[BERLINO]
Fa film con gli amici sugli amici. Il tema di molti dei suoi film è l’amicizia. In alcune pellicole, le sue mogli interpretano i ruoli principali. È autore, fotografo, pittore, produttore, location scout, scenografo, trovarobe: fare un film, per lui, è impresa eccitante, impegnativa, complessa. Nel supplemento DIE ZEIT – MÄNNER 2/23 l’uomo copertina è lui: Wim Wenders, 78 anni, il papa del cinema tedesco. Ha realizzato settanta lungometraggi e 110 film su commissione e dal 1996 al 2020 è stato presidente della European Film Academy.
Il suo film su commissione più famoso è probabilmente Papa Francesco – Un uomo di parola, un lavoro per conto del Vaticano. Il film è una novità. Nella storia della Chiesa cattolica non c’è mai stato un film sul rappresentante di Dio sulla terra. Il Papa come star del cinema. Ed è un vero Wenders. Al centro del film si vede una lunga intervista a Francesco. Nel corso del colloquio il regista non è seduto direttamente di fronte al Papa, ma gli parla tramite il monitor di un gobbo adattato all’uopo, creando l’impressione di un contatto visivo diretto tra il Papa e gli spettatori. Creare magia con la tecnica. Questo è il cinema.

La Bibbia è il libro più importante nella sua vita, si considera – dice di se stesso – un cristiano ecumenico. Papa Francesco è un uomo di apertura e tenerezza, va ovunque ci sia sofferenza. Il Papa gli ha insegnato a non avere paura, scrive Wenders, i cui film esprimono uno stato d’incertezza ed emanano inconscio.
Torniamo al protagonista della copertina. La foto mi ha spinto a pensare a Wim. La prima volta che ci siamo incontrati fu nell’estate del 1968. Ero allora uno studente alla DFFB (Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin), fondata nel 1966. Wim frequentava invece la Filmakademie di Monaco, aperta un anno dopo. Venne a Berlino come rappresentante dell’ASTA di Monaco per conoscere noi e la DFFB. Venne come messaggero di solidarietà con le vertenze di noi studenti con la direzione della DFFB. Per me fu un segno, un segnale. Nel corso del tempo, ci sono stati ripetutamente incontri brevi ma sempre intensi. Per il mio libro su Holger Meins, nostro collega che aveva studiato anche lui alla DFFB e poi aveva scambiato la macchina da presa con un’arma, unendosi alla RAF e morendo in sciopero della fame nel 1974, mi concesse un’intervista. Nel film L’amico americano, il protagonista, Bruno Ganz, guida una VW davanti a un muro su cui è scritto chiaramente: Holger – era omicidio. Holger Meins aveva lavorato, come me, al film finale di Wenders, Summer in the City. Il titolo del film fa riferimento a una canzone della band The Lovin’ Spoonful.

Wim Wenders sembra felice nella foto di copertina? Capelli grigi e folti, sopracciglia spesse, occhiali rotondi con montatura nera, naso pronunciato, barbetta alla Menjou sopra la bocca, labbra sottili. Cappotto nero, camicia bianca con colletto multi di Yohji Yamamoto. Sguardo serrato. Wim Wenders ha un’aria seria, scettica – mostra determinazione. Un ragazzo cocciuto? Qualcuno che persegue ostinatamente una causa, che persiste, imperterrito e fermo, che ha coraggio, che resiste. Una roccaforte – una roccaforte contro il declino dell’arte cinematografica, un luogo di rifugio.
Wim Wenders ha successo. È “il regista tedesco più famoso al mondo”, scrive DIE ZEIT. Ma non è solo un regista, è anche un marchio. DIE ZEIT gli chiede: “Se dovesse sopravvivere solo uno dei suoi film, quale sceglierebbe?” Wenders: Fino alla fine del mondo. La risposta di DIE ZEIT: Paris, Texas. La mia: Nel corso del tempo.
Per molti registi, è un grande onore poter presentare un film al prestigioso Festival di Cannes almeno una volta nella vita. Wim Wenders è un habitué lì. Venti dei suoi lavori si sono affermati a Cannes.mQuest’estate ha presentato ben due nuovi film sulla Costa Azzurra.
A proposito di Cannes e di Wim Wenders, mi torna in mente una storia. In suo film del 1976, Nel corso del tempo, due uomini viaggiano lungo il confine tedesco-orientale con un vecchio camion e riparano i proiettori cinematografici dei cinema di paese. Non invitato, Wim va a Cannes, con la sua squadra e con il camion, e, fiducioso ed entusiasta, si piazza sulla Promenade de la Croisette – nella speranza di trovare un acquirente per questa dichiarazione d’amore al cinema di quasi tre ore, girata in bianco e nero. Negli anni successivi, l’apprendista è diventato un maestro. Cannes è ai suoi piedi, lui sa come presentarsi lì. Smoking nero con papillon dai colori cangianti.
Il suo nuovo film Perfect Days era in concorso per la Palma d’Oro, mentre il suo documentario in 3D Anselm – Das Rauschen der Zeit era fuori concorso. Non ho ancora visto nessuno dei due film, conosco solo le loro storie.

