Sahra Wagenknecht, la ribelle che piace agli estremi

Icona della sinistra radicale tedesca, ha tradito il suo partito per andare a caccia dei voti dell’AfD. Ma invece di sbarrare la strada alla ultradestra, rischia di facilitarne l’ascesa.
MATTEO ANGELI
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Icona della sinistra radicale, Sahra Wagenknecht è uno dei volti più popolari e mediatici sulla scena politica tedesca. Moglie di Oskar Lafontaine, pezzo da novanta della storia recente della sinistra tedesca, la fin qui pasionaria della Linke ha fatto sapere lunedì a Berlino di voler rompere col partito che è stato per gli ultimi trent’anni la sua casa politica. 

In una conferenza stampa molto seguita, ha annunciato la nascita dell’associazione “Bündnis Sahra Wagenknecht – Für Vernunft und Gerechtigkeit” (Alleanza Sahra Wagenknecht – Per la ragione e la giustizia), trampolino di lancio per un partito nuovo di zecca, che dovrebbe vedere la luce a partire da gennaio. È un terremoto per Die Linke, perché Wagenknecht porta con sé altri nove deputati dello schieramento di sinistra radicale, tra cui la co-capogruppo Amira Mohamed Ali. Nell’immediato, la già di per sé ristretta pattuglia di 38 parlamentari della Linke perde quindi dieci esponenti.

Ma se l’epicentro del sisma è la sinistra-sinistra tedesca, le scosse potrebbero far tremare l’intero sistema partitico tedesco. O almeno, è quello che Wagenknecht spera. Nella conferenza stampa di lunedì, ha presentato la sua nuova proposta politica come l’alternativa all’Alternative für Deutschland (AfD), l’estrema destra che continua indisturbata a scalare i sondaggi ed è ora seconda nelle intenzioni di voto, oltre la soglia del venti per cento.

Stiamo lanciando un partito in modo che tutte le persone che stanno pensando di votare per l’AfD, o che lo hanno già fatto per rabbia e disperazione – non perché sono di estrema destra – ora abbiano un posto serio dove rivolgersi,

ha promesso Wagenknecht davanti ai giornalisti. La nascita del suo partito era da mesi nell’aria, tanto che i sondaggisti tedeschi ne hanno già testato il potenziale. In luglio, una rilevazione dell’istituto Insa affermava che in Turingia, Land orientale bastione dell’AfD, un soggetto politico targato Wagenknecht sarebbe il primo partito in termini di voti. Un altro sondaggio pubblicato lunedì dava la neonata “Bündnis Sahra Wagenknecht” già al 12 per cento a livello nazionale, dietro ai Grünen di solo mezzo punto percentuale. Secondo un’altra indagine Insa, per il Bild am Sonntag, il 27 per cento degli intervistati potrebbe immaginarsi di votare per il nuovo partito. 

Sahra Wagenknecht (a destra), con Amira Mohamed Ali, in occasione della conferenza stampa di lunedì.

Il grande potenziale di Wagenknecht sta nella capacità di intercettare il voto di protesta, che rappresenta anche il bacino elettorale dell’AfD.

L’elettorato di protesta ha bisogno di un indirizzo serio,

ha sostenuto la pasionaria della sinistra radicale lunedì in conferenza stampa, scagliandosi contro lo spauracchio del pensiero unico in Germania.

La Repubblica federale ha il peggior governo della sua storia… l’attuale esecutivo è in parte semplicemente incompetente… le cose non devono andare avanti così, altrimenti probabilmente tra dieci anni non riconosceremo più il nostro paese,

Wagenknecht punta su un messaggio radicale per far decollare la sua nuova creatura politica. 

Volta le spalle ai compagni di un cammino durato più di trent’anni, dalle file della SED, nella DDR, al PDS, fino poi a Die Linke.

Il percorso della Linke probabilmente la porterà a non essere più rappresentata nel prossimo Bundestag,

ha sancito laconica. Fa riferimento al fatto che il suo ormai ex partito, su molti temi, dalla politica migratoria a quella ambientale, ha assunto posizioni praticamente identiche a quelle degli ecologisti. “Inaccettabile e irresponsabile”, così Dietmar Bartsch, co-capogruppo della Linke, ha bollato l’iniziativa di Wagenknecht.

Ancora più duri sono stati i deputati Gesine Lötzsch, Sören Pellmann e Gregor Gysi, che hanno parlato di un “furto altamente immorale”, facendo notare come Wagenknecht e gli altri nove fuoriusciti siano entrati in parlamento proprio grazie a loro. Lötzsch, Pellmann e Gysi sono infatti gli unici ad aver ottenuto un mandato diretto alle elezioni federali, cosa che ha permesso alla Linke di ottenere altri 35 deputati, nonostante non avesse raggiunto la soglia del 5 per cento.

I dissidenti sanno però benissimo che non saranno in alcun modo obbligati a rinunciare al loro mandato, perché la Legge fondamentale non riconosce nessun obbligo nei confronti del partito. La Linke assiste quindi impotente al tradimento che rischia di condannarla all’irrilevanza, al punto che non può nemmeno espellere i dieci fuoriusciti dal suo gruppo parlamentare. Se vengono a mancare solo due deputati, difatti, la Linke perderà il suo status di gruppo politico e con esso soldi, collaboratori e influenza. 

Sahra Wagenknecht e il marito Oskar Lafontaine, in occasione del carnevale di Saarbrücken nel 2012.

