Venezia è il primo tema del sorprendente nuovo album doppio delle Orme intitolato le Orme… and friends. Sulla copertina, uscita dalla matita di Giuliano Piccininno, si vedono i musicisti scolpiti, non senza ironia, nel fregio del portale maggiore di San Marco. Almeno a matita, se lo meritano.
A Venezia è intitolata la suite che occupa il primo dei due vinili: Il Leone e la Bandiera. Tra momenti neoprogressive e ballate, tra l’hard blues di Ferro e Fuoco e contaminazioni sempre interessanti il gruppo capitanato dal batterista Michi Dei Rossi riesce a integrare molteplici idee musicali in una convincente unità di sound. L’ispirazione scaturisce dai mari solcati dalla Serenissima, spesso evocati nel disco come vero e proprio Leitmotiv sonoro, una prospettiva lagunare che, come nel precedente album La via della Seta, si apre al mondo e infine ritorna a casa nel crescendo strumentale conclusivo dal titolo in lingua veneziana: Caigo, “la nebbia che arriva bassa sul mare”.
Accanto a Dei Rossi troviamo Michele Bon – alle tastiere nel gruppo da trent’anni – e la new entry Luca Sparagna, che canta in quasi tutto il doppio LP. Se per il virtuoso Michele Bon possiamo parlare di una raggiunta libertà espressiva godibilissima, il nuovo frontman Luca Sparagna porta una ventata di freschezza. Con discrezione, la sua voce si afferma con una interpretazione personale e attuale, e vola. Impegnato contemporaneamente ora al basso, ora alla chitarra, il cantante che da tre anni fa parte del gruppo nell’attività live è una autentica rivelazione di questo album.
And friends: l’idea di Michi dei Rossi è stata quella di invitare tutti i musicisti che nell’arco di tanti decenni avessero fatto parte o avessero collaborato con le Orme. Supportata dal manager Enrico Vesco, l’impresa ha finito per coinvolgere buona parte del rock progressivo italiano, e parliamo non solo degli Osanna (che ospitano a loro volta David Jackson dei Van Der Graaf Generator), di Nico di Palo dei New Trolls, di Gianni Nocenzi del Banco, di Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile/PFM), Pino Sinnone dei Trip, Jimmy Spitaleri (Metamorfosi e già nelle stesse Orme), ma anche di una notevole carrellata sulla scena più recente. A tutti loro è dedicato per intero il terzo CD della versione cofanetto digipack.

La ricerca musicale di Tony Pagliuca, storico leader delle Orme (da cui uscì trent’anni fa), lo ha portato in tanti nuovi territori. Il pianista-tastierista ci spiazza con quattro stupendi brani che nulla hanno della nostalgia per generi musicali prog di mezzo secolo fa, anche se spesso fa ben ruggire i suoi synth. Con sonorità e ritmiche trascinanti e raffinate, curate insieme al polistrumentista e inventore di suoni Daniele Principato, Tony Pagliuca ci mostra che cosa potrebbe essere oggi una canzone davvero pop e al tempo stesso colta. Abbiamo così, su suggestivi testi originali del poeta Elio Pecora, lo scatenato “ska pop” de L’indeciso, impreziosito dagli acuti gospel di Elisabetta Montino, l’ammaliante e orecchiabile Partire, la profonda riflessione hard rock Adamo dove sei scritta a sei mani coi valentissimi figli Alberto (chitarra) e Emanuele (batteria), l’eterea Prologo che si apre col magico suono della Trikanta Veena indiana di Paolo Tofani degli Area. Questi brani costituiscono da soli un disco di rara qualità. In essi, di nuovo, la voce di Luca Sparagna funge da linea d’unione trasversale in questo labirintico superalbum, così come Michele Bon suona un elegante Fender Rhodes nella citata Partire, in dialogo col sax soprano di Marco Serena Manzoni.
Toccante è poi il tributo di Pagliuca all’amico Germano Serafin, indimenticato chitarrista e polistrumentista delle Orme nella seconda metà degli anni Settanta, precocemente scomparso nel 1992. Pagliuca ritrova un vecchio nastro con una giocosa versione della canzone abruzzese Vola vola improvvisata al violino da Germano e amici, che diventa un saluto: Fly Fly My Friend.
Tolo Marton, uno dei più grandi chitarristi italiani, è un’altra figura entrata e uscita molto presto dalle Orme, ma è rimasto indelebilmente nella mitologia di questa band. Con la sua consueta libertà rispetto a etichette e generi musicali, Marton esprime qui il suo lato rock in trio con Michi Dei Rossi e Michele Bon (The Waiting, If I Could Go Back) per poi regalarci una perla per chitarra sola addirittura struggente, un valzerino, anzi una Valzette.

Tanti altri titoli e artisti sarebbero da menzionare. L’uscita dell’album – doppio su vinile dorato, triplo su CD – è connessa a un tour in cui Le Orme (Michi Dei Rossi, Michele Bon, Luca Sparagna, con la collaborazione del giovane tastierista Aligi Pasqualetto) insieme a Tony Pagliuca e Tolo Marton stanno facendo sold out nei teatri di tutta Italia, da Trento a Catania (addirittura a Roma i concerti saranno due), con la partecipazione di molti ospiti a sorpresa tra i friends che hanno in vario modo contribuito a quest’opus magnum discografico, uno fra tutti Lino Vairetti degli Osanna.
Insomma, la reunion che voleva essere un saluto ai fans per concludere la storia di uno dei gruppi più amati nella storia del rock italiano si sta già trasformando in una ripartenza. L’album sta scalando le classifiche di vendite (mentre scriviamo è già il 15° vinile più venduto in Italia) e già una major come la Warner ha puntato il gruppo veneziano per mettere subito in cantiere un quarto Le Orme and friends intitolato Collection vol. 1. Si sa che non c’è vol. 1 senza l’intenzione di un vol. 2 e così via. Se son rose – e certo lo sono – fioriranno.

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