Tradurre in inglese la Venezia di Fruttero&Lucentini. Parla Gregory Dowling

Intervista con il traduttore di un giallo di F&L ambientato nella città dei Dogi, “L‘amante senza fissa dimora”
JOANN LOCKTOV
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English Version / ytaliglobal

Impossibile incasellare L’amante senza fissa dimora. È un giallo? Una storia d’amore? Una storia biblica? È tutte queste cose insieme, oltre a essere una storia succulenta sulla “questione fondamentale del tempo”. Il tempo, in questo accattivante romanzo, è liquido, come le acque della laguna veneziana, che si muovono con le maree in costante movimento. È anche una storia di un luogo, Venezia è sempre presente, nella luce chiaroscurale di un novembre piovoso.

I due autori, Carlo Fruttero e Franco Lucentini, scrissero questo misterioso romanzo nel 1986. Nel gennaio 2024, la lirica traduzione in inglese di Gregory DowlingThe Lover of No Fixed Abode – sarà pubblicata da Bitter Lemon Press. Dowling, professore di Letteratura americana a Ca’ Foscari e autore di sei romanzi, ha scritto nel 2020 che i lettori inglesi che amano Venezia non dovrebbero privarsi di quest’opera intrigante. D’ora in poi non accadrà.

Gregory Dowling su una panchina di Sant’Elena.

Per una fortunata sequenza di eventi, la tua traduzione inglese del romanzo del 1986, L’amante senza fissa dimora, sarà finalmente pubblicata nel 2024. Prima di questo libro, avevi tradotto altri due romanzi di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, La verità sul caso D e Enigma in luogo di mare. Puoi spiegare in che modo L’amante senza fissa dimora è palesemente diverso dai primi due libri che hai tradotto?
L’amante senza fissa dimora è il loro quarto romanzo e precede gli altri due che ho tradotto (La verità sul caso D è uscito per la prima volta nel 1989 e Enigma nel 1993). I loro tre romanzi precedenti (ne hanno pubblicati sei in tutto) erano stati tutti essenzialmente gialli, con un crimine da risolvere, e lo stesso vale per gli ultimi due (Il caso D. è in realtà un’indagine sull’ultimo romanzo incompiuto di Dickens, uno dei polizieschi più famosi di tutti i tempi). E quindi L’amante è in qualche modo un’anomalia, in quanto non è propriamente un giallo, ma più (come suggerisce il titolo) una storia d’amore. Tuttavia, vale la pena dire che, con la possibile eccezione dei primi due romanzi, entrambi ambientati a Torino con lo stesso protagonista, ogni loro romanzo si distingue nettamente dagli altri, con un proprio sapore, ambientazione e cast di personaggi. Fruttero e Lucentini non volevano mai ripetersi.

Aggiungo solo che L’Amante contiene un forte elemento di mistero, riguardante soprattutto il protagonista, che consente un qualche collegamento con gli altri loro romanzi.

Tradurre un libro, qualsiasi libro, è un processo meticoloso volto a trovare l’essenza della scrittura dell’autore e a trasformarla in un testo che sia all’altezza dell’intento originale. Fruttero e Lucentini sono un caso raro nella letteratura. Erano come una squadra letteraria, un tandem che ha dato vita a nel libro in cui ti sei imbattuto: due voci affini ma separate? O invece l’integrazione delle loro scritture ti è sembrata assolutamente fluida? Il loro modo di scrivere ha influenzato il modo in cui hai tradotto il loro lavoro?
Tempo fa ho letto un’intervista alla figlia di Fruttero, in cui diceva di non riuscire a individuare neppure un passaggio che fosse chiaramente scritto dall’uno o dall’altro dei due scrittori. Sembra che l’integrazione delle due voci sia avvenuta senza soluzione di continuità, come dici tu. Ciascuno dei due scrittori ha anche pubblicato libri per conto proprio ma confesso di non averli letti (non hanno mai avuto altrettanto successo come quelli del loro sodalizio). Nella vita Fruttero era molto estroverso e socievole, mentre Lucentini era un tipo più riservato e dedito allo studio. Ma neppure basandomi su questo sarei in grado d’individuare una singola scena, o anche una singola frase, e attribuirla all’uno o all’altro. In ogni caso, mentre lavoravo alla traduzione del romanzo, non mi sono mai posto domande del genere e quindi questo aspetto del loro metodo di scrittura non ha avuto alcuna influenza sul modo in cui ho tradotto i loro romanzi. 