In ogni caso, da tempo le posizioni di Wagenknecht non corrispondevano alla linea ufficiale del partito. Su molti temi ha flirtato con l’AfD, al punto che la “Bündnis Sahra Wagenknecht” rischia di essere una AfD di sinistra. A partire dalle posizioni sulla guerra in Ucraina. “Con le sanzioni economiche ci siamo privati dell’energia russa a basso costo, senza avere valide alternative”, sostiene colei che è diventata una delle voci più attive per fermare le forniture di armi del governo tedesco a Kiev. Porta avanti la sua campagna anche a colpi di fake news, ripetendo che nel marzo 2022, Ucraina e Russia erano sul punto di raggiungere il cessate il fuoco, ma Stati Uniti e Gran Bretagna lo hanno impedito. La convergenza di vedute con l’AfD è tale che Björn Höcke, uno dei leader più estremisti della formazione di ultradestra, in un comizio in febbraio a Dresda le ha gridato, tra gli applausi del pubblico:

Ti prego, unisciti a noi… con la sinistra non riuscirai mai a far passare le tue idee pacifiste. 

Dal sostegno alla Russia allo scetticismo climatico, per Wagenknecht il passo è breve. L’ormai ex esponente della Linke si è scagliata a più riprese contro “l’eco-attivismo cieco e non pianificato” del governo in carica. E critica soprattutto il progetto di legge mirato a diffondere le pompe a calore nelle case dei tedeschi. Le considera uno strumento costoso che nessuno può permettersi e quindi un errore “sotto il profilo tecnico, socialmente sconsiderato, inutile dal punto di vista climatico”. 

Come l’AfD poi, Wagenknecht si rivolge alla schiera dei no vax. Durante la pandemia di coronavirus, non solo ha fatto sapere di non essere vaccinata, ma era ospite fissa nei talk show per diffondere i suoi dubbi sull’efficacia dei vaccini mRna e sui loro effetti collaterali, con una sfilza di insinuazioni che scadevano nelle teorie del complotto. 

Sahra Wagenknecht e la scrittrice Alice Schwarzer, durante la manifestazione per la pace che il 25 febbraio scorso ha radunato 13mila persone a Berlino.

L’analogia maggiore con l’Alternative für Deutschland riguarda però la questione migratoria. Già all’indomani del Capodanno 2016, quando centinaia di donne furono importunate da varie persone di origine straniera a Colonia, Wagenknecht tuonò:

Chi abusa del diritto all’ospitalità, perde il diritto all’ospitalità.

Oggi, dopo le manifestazioni a favore di Hamas per l’attacco a Israele, dichiara:

Quando Hamas viene acclamato nelle strade tedesche, mi fa schifo.

C’è un problema che è stato ignorato per anni, sostiene. Nelle vicinanze di alcune moschee si sarebbero sviluppate società parallele islamiste e alcuni bambini crescerebbero in un ambiente segregato.

Quando si predica la sharia nel bel mezzo del nostro paese e si fomenta l’odio contro la nostra cultura, non si può più far passare tutto questo per multiculturalismo… L’immigrazione incontrollata, che sta sovraccaricando il nostro paese e rendendo l’integrazione sempre più difficile, deve essere fermata. Interi quartieri stanno cambiando volto. Soprattutto coloro che sostengono l’apertura delle frontiere spesso vivono in sobborghi di lusso, dove non ci si confronta affatto con questi problemi.

ha dichiarato Wagenknecht a Die Welt.

Per riuscire a mantenere la promessa di strappare voti all’AfD, Wagenknecht sa che deve continuare a radicalizzare il suo discorso, affinare il marchio populista che ha coltivato in questi anni. Questa strategia finora ha funzionato. Basti pensare al successo del libro che ha pubblicato nel 2021, Die Selbstgerechten (Gli ipocriti), bestseller in cui denuncia i liberali di sinistra, dipinti come sostenitori degli interessi propri e delle classi dominanti. 

Dovesse davvero riuscire nello strappare voti all’AfD, questo avverrebbe comunque a un costo politico altissimo. Una “rossa”, sedicente comunista, che scimmiotta il discorso dei “bruni” di estrema destra, non fa che contribuire a legittimare e avvalorare la loro narrazione, centrata sul presunto scontro tra globalisti e nazionalisti, tra élite e popolo. In questo modo, benché ripulito dei contorni etno-nazionalisti, il discorso dei rossi si sovrappone sempre di più a quello dei bruni, in un amalgama che finisce per legittimare questi ultimi. Altro che sbarrare loro la strada, gli si stende un tappeto rosso verso il potere. 

Il nuovo partito di Wagenknecht dovrebbe diventare operativo a partire da gennaio. Nel mirino ci sono le elezioni europee del giugno del 2024 e quelle regionali in alcuni Länder dell’ex Germania est, il 1° settembre in Sassonia e Turingia e il 22 settembre nel Brandeburgo. Tradurre il potenziale politico in voti non sarà semplice. La nuova formazione dovrà dotarsi di strutture sul territorio e trovare i giusti candidati, oltre che i finanziamenti necessari per sostenere questo sforzo titanico. Resta la domanda: Sahra Wagenknecht saprà amministrare il suo partito con la stessa abilità con cui buca lo schermo?

Sahra Wagenknecht, la ribelle che piace agli estremi ultima modifica: 2023-10-28T02:36:42+02:00 da MATTEO ANGELI
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