Dove star bene se non in una biblioteca?

Ne “La casa di tutti. Città e biblioteche” Antonella Agnoli condensa l’esperienza acquisita sul campo in tanti anni, a ogni latitudine.
BARBARA MARENGO
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Una vita tra i libri e per i libri, progettando e organizzando librerie pubbliche e viaggiando in Italia e all’estero per realizzare nuove biblioteche: Antonella Agnoli presenta il suo ultimo saggio, La casa di tutti. Città e biblioteche (Laterza) nel quale condensa l’esperienza acquisita sul campo a ogni latitudine. Luoghi di incontri e luoghi di democrazia, in questi momenti così difficili, le biblioteche e il loro inserimento in differenti contesti sociali rappresentano secondo Agnoli una possibilità positiva di integrazione sociale in una società disgregata e sfilacciata, dove non solo i giovani sono spesso lasciati a se stessi. Un modo per fare un viaggio a trecentosessanta gradi in una società piena di contraddizioni, dominata dal profitto e poco attenta alle sensibilità dei singoli, dove sono sempre meno i luoghi di aggregazione e di confronto. Il recente caso di degrado sociale a Caivano può essere il paradigma delle emergenze che sfociano in marginalità e deterioramento per mancanza di tutela e di luoghi di aggregazione. 

La biblioteca come casa di tutti può essere il punto di partenza per una rigenerazione della società in tutti i suoi aspetti: l’Autrice percorre partendo da tale opportunità numerosi aspetti quotidiani della vita di tutti noi, mettendo in evidenza l’“energia sociale” che scaturirebbe dalla capillare presenza delle biblioteche sul territorio. Un modo di essere che diventa “politica”, e che permetterebbe di superare quell’“età dell’ignoranza” che caratterizza l’oggi. Fiducia, uguaglianza, energia sociale sono per Agnoli le tre caratteristiche necessarie a superare diffidenza, sfiducia per la partecipazione alla vita pubblica, base della democrazia. Una serie di dati supportano le tesi dell’Autrice, a partire da quello sconfortante dell’ultima partecipazione all’ultima tornata elettorale, nel 2022, quando solo il 63 per cento degli elettori è andato a votare. Poca partecipazione alla cosa pubblica, sfiducia e risentimento sono fattori scaturiti dalla recente drammatica pandemia, dalla quale si vedono ancora oggi gli effetti negativi oltre che sulla salute, sull’aumento della povertà (un quarto dei bambini italiani è a rischio povertà), assieme all’abbandono scolastico, alla crescente mancanza di istruzione in materie sia scientifiche (matematica soprattutto, alla base della digitalizzazione oggi imperante in ogni settore) sia letterarie. Desolante la classifica fatta da Save the Children in fatto di comprensione dei testi, su una classifica di cinquecento Paesi l’Italia è duecentocinquantesima, il che significa scarsa possibilità di reperire informazioni in ogni campo. 

Se le istituzioni hanno alzato le braccia di fronte a istruzione, sanità, cura della cosa pubblica, con sempre meno fondi a disposizione, non è detto che le biblioteche non possano diventare “luogo vivo e di rigenerazione urbana”: lo afferma Agnoli che ha lavorato per anni alla direzione di biblioteche e ha seguito numerosi progetti per favorire la tutela, la crescita, la creazione di simili avamposti contro degrado e solitudine, che sfociano all’estremo nella delinquenza.

L’esempio recente di Caivano, centro del Napoletano, dove un gruppo di minorenni nel degrado sociale hanno abusato di giovani bambine calza perfettamente con questa teoria. Renzo Piano parla di “città giusta” dove i legami sociali sono forti, solidarietà e assistenza sono a supporto dei più deboli. E dove potrebbe avvenire e avviene un simile processo positivo? Certo, anche nelle biblioteche pubbliche, concepite come luogo di incontro e di confronto, di compagnia e di divertimento, di scambi e di gioco per utenti di ogni età. E ora è la città l’imputata alla sbarra, la città concepita oggi come frettoloso e neutro luogo asettico, senza contatti interpersonali forti, “aggredite dai B&B” come Venezia e Firenze, dove piazze, caffè, trattorie, barbieri, librerie sono sempre meno usati dagli abitanti. E se mancano le infrastrutture sociali non è facile “combattere l’instabilità dei tempi in cui viviamo”. “Vivere generosamente insieme” prendendosi cura per quanto possibile del prossimo rientra in un ragionamento filosofico e sociale che porta solo benefici alla collettività. Ripensare il nostro modus vivendi è alla base di ciò, in una società dove armoniosamente s’intersecano e si completano strutture, servizi, assistenza, pianificazione, impegno economico. Città ideale? Forse: ma è bello pensare che un simile obiettivo sarebbe possibile anche partendo dalla tutela delle biblioteche pubbliche, un mattoncino nella costruzione del grande edificio della vita.

Di fronte ai disagi e ai bisogni sempre più complessi della moderna società, Agnoli sciorina dati e luoghi dove esperienze positive hanno attecchito, all’estero e in Italia. Certo, investimenti servono, assieme alla volontà e alla lungimiranza. Di fronte a vere e proprie allerte sociali che attraversano e colpiscono soprattutto i giovani (disagio, depressione, solitudine, paura, disturbi alimentari, falsi obiettivi futili) il recupero di spazi pubblici è quanto mai necessario: e tali laboratori con servizi per tutti sarebbero una valvola di conoscenza, di confronto e di sfogo per disagi ed allerte mondiali. Un esempio per tutti, che si affianca nel ben più drammatico dramma delle guerre in corso, è l’allarme per il clima che porta giustamente i ragazzi a manifestare il proprio disagio ed i propri timori per il futuro prossimo, con tutte le implicazioni politiche che ciò comporta, migrazioni in testa. 

La casa di tutti spiega così come il cerchio dell’esistenza possa ruotare e partire anche da quei luoghi silenziosi ma per questo non meno vivaci che sono le biblioteche, scrigni di conoscenza sul passato e formidabili mezzi di conoscenza per il futuro.

Presentazione a Mogliano (Tv) de La casa di tutti. Città e biblioteche. Con l’autrice discutono Laura Fregolent e Maurizio Cecconi

Immagine di copertina: La nuova biblioteca San Giovanni di Pesaro, che Antonella Agnoli ha progettato e diretto fino al 2008.

Dove star bene se non in una biblioteca? ultima modifica: 2023-10-25T18:28:42+02:00 da BARBARA MARENGO
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