Foschia mattutina a San Marco [photo from X: Gregory Dowling @GregoryDowling1]

L’amante senza fissa dimora è deliziosamente spiritoso. Tradurre l’umorismo è estremamente impegnativo e peraltro, per te, c’è anche un intervallo di quasi quarant’anni tra il momento in cui il romanzo fu originariamente scritto e il momento in cui è pubblicato in inglese. Come sei riuscito a mantenere la vivacità e la freschezza delle battute per il lettore dei nostri giorni?
Mi fa molto piacere che pensi ci sia riuscito. F&L sono stati anche autori di numerosi elzeviri spiritosi, che inevitabilmente non sono sopravvissuti altrettanto bene al tempo, mentre lo spirito che è nei loro romanzi appartiene a un genere senza tempo, principalmente teso a punzecchiare supponenza e pomposità, e a offrire uno sguardo ironico verso aspetti minori (e talvolta importanti), inganni e autoillusioni di cui in tanti siamo colpevoli nelle nostre interazioni sociali. Questo tipo di umorismo non “scade”.

Forse ci sono uno o due momenti nel romanzo in cui i personaggi dicono cose che potrebbero sembrare inappropriate a un orecchio moderno, ma immagino che sia inevitabile.

Ho trovato impeccabile come hai reso la loro prosa, ma anche il ritmo meravigliosamente espressivo. L’italiano è una lingua più lirica dell’inglese, quindi mi chiedo come hai fatto a mantenere la vivacità dell’inglese senza perdere la cadenza dolce dell’italiano originale. La tua frequentazione con la poesia è d’aiuto in questo cimento?
Ti ringrazio. Mi sono trovato spesso a dedicare molto tempo a singole frasi, cercando di creare ritmi che dessero idea delle eleganti cadenze dell’originale italiano; in questo senso, forse la mia costante immersione nella poesia ha dato i suoi frutti. Sicuramente mi fa piacere pensarlo.

Campo dell’Abbazia a Cannaregio [photo from X: Laura Latini @latinila1]
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Fruttero e Lucentini vivevano a Torino, ma scrivono di Venezia come ci avessero vissuto tutta la vita. Le descrizioni dettagliate della città e della sua storia sono splendenti ed evocative, è come se avessero esperienza di ogni suo angolo umido, di ogni bricola. Tu che vivi a Venezia da quarant’anni, qual è la tua impressione della loro Venezia? Ci puoi dire una frase descrittiva particolarmente eloquente che decifra uno dei segreti della città?
Dal romanzo si direbbe molto chiaramente che devono aver trascorso molto tempo qui, esplorando ogni angolo della città. Alcune delle loro più riuscite descrizioni riguardano angoli poco conosciuti della città, come il Campo dell’Abbazia a Cannaregio, che funge da ambientazione per una meravigliosa scena d’amore alla fine del romanzo:

A Mr. Silvera (allungato all’indietro su un gomito, mentre lei intreccia le dita attorno alle ginocchia) non viene in mente nessun altro punto della terra, fra i tanti che gli è capitato di vedere, dove l’artificio tocchi questi vertici di naturalezza, diffonda questo senso di pienezza non perfettibile né aumentabile, come il mare, una foresta, un deserto. Il meglio – riflette – che si potesse mettere insieme col sudore della fronte dopo la cacciata dall’Eden di fabbricazione divina.

È una riflessione ampia sulla curiosa combinazione di artificio e naturalezza di Venezia ed è seguita da una bellissima frase che cattura i suoni della città a tarda notte:

Dall’acqua salgono tonfi sommessi, gli urti delle imbarcazioni attraccate una accanto all’altra, e amichevoli cigolii, lievi, metallici arpeggi di catene. Di fronte, un ponticello di legno protende le sue umili travi aldilà del rio.

Tornando a casa [photo from X: Gregory Dowling @GregoryDowling1]

È bello pensare che tu abbia avuto l’opportunità di conoscere di persona gli autori quando ti trovasti a tradurre La verità sul caso D, nel 1993. Cambia il tuo senso di responsabilità il fatto di esserti seduto di fronte agli autori che dovevi tradurre, discutendo del loro lavoro?
Davvero una bell’esperienza. Sedevo nello studio di Lucentini (pieno di fumo, entrambi erano incalliti fumatori accaniti) mentre lui e Fruttero leggevano ogni singola pagina della mia traduzione, passandosi ogni foglio tra loro e facendo di tanto in tanto commenti e dando suggerimenti. All’epoca ero ancora un novizio nel campo della traduzione e quindi qua e là mi sfuggiva il significato preciso di una frase idiomatica, soprattutto quando si giocava sul doppio senso di una parola. C’erano anche momenti in cui avevo leggermente alterato la struttura della frase, cosa che loro mettevano in dubbio; a volte sentivo di avere ragione e quando spiegavo il mio ragionamento accettavano il mio giudizio; in altri casi ho seguito i loro suggerimenti. Non abbiamo mai parlato in inglese, quindi non ho idea di quanto fosse buono il loro inglese parlato, ma sicuramente avevano un’ottima conoscenza della lingua scritta. (Lucentini, a quanto pare, poteva leggere fino a 17 lingue.) Quindi, sì, quando ho tradotto questo romanzo, ho tenuto a mente quell’esperienza e ho fatto del mio meglio per essere all’altezza dei loro standard.

San Marco a mezzanotte [photo from X: Gregory Dowling @GregoryDowling1]

Nel racconto sono inseriti vari versi poetici ma è stato “Cammina, lei, nella bellezza, come la notte…“ a farmi trattenere il fiato. Da studioso di Byron, qual è stata la tua impressione della scelta degli autori di includere queste  parole?
Questa è la poesia più famosa di Byron e funziona magnificamente nel contesto del romanzo. Apprezzo sempre gli scrittori che citano Byron nel modo giusto.

Jhumpa Lahiri, che traduce anche dall’italiano all’inglese, ritiene che “la traduzione abbia trasformato” il suo rapporto con la scrittura. Il lavoro di traduttore ha cambiato il modo in cui ti cimenti con la scrittura dei tuoi romanzi?
Jhumpa Lahir è, direi, un fenomeno, tenendo conto che in realtà ha iniziato a scrivere le sue opere creative in italiano. Non riesco a pensare una cosa del genere per quanto mi riguarda. Quando mi chiedono se scrivo in italiano, di solito rispondo che faccio già abbastanza fatica a scrivere in inglese, e quindi non vedo motivo di intralciarmi con un altro ostacolo.

In ogni caso credo di dover rispondere che no, non penso che abbia cambiato il mio cimento nella scrittura dei miei lavori. Suppongo (o, forse, meglio, spero) che, come per tutto il lavoro creativo che intraprendiamo, la fatica nella ricerca delle parole giuste da associare a quelle italiane arricchisca la mia sensibilità in generale verso la lingua, anche se non so confermarlo con esempi specifici.

Tradurre in inglese la Venezia di Fruttero&Lucentini. Parla Gregory Dowling ultima modifica: 2023-10-28T12:18:57+02:00 da JOANN LOCKTOV
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