Un motivo sufficiente per DIE ZEIT – MÄNNER per mettere Wim Wenders in copertina.
Nella rivista sono presenti altre foto di moda con la star della regia. Posa come il Conte Dracula, con un cappotto di Brioni e un mantello del genere di Yojhi Yamamoto, lo stilista giapponese su cui ha girato anche un film, Appunti di viaggio su moda e città, nel 1989, un’opera commissionata dal Centro Pompidou, un film-diario in cui Wim Wenders cerca le analogie tra il lavoro artigianale cinematografico e quello degli stilisti della moda. Gran parte del film fu girato da un one-man team e parla dell’uomo che ha rivoluzionato il mondo della moda negli anni Ottanta.
Fare cinema… dovrebbe essere a volte un modo di vivere come un altro. Come fare una passeggiata, leggere il giornale, mangiare, scrivere una cosa, guidare – o semplicemente girare questo film che si scrive da solo di giorno in giorno, spinto dalla curiosità per una cosa,
si legge su Wikipedia riguardo a Wim Wenders e al suo lavoro con l’amico Yamamoto.
Questo è un sogno che si è già avverato. Oggi chiunque può girare film di alta qualità con uno smartphone e distribuirli su apposite piattaforme. Ma questo non è il cinema per cui Wim Wenders fa i suoi film. Deve essere bravo con i numeri come un banchiere. Un film è una merce la cui produzione richiede denaro. E per poterlo investire, deve essere stato guadagnato in anticipo.
Trovandomi a Tokyo, nel 1992, per il mio film Blueberry Forest, finanziato dall’emittente giapponese ASAHI-TV, comprai diversi capi di abbigliamento nel negozio Yamamoto. Li uso ancora, come modelli per abiti che ho fatto rifare a buon mercato.

Anche Perfect Days è una sorta di lavoro su commissione, un film pubblicitario nella “pelliccia” di un lungometraggio, ambientato ancora una volta a Tokyo. Per i Giochi Olimpici del 2020, poi annullati a causa del Covid e poi svoltisi senza pubblico nel 2021, sono stati realizzati servizi igienici da architetti di fama. A Wenders era chiesto di farlo sapere al pubblico mondiale. Costruire blocchi di servizi igienici come gioielli architettonici è geniale. Le grandi città dovrebbero emulare questo modello. Per rendere l’argomento attraente, Wenders fa sì che nel film un addetto alla toilette trovi la sua felicità. Pulendo il bagno come fosse un rituale meditativo.
Negli anni Novanta mi recai più volte nell’ashram di Poona per studiare meditazione e ascoltare con rapimento le parole ai piedi di un maestro. La pulizia era una delle attività più richieste nell’ashram, soprattutto pulire i bagni. Mentre noi eravamo assetati di illuminazione, milioni di indiani cercavano un “posticino tranquillo” in un luogo pubblico per defecare.

Anselm – The Rushing of Time, il secondo film di Wenders proiettato quest’anno a Cannes, descrive la vita dell’artista tedesco Anselm Kiefer. Wenders e Kiefer, entrambi nati nel 1945, si erano conosciuti nel 1991 nel bar degli artisti, Exil, luogo d’incontro degli intellettuali di Berlino Ovest e dell’avanguardia letteraria e artistica degli anni Settanta e Ottanta. Allora nacque l’idea che il regista Wenders, che in realtà avrebbe voluto fare il pittore, avrebbe girato un film sul pittore Kiefer, che in realtà avrebbe voluto fare il regista.
Anselm Kiefer, che si considera un “deposito del patrimonio tedesco” e il cui materiale di lavoro preferito è il piombo, è attualmente al sesto posto nella classifica artistica Kunstkompass dei cento artisti contemporanei più ricercati in tutto il mondo.
Da bambino scrivevo le mie prime parole con una mina piombo, e il piombo fuso era parte della tradizione di Capodanno della nostra famiglia. Il guardaboschi che conoscevamo andava a caccia, la cacciagione finiva nella pentola o nel forno con relativi pallini di piombo sparati dal fucile. Eppure eravamo stati avvertiti dell’avvelenamento da piombo – e poi nel 1981 uscì il film Anni di piombo della regista Margarete von Trotta, compagna di Wim Wenders dagli esordi del Nuovo Cinema Tedesco. Nel film racconta le biografie delle sorelle Ensslin. Christiane Ensslin, pioniera del femminismo, e Gudrun Ensslin, che nel 1970 scelse la via della lotta armata e si unì alla Rote Armee Fraktion (RAF), di cui faceva parte anche il mio amico e collega Holger Meins. Per questo film fu premiata con il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia.
Wim Wenders è un maestro dell’arte cinematografica e del suo marketing. Il titolo Un sognatore teutonico mi è stato dato come ispirazione: da chi? Cos’è l’ispirazione? Inspirare.
10.10.2024
Traduzione di Sandra Paoli

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