dubbio il giornale più liberal in Israele”, la sua è un’ideologia di sinistra ed è caratterizzato da un posizionamento “insistentemente oppositivo”. Secondo Ira Sharkansky, le pagine editoriali di Haaretz sono aperte a una varietà di opinioni. J. J. Goldberg, direttore dell’americano The Jewish Daily Forward, considera Haaretz “il quotidiano israeliano più veementemente anti-insediamenti”. Stephen Glain di The Nation definisce Haaretz “il faro liberal di Israele”, facendo riferimenti ai suoi editoriali di opposizione all’occupazione, al trattamento discriminatorio dei cittadini arabi e alla mentalità che portò alla seconda guerra del Libano. Secondo una ricerca del 2003 pubblicata sull’International Journal of Press/Politics, i resoconti di Haaretz sul conflitto israelo-palestinese sono più favorevoli agli israeliani che ai palestinesi, ma meno di quelli del New York Times. Nel 2016, Jeffrey Goldberg, direttore di The Atlantic, scrive: “Mi piacciono molte firme di Haaretz e molte delle sue posizioni, ma l’anti-israelismo e l’antisemitismo da cartone animato possono essere irritanti”.
Haaretz utilizza titoli e formato più piccoli rispetto ad altri giornali ad alta diffusione in Israele. Meno spazio è dedicato alle immagini e più all’analisi politica. Gli editoriali sono generalmente firmati da commentatori interni piuttosto che da firme esterne. Commenti ed editoriali hanno gran peso nel dibattito politico e culturale israeliano e non solo.
Haaretz ha una diffusione storicamente relativamente bassa e tuttavia da diversi anni è considerato il quotidiano più influente di Israele. Molto letto negli ambienti dell’intellighenzia israeliana e delle élite politiche ed economiche. Ricerche di mercato mostrano che i lettori di Haaretz hanno un’istruzione, un reddito e una ricchezza superiori alla media e la maggior parte sono ebrei ashkenaziti. Haaretz è in Israele quello che è il New York Times negli Stati Uniti, come giornale di riferimento di élite progressiste. Nel 2007, Shmuel Rosner, ex corrispondente statunitense di Haaretz, dice a The Nation: “le persone che lo leggono sono più istruite e più sofisticate della maggior parte degli altri, ma il resto del paese non sa che esiste”.
Haaretz dispone di due siti web, in lingua ebraica e in inglese, sotto la supervisione di Lior Kodner, responsabile dei media digitali del gruppo Haaretz. Individualmente, Simon Spungin è il direttore di Haaretz.com (inglese) e Avi Scharf di Haaretz.co.il (ebraico).
da en.Wikipedia